Cent'anni dopo Montale, inutile cercare le parole
Lasciarci le penne
Ciò che non siamo
Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
Eugenio Montale (da Ossi di seppia)
C'è un celebre verso della poesia “Non chiederci la parola”, scritta da Montale nel 1923 e pubblicata nel 1925, che rappresenta il vano prodigarsi dei poeti alla ricerca di parole in grado di aprire mondi: Codesto solo oggi possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo. Atto di resa, impossibilità di decodificare, di trasmettere il reale se non attraverso la negazione, che sembra vanificare ogni sforzo positivo. Lunedì, al termine della batosta contro l'Inter, mi sono reso conto che non c'erano parole per descrivere il disagio, il divario tra quello che un tifoso del Toro si aspetta dalla squadra e quello che abbiamo visto a San Siro. Inutile cercare di articolare in un discorso logico e condividere quanto ci è stato propinato. In un gioco di negazioni e riprendendo il poeta genovese si può affermare con sicurezza che noi non siamo quella roba lì. Non siamo il rassegnato porgere la gola al morso dell'avversario senza tentare nemmeno di ostacolarlo con un timido fallo. Non siamo l'inconcludenza della manovra che si disperde al limite dell'area in un'ansia di passaggi errati.
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Non siamo la mancanza di idee oggettivata in rilanci velleitari e tentativi sterili di incursioni individuali. Non siamo la grinta assente (grinta o tremendismo, ma non garra, per favore, parola di gran moda nei salotti sportivi, perché, come urlava Nanni Moretti in Palombella rossa, le parole sono importanti e banalizzare i concetti priva le emozioni del loro colore e della loro storia). Non siamo niente di quella roba là, insomma. Il Toro era un'altra cosa. Abbiamo assistito a ciò che non vogliamo elevato alla massima potenza, concentrato in novanta minuti. L'augurio è che il negativo del nostro campionato 2025/26 si sia raggrumato lì e che tutto cambi di colpo, come capita a certi pugili storditi dai pugni, che ritrovano da un momento all'altro lucidità e determinazione e si rialzano. Questo è un augurio al quale si fa fatica a credere, dopo quanto visto. Del resto, in quanto augurio, non necessita nemmeno di smentite: quando ci dicono Buon anno non replichiamo mica che, tanto, sarà pieno delle solite difficoltà e delusioni. Francesco Guccini chiude Quello che non..., brano che riecheggia la poesia di Montale, con le parole: È l'urlo di sempre che dice pian piano: "Non siamo, non siamo, non siamo...". Una dose massiccia di nichilismo che speriamo venga spazzata via domenica da una prestazione dignitosa contro la Fiorentina. Il bello dello sport è anche questo: basterebbe poco, per illudersi che il vento stia cambiando.
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Autore di gialli, con "Cocktail d'anime per l'avvocato Alfieri" ha vinto l'edizione 2020 di GialloFestival. Marco P.L. Bernardi condivide con il protagonista dei suoi romanzi l'antica passione per il Toro e l'amore per la letteratura e la canzone d'autore.
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