Italia Brasile 3 a 2
Lasciarci le penne
La consistenza del mito
Davide Enia
2010 Sellerio
Quasi per caso qualche settimana fa ho visto, al teatro Gobetti, Autoritratto di Davide Enia: è stata una folgorazione. Non avevo mai assistito a uno spettacolo del drammaturgo palermitano ed è stato come riscoprire una terra perduta: un uomo che tiene la scena da solo, il mattatore che ti incolla alla poltrona raccontando un mondo di immagini incalzanti e crude; una recitazione scarna che raggiunge vette liriche. E' un testo duro, Autoritratto, che parla di mafia senza risparmiare agli spettatori una sola goccia di sangue e sudore, ma che sa anche di nostalgia, d'infanzia, di cortili segreti e di sogni. Che sa di noi. Sono uscito dal teatro conscio di essere rimasto indietro e di dover recuperare. Mi sono procurato il testo di Italia Brasile 3 a 2 , grande successo di Enia, che in questo caso si muove su registri più leggeri, ma nel quale ritorna il suo stile affabulatorio, straboccante di parole e situazioni. E' un libro di sole cento pagine: racconta, vista da un salotto palermitano, la partita della Nazionale che nessun italiano potrà mai dimenticare, l'epica sfida che oppose l'Italia di Bearzot al Brasile di Junior, Zico, Socrates, Falcao e compagni, decisiva per la semifinale del Mondiale di Spagna 1982. Scontro tra titani, battaglia all'ultimo sangue tra gli Azzurri, dati per sconfitti, e i Verdeoro di una delle più grandi nazionali di sempre, vincitori sicuri della vigilia.
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Nel testo di Enia rivivono l'attesa spasmodica, la tensione e l'infinita serie di riti che trasforma gli spettatori assiepati davanti al teleschermo in coprotagonisti della sfida. Ognuno è intento a ripetere il proprio gesto propiziatorio in un gioco di squadra finalizzato a costruire un equilibrio fortunato da trasmettere all'altra squadra, quella vera, che si sta battendo sul terreno di gioco. Quante volte, seguendo il nostro Toro, abbiamo esibito la nostra gamma di scaramanzie assortite? Chi non ha il proprio gesto, la propria frase, il proprio oggetto portafortuna? Io sfoggio ancora oggi la medesima sciarpa granata che mio padre mi regalò nei primi anni Ottanta: è lisa, ha i fili tirati ed è scolorita da mille lavaggi. Ha ospitato l'odore dei fumogeni, la pioggia d'inverno e il sole d'estate, quando non c'era il tetto a ripararti e allo stadio ci andavi con spirito di sacrificio. Non potrei affrontare un incontro senza di lei: mi fu donata in occasione del mitico derby del 3 a 2, quello del 27 marzo 1983, altro match che ha abbandonato i limitati confini delle vicende terrestri per assurgere all'Olimpo dei momenti spartiacque, quelli da dentro o fuori: se quel giorno c'eri e se sei riuscito a sopravvivere a un'esaltazione in grado di far stramazzare un elefante, allora fai parte di una ristretta cerchia di privilegiati. Altrimenti non potrai che rimpiangere il momento mancato, per il resto della vita.
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Io c'ero, in Maratona, quel giorno, e dei tre minuti e quaranta nei quali cancellammo la Juve ricordo ogni millesimo disecondo, che so ripercorrere anche al contrario, custode di un punto di vista che nessuna immagine televisiva potrà mai restituire. La bordata di Torrisi che piega le manone protese di Dino Zoff vista dalla curva è cosa diversa dai filmati su Youtube e dalle foto sgranate in bianco e nero dei quotidiani. Fu una scarica di adrenalina e fuoco, in grado di scardinare un intero popolo festante dal gradone degli spalti per farlo planare molti metri più in là, come un ciclone che travolge, sradica e confonde. Il testo di Enia ha la capacità di recuperare e trasmettere le emozioni del Mundial, facendole riemergere a distanza: era il 5 luglio 1982, esattamente 43 anni fa. Sembra ieri: stavo per compiere tredici anni e mio padre si era preso qualche ora di permesso per non perdersi l'inizio. Dopo la tripletta di Paolo Rossi, all'ultimo minuto Zoff arpionò sulla linea il colpo di testa di Oscar Bernardi, stopper brasiliano dotato di ottima tecnica e di un cognome che me lo rendeva simpatico, quasi uno di famiglia, mentre i giocatori della Seleção e l'intero Brasile stavano già festeggiando il goal. Ci regalò la semifinale, il quarantenne Dino: quel suo gesto si fonde nella memoria con i tre goal del derby dei miracoli. Ha la stessa consistenza del mito e a volte ti chiedi se non lo hai sognato.
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Autore di gialli, con "Cocktail d'anime per l'avvocato Alfieri" ha vinto l'edizione 2020 di GialloFestival. Marco P.L. Bernardi condivide con il protagonista dei suoi romanzi l'antica passione per il Toro e l'amore per la letteratura e la canzone d'autore.
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