Dunque anche questa estate dal giornale di famiglia ci tocca leggere di come la squadra 'migliora', con triple capriole linguistiche e miracoli lessicali: titoli di giornali del tipo “la squadra si rinforza con Anjorin”, ovvero comprare per 4 milioni un giocatore con alle spalle diversi infortuni e vendere un giovane nazionale da 25 milioni diventa un “rinforzare il centrocampo”. Siamo stati a lungo indecisi anche nel prendere un giocatore discreto e svincolato come Ismajli vincolandolo alla cessione o meno di Coco, come se prenderlo comunque a costo zero poteva non essere 'abbastanza' conveniente. Come se si potesse acquistare a meno di zero. In questi giorni ci siamo buttati anche in una operazione simpatia, comprando un portiere (riserva nello Sporting, non sia mai) che porta il nome della nazione al momento più odiata sulla terra e al contempo regalando qualche milione ai gobbi. Ma soprattutto leggi giorni fa sui giornali degli acquisti già effettuati di Ngonge e Oristanio, quando in realtà ciò non corrispondeva a realtà. In questi casi il rischio è sempre quello di farci portare via giocatori da direttori sportivi più risoluti.
Memorabili anche gli articoli dove si individua un giocatore che supera tutti gli step di valutazione: viene promosso nel giudizio degli osservatori, dell'allenatore, è perfetto per il ruolo richiesto -magari perché di fascia destra con piede sinistro o di piede destro su fascia di centro-, si ottiene il suo gradimento, quello dell'agente, della famiglia, dei nonni ancora in vita, ecc... e ci si blocca alla fine per un ostacolo improvviso insormontabile, davvero imprevisto e imprevedibile: il costo del cartellino. A volte le avversità remano davvero contro.
Il problema a monte forse è stato non riuscire a trovare un nuovo Presidente in grado di portare idee nuove e soprattutto liquidità. Nel momento in cui in questi mesi si è profilata l'ipotesi di vendita della società il prezzo è risultato sempre troppo alto, e Cairo si è sempre giustificato parlando di quanto ci ha rimesso in questi anni investendo 80 milioni. Ma ha tralasciato sempre di riportare il punto fondamentale: lui la società l'ha rilevata quasi a costo zero (ironia della sorte proprio come i giocatori che vuole comprare), quindi una vendita anche a prezzi molto inferiori di quanto chiesto -tipo 130 o 150 milioni di euro?- rappresenterebbe comunque per i suoi vent'anni di presidenza non una perdita ma una buona plusvalenza. Senza contare i vantaggi avuti anche a livello di immagine.
Ma tornando alla campagna 'acquisti' (se la parola non appare oggi troppo ridondante), come dicevamo la differenza la sta facendo quindi il diritto o l'obbligo di riscatto. Si moltiplicano le prese di posizione di ex glorie granata che si fanno portavoce del diffuso malcontento del popolo, chiedendo alla dirigenza di non 'galleggiare' ma di ambire al famoso e ormai impolverato 'salto di qualità'. In pratica, rivendichiamo il riscatto della storia granata, che per Cairo dovrebbe essere ormai un improrogabile impegno, quasi imperativo morale.
In altre parole: a noi il diritto del riscatto. A lui l'obbligo".
Stefano Milano
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