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Carlo Ancelotti nuovo tecnico del Brasile

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Torna "Loquor", la rubrica di Carmelo Pennisi: "Carlo Ancelotti lascia il Real Madrid e va ad accomodarsi sulla panchina più turbolenta ed iconica del calcio delle “nazionali”, ovvero quella del Brasile..."
Carmelo Pennisi
Carmelo Pennisi Columnist 

“E’ desiderabile comportarsi bene”

Thomas Harris

Nella civiltà latina alla base non esisteva un testo sacro come per gli ebrei, o qualche testo autorevole come nell’Antica Grecia, questo perché i Romani erano sedotti dalla pratica consuetudinaria, foriera di continui richiami ad un passato in eterno ritorno nella quotidianità. Bisognava seguire l’esempio dei personaggi esemplari, che avevano reso possibile la grandezza morale di Roma, rispetto a tutto il mondo conosciuto. Il personaggio esemplare era l’eroe, assolutamente non ascrivibile come uno dalle qualità individuali straordinarie(forza, coraggio, ecc…), piuttosto erano le sue doti morali a dare un contributo straordinario alla difesa dello Stato, al benessere dei cittadini, al prestigio di Roma. Tutto ciò, e anche molto altro, era racchiuso nel “mos maiorum”, quel “costume degli antenati” a cui i Romani guardavano come l’insieme dei valori e delle norme non scritte. Trasgredirle significava, nello stesso tempo, una rottura dell’ordine civile e un crimine religioso. “Virtus”(valore, virtù), “Pietas”(rispetto e devozione), “Fides”(lealtà e fedeltà), sono i concetti fondanti di una “malta” che da tempo memorabile, direi quasi ancestrale, legano ogni tipo di comunità. Queste cose scattano in automatico nello sport quando si rappresenta una “nazionale”, dato che in questo caso scatta come in poche altre cose al mondo il sentimento dell’appartenenza. In tale orizzonte di valori e di sentimenti, è da considerarsi un vero e proprio obbrobrio esistenziale la convocazione degli argentini Mauro Camoranesi e Mateo Retegui per rappresentare i colori “Azzurri” nell’affermazione e nella difesa del prestigio del nostro calcio.

E’ ancora vivido il ricordo(ma basterebbe visionare uno dei tanti filmati presenti su You Tube) di un Camoranesi in silenzio e con lo sguardo nel vuoto mentre l’Inno di Mameli risuonava all’interno dello stadio. Arriverà sempre il “fenomeno” a dire che questi sono i tempi, volendo far capire quanto la sua mente sia aperta al progresso e alle novità, mentre tu sei un “medievista” non conscio di non aver capito niente delle sorprese “futuriste” regalate da questi tempi a piene mani. Cercando di evitare come la peste questi dannunziani della domenica, tronfi come “Paperino” all’inizio di ogni sua avventura ma sprovvisti della sua simpatia empatica, proviamo a capire cosa sta succedendo in un mondo del calcio sempre più avviluppato a logiche di interessi che di fedeltà alla tradizione ricevuta. Carlo Ancelotti lascia il Real Madrid e va ad accomodarsi sulla panchina più turbolenta ed iconica del calcio delle “nazionali”, ovvero quella del Brasile. Non si capisce il motivo per cui la “CBF”, le federazione calcistica brasiliana, abbia deciso di concedere uno stipendio da nababbo(10 milioni netti a stagione) e benefit da Aga Khan al ex pupillo di Arrigo Sacchi, considerato come sia davvero difficile per un allenatore fare la differenza nel tempo limitato concessogli nel dirigere una Nazionale. Ma questi sono discorsi tecnici, ed è meglio lasciarli fare a chi ha la competenza giusta per farli, e soprattutto con l’abilità di renderli comprensibili. Qui cerchiamo di ragionare sul perché il calcio stia facendo di tutto per sviluppare una apostasia dal suo retaggio esistenziale e culturale davvero incomprensibile. E’ pur vero che Gianni Infantino, una delle più grosse disgrazie mai accadute nel calcio e nei suoi dintorni, appare sempre più un mercante invaghito di fiere ed interessi da soddisfare(“stand up”, gli ha detto con il tono da amicone da omaggiare Donald Trump, nel corso di una riunione d’affari, soprattutto americani, avvenuta recentemente a Doha. Riunione d’affari alla quale non si capisce a quale titolo il Presidente della Fifa vi abbia partecipato), e sta trascinando il calcio verso una deriva mercantilistica/nichilista da cui sarà molto difficile fare ritorno. “Carletto” da tempo si è assuefatto all’argent divenuto stella polare delle vicende pallonare, una roba che avrebbe potuto lasciare annichilito persino “Il Figlio dell’Uomo”, lesto a suo tempo nell’impeto di indignazione del rovesciare i banchi dei “cambia valute” all’interno del tempio.

Fedele alla nuova massima calcistica del “va dove ti porta il portafoglio o il bitcoin”, l’ormai ex allenatore della “Casa Blanca” dimostra di non andare a caccia di sentimenti autentici, ma semplicemente di profluvi da mercato pervertito, dove la “Fides” romana da tempo se ne è andata letteralmente a quel paese. Qualcuno potrebbe far notare come anche Julio Velasco, argentino, si sia accomodato sulle panchine delle nazionali di pallavolo. A questo qualcuno si potrebbe far notare, con il dovuto rispetto, come la panchina della nazionale di calcio dei “VerdoOro” non sia nemmeno lontanamente paragonabile, per tutti i significati estrinseci e soprattutto intrinseci, a quelle delle nazionali maschile e femminile della pallavolo italiana. E’ quasi pleonastico ricordare come il calcio non sia la pallavolo, basta vedere la festa in corso in queste ore a Bologna per la vittoria dei “Rossoblu” della “Coppa Italia”. Città bloccata, aneddoti generazionali a non finire, dichiarazioni entusiaste di ogni tipo di autorità. Il calcio smuove, attraverso la “Fides” ancestrale romana, quel senso di “amicitia” intesa come patto sociale sacro e inviolabile. Si tratta di una delle più antiche virtù non solo dell’Antica Roma, ma della storia sociale e sacra del mondo. La scelta di Carlo Ancelotti di accettare la panchina del Brasile, lo pone nella condizione della eventualità di dover un giorno guidare i “Carioca” in una importante sfida iridata contro l’Italia. C’è bisogno di specificare come Italia Brasile non sia una partita come le altre?

Con quale cuore o principio di intelletto puoi congegnare piani di vittoria contro un sentimento importante, perché questo è per gli italiani la nazionale di calcio, per il tuo Paese? Vale dunque così poco, oggi, il posto dove siamo venuti al mondo, dove siamo cresciuti, dove siamo divenuti uomini, dove risiedono tutte le nostre memorie e gli affetti più importanti? Certo deve essersi sentito importante, quasi un semidio, Carletto, quando tra i benefit gli hanno addirittura concesso un jet privato sempre a disposizione per volare in Europa o in Canada per raggiungere la moglie Mariann. Ma cosa mai avremmo pensato se nei libri di storia, a proposito della battaglia di Zama, ci fosse stato Scipione l’Africano a comando delle truppe cartaginesi? Davvero saremmo stati capaci di giustificare tutto con la gloria, i soldi, l’ambizione e quant’altro di supposto “moderno” si potrebbe portare a difesa di certe decisioni? Ma vale proprio tutto a giustificazione del nostro godimento? Qualcuno assai acutamente si è chiesto: “i soldi non sono tutto. Ma cosa è tutto”? Ci sono domande scansate dalla postmodernità, confondendo la ricerca della felicità come possibilità di sfregiare ogni sentimento, ogni tradizione, ogni regola in teoria scritta sulle pietre senza età. Eppure il “cosa è tutto?” non dovrebbe mai smettere di tormentare le nostre coscienze, quel tipo di tormento, che qualche sciocco senza nessuno contezza di sé e del tempo che sta vivendo, chiamerebbe furbescamente moralismo. Ma la scaltrezza anomica dei nichilisti non riuscirà a nascondere un eventuale estraniamento dal “vero”, che gli italiani avrebbero nel vedere un Italia Brasile con un allenatore italiano sbracciarsi per portare la Coppa del Mondo a Brasilia. Il calcio delle nazionali è l’onore e la memoria di un popolo che muove il cuore e rigurgita lacrime, fu per questo che Matthias Sindelar preferì la morte e la “damnatio memoriae”, piuttosto che giocare nella Germania post “Anschluss” i mondiali di calcio di Parigi del 1938. Carlo Ancelotti  non si sta concedendo un bel finale di carriera, ma se guardiamo a cosa sia diventato l’orizzonte etico/morale di tutti noi, forse fa parte di quelli ad aver compreso tutto, riuscendo a stare a passo con i tempi come pochi altri. E che il “mos maiorum” smetta di rompere i famosi “zebedei” del “Commissario Montalbano”.

Scrittore, sceneggiatore e regista. Tifosissimo granata e già coautore con il compianto Anthony Weatherill della rubrica “Loquor” su Toro News che in suo onore e ricordo continua a curare. Annovera, tra le sue numerose opere e sceneggiature, quella del film “Ora e per sempre”, in memoria del Grande Torino.

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