LOQUOR

Muore il Papa, si ferma il campionato

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Nuovo appuntamento con "Loquor", la rubrica su Toro News di Carmelo Pennisi: "
Carmelo Pennisi
Carmelo Pennisi Columnist 

“La Chiesa è la coscienza

 dello Stato”

Martin Luther King

Il genio di Giorgio Gaber aveva sinteticamente centrato il bersaglio, definendo gli italiani cattolici e laici, “ma anche ai più laici piace la benedizione del Papa, Non si sa mai”. In punta di diritto anche il TAR del Lazio, sul caso della presenza del Crocifisso nell’aula scolastica, ha dato seguito, dandogli forma giuridica, al concetto gaberiano: “il simbolo(Il Crocifisso), pur certamente religioso, assume nel suo valore polisemico un carattere costitutivo dell’identità nazionale, anche perché la tradizione cattolica- e più variamente quelle cristiane- incorporano un’idea di laicità e contribuiscono a definire il complesso spessore ideale della nazione”. Gaber e il TAR, con diversi linguaggi e compiti, definiscono assai bene il “sentiment” della cultura nazionale italiana che, seppur in presenza di una minoranza legittimamente in disaccordo, è intrinsecamente legata alla storia religiosa e culturale della Chiesa Cattolica. Ne discende come tutto ciò che avviene all’interno delle mura vaticane, non lascia indifferente l’attenzione e l’animo degli italiani. Non c’è concetto di laicità dello Stato che può, o abbia il diritto, di poter cancellare una storia portata avanti da generazione in generazione. E chi continua a concionare sulla laicità dello Stato perché il calcio e lo sport, in completa autonomia, hanno deciso di interrompere tutte le loro attività nel giorno della morte di un Papa e del suo funerale, semplicemente lo fanno perché impossibilitati, per vuoti culturali o per ideologismo di maniera, di comprendere i ragionamenti di Gaber e del TAR del Lazio di cui sopra.

Verrebbe da non provare nemmeno a discutere con chi dell’ideologismo ne ha fatto una bandiera continuamente stentorea, perché dopo una vita che per quanto mi riguarda comincia ad essere lunga, e dove la saggezza consiglierebbe di riflettere con me stesso di cosa ne abbia fatto finora di questa vita in procinto di passare al declivio piuttosto che provare a confrontarmi con gli stentorei, ho ben capito quanto in certe circostanze sia quasi inutile provare a proporre chiarezza. I social hanno sancito come noi tutti si sia i “duci” delle nostre idee, fatte “di decisioni irrevocabili”. Comunque, animato dal mio solito ottimismo, provo a ragionare. Lunedì mattina Papa Francesco cessa la sua esperienza terrena, e immediatamente la notizia si sparge per tutto il globo(bastava leggere i siti di tutti le principali testate straniere). Accendo il telefonino di primo mattino e trovo due richieste di commentare tramite articolo, legandolo all’aspetto sportivo, il triste avvenimento. Mi chiamano dei colleghi che hanno lo stesso “problema” di dover al più presto scrivere  delle righe da mettere online, conoscono la parte della mia biografia fatta di vicinanza alle cose vaticane: cercano lumi e suggestioni. Non è facile fare commemorazione in salsa sportiva quando si tratta del trapasso di un Pontefice. Lo sport non è considerato una cosa seria dai nostri intellettuali contemporanei assai ego riferiti, e non si vuole fare brutta figura al loro cospetto in questa occasione assai ghiotta mediaticamente. Parlo con loro molto rapidamente(come detto anch’io ho da scrivere) ricordandogli che esiste una splendida intervista rilasciata da Papa Francesco alla Gazzetta dello Sport nel gennaio del 2021 a cui attingere, e poi comincio a fare un giro sui social per capire come la gente stia vivendo la notizia di un Papa che non c’è più. “Lo sport è soprattutto della gente semplice-penso-, e prima di scrivere sarà il caso di capire qualcosa delle loro emozioni”. Mi colpisce subito la quantità esponenziale di commenti di gente che comincia con questi incipit: “sono ateo/a ma questo Papa mi mancherà”, “non sono cattolico/a ma era affascinante la sua visione del cristianesimo”, “sono indifferente a qualsiasi tipo di credenza religiosa, ma sentivo di poter dialogare con lui”.

Sono improvvisamente davanti a dei non cattolici o addirittura atei, che mi stanno “scaricando” una quantità notevole di emozioni. Telefono ad una mia “fonte”, e mi racconta che da almeno due settimane diverse troupe e giornalisti tra le più importanti testate straniere si trovano a Roma, perché informate di un imminente decesso del Santo Padre e quindi si voleva essere pronti a raccontare l’avvenimento. Cosa è questa figura vestita di bianco così importante da spingere la stampa straniera ad impiegare risorse finanziare per raccontarne la fine? Siamo di fronte ad una stampa, tutta, confessionale? Siamo alla fine della laicità della libera stampa? Sorrido per questo mio banale paradosso provocatorio, e cerco di capire l’enorme emozione che in poche ore sta montando nel Paese. Bisogna osservare prima di parlare, e fermare la naturale tendenza di parlare del nostro punto di vista prima di accertare. Si chiama maturità, e se volete anche temperanza intellettuale. La decisione di sospendere le partite, per forza di cose a poche ore prima delle partite, viene presa la mattina del lunedì di pasquetta in base ad un’onda emozionale che stava travolgendo l’Italia intera, con le tv che parevano unite da un sentimento da trasmissione a reti unificate. Quella di sospendere tutte le attività sportive del sabato, giorno delle esequie di Papa Francesco, viene presa con più ponderazione, e chiare sono state le parole del presidente Gravina: “Il calcio italiano partecipa commosso al dolore di centinaia di milioni di persone per la dolorosa scomparsa di Sua Santità Papa Francesco”. Serve ricordare come il dolore di centinaia di milioni di persone nulla c’entra con la laicità dello Stato? A questo proposito viene in aiuto un editoriale di “FanPage”, non certo una testata ascrivibile al “confessionalismo”, che con particolare acume fa presente che la sospensione delle manifestazione sportive in omaggio ad un evento del genere “non è solo un atto simbolico, ma un momento che va oltre la dimensione religiosa, un punto fermo nella storia di un popolo, un momento epocale, un’occasione di raccoglimento e di comunione nel dolore. E lo sport, in quanto espressione collettiva e popolare della società italiana, non può ritenersi estraneo a questa particolare situazione”. Non si poteva sintetizzare meglio il perché della decisione di Giovanni Malagò di fermare tutto, ma temo non basterà a placare una società italiana da qualche decennio plasmata sui “secondo me”. “Lo sport- ha raccontato Papa Francesco alla Gazzetta - quando è vissuto bene, è una celebrazione: ci si ritrova, si gioisce, si piange, si sente di appartenere a una squadra. Appartenere è ammettere che da soli non è così bello vivere, esultare fare festa”. “Stare insieme” è il leit motiv che ha guidato i ragionamenti fatti sullo sport da Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco I, e stare insieme vuol dire farlo anche nel dolore. E’ solipsismo deleterio, quello di ritenere che “siccome a me del Papa non frega nulla, non si doveva fermare il campionato”. E’ solipsismo deleterio affermare che lo show deve andare avanti “perché io ho comprato il biglietto e mi sono messo in macchina per andare allo stadio”.

In queste ore è deceduto improvvisamente Graziano Fiorita, il fisioterapista del Lecce, e la gara di domani sera contro l’Atalanta è stata rinviata. Non lo si doveva fare perché i tifosi del salentini erano già a Bergamo con il biglietto della partita comprato, e probabilmente lunedì, giorno del recupero, non potranno andare al “Gewiss Stadium”? Quando la smetteremo con l’assurda convinzione che il mondo è solo quello a girare intorno a noi? Riordino i pensieri, sconsolato nel pensare che Giuda tradì Gesù non per i famosi trenta denari, ma perché si sentiva tradito nelle sue aspettative di sedizioso contro l’occupazione romana. Un piccolo punto di vista, porta un uomo innocente sulla croce. Questo siamo divenuti noi della società postmoderna. Sabato le autorità politiche di tre quarti di mondo e la stampa intera del globo, saranno a Piazza San Pietro per onorare le esequie del 266esimo Pontefice della Chiesa Cattolica, e qualcuno avrebbe voluto che si giocassero delle partite di calcio in nome della laicità dello Stato o della regolarità del campionato. Rido, perché francamente non riesco a reagire in nessun altro modo.

Scrittore, sceneggiatore e regista. Tifosissimo granata e già coautore con il compianto Anthony Weatherill della rubrica “Loquor” su Toro News che in suo onore e ricordo continua a curare. Annovera, tra le sue numerose opere e sceneggiature, quella del film “Ora e per sempre”, in memoria del Grande Torino.

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