Insomma, di strumenti di lotta in quei cartoni animati ce n'erano per tutti i gusti e noi, piccoli discepoli mediatici, ne eravamo estasiati.
Proprio l'abbondanza di armi segrete era la chiave del successo di quell'eroe: era pieno di risorse e chi lo aveva progettato non aveva sciupato nemmeno un centimetro del corpo per stiparvi ritrovati devastanti, in grado di ribaltare le battaglie contro i rivali alieni, altrettanto prestanti ma pur sempre più goffi e imbranati di lui.
Ispiriandoci a quel mitico personaggio, proviamo ad immaginare cinque armi "risolutive" da mettere a disposizione del Toro, attingendo dai colpi a sorpresa dei nostri eroi granata dalle giocate uniche, che erano i loro tratti peculiari, il marchio di fabbrica che li contraddistingueva.
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Immaginatevi di poter urlare il nome di queste armi micidiali, come faceva Actarus, il pilota di Goldrake, e vederle manifestarsi in campo durante il match: sarebbero vittorie garantite, sempre.
Pensate alle parabole magiche di Léo per lo stacco perentorio di Pulici, alla corsa bruciante di Schachner a conquistare palloni persi all'apparenza, ma trasformati in realtà in assist al bacio per le girate vincenti di Graziani.
E dietro Pasquale Bruno a vigilare che nessuno sia tanto imprudente da tentare l'avvicinamento alla nostra porta, tanto autolesionista da capitare tra le sue grinfie.
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Sarebbero fuochi d'artificio ogni volta, autentici viaggi nello spazio da far invidia allo stesso Goldrake, specializzato sì nello scontro con nemici terribili, ma non nell'impatto con il nostro difensore: nonostante il tuono spaziale e i disintergatori paralleli, se la sarebbe vista brutta.
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