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In un libero mercato sano e corretto, non dovrebbe essere consentita la creazione di uno scenario artificiale, ovvero un deserto dove facilmente ci potrebbe essere un giardino pieno d’acqua, dove poi monetizzare su un bisogno precedentemente pensato al deserto artificiale stesso. Aver fatto diventare il denaro il primo scopo del calcio, a cui subordinare tutti gli altri scopi, è il “crimine” tutt’ora in atto. Lo sport più bello del mondo lo si sta facendo gonfiare sempre di più come un pollo da allevamento intensivo, perché si deciso come il suo ciclo vitale, esattamente come il pollo, debba essere solo assoggettato alla creazione di un profitto. Per i grandi club vincere ha cessato essere la questione più importante, perché sono consapevoli come la vittoria, date le loro dimensioni, ciclicamente prima o poi arriverà. E’ il business l’unica cosa da concimare e da curare. Urbano Cairo ad “un giorno da Pecora” ha ribadito la sua convinzione della necessità di far entrare i fondi di investimento nella Serie A e, al solito, lo ha giustificato per migliorare le strutture del calcio italiano(stadi, settori giovanili, ecc). Il presidente del Torino fa finta di dimenticare quale sia la mission di un fondo d’investimento, che è esattamente quello di moltiplicare il denaro dei suoi sottoscrittori. Ecco l’ipotesi di far gonfiare il pollo da allevamento intensivo ancora di più, e non certo per gli interessi del gioco del calcio. Cairo, laureato alla “Bocconi”, sa bene come continuare ad aumentare quantitativamente, e non qualitativamente, il denaro in un qualsiasi tipo di business, avrebbe come unico effetto la più classica eterogenesi dei fini, ovvero il mezzo che diventa fine. E se il denaro dovesse definitivamente diventare l’esclusivo fine del calcio, si assisterebbe ad uno scenario di un nichilismo sconcertante: non sarebbe più il denaro a guardare il calcio, ma sarebbe il calcio a guardare il denaro in attesa di sapere cosa fare
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”Siamo comici spaventati guerrieri”, direbbe Stefano Benni citando il suo splendido racconto, e ormai, attraverso continue gabole diaboliche, l’opera persuasiva del marketing ha convinto tutti noi come l’indirizzo proposto dall’Eca abbia il carattere del non avere alternative e dell’irreversibilità. La prima cosa che il denaro sottrae è la memoria, lo sa bene il controverso pubblicitario Frederic Beigbeder, che in suo libro non ha avuto remore a raccontare la verità ultima insita nel suo lavoro: “c’è sempre una novità più nuova che fa invecchiare la precedente. Farvi sbavare è la mia missione. Nel mio mestiere nessuno desidera la vostra felicità, perché la gente felice non consuma”. Mio nonno, che quando parlava della sua Inter era felice, oggi non lo sarebbe più. Pagare 50 euro solo per un blasone gli sembrerebbe un raggiro, e un abbonamento per gli ultimi 15 minuti di una partita un’autentica provocazione. Ma lui ha vissuto un tempo in cui il denaro era ancora denaro, e la vita era ancora la vita.
Scrittore, sceneggiatore e regista. Tifosissimo granata e già coautore con il compianto Anthony Weatherill della rubrica “Loquor” su Toro News che in suo onore e ricordo continua a curare. Annovera, tra le sue numerose opere e sceneggiature, quella del film “Ora e per sempre”, in memoria del Grande Torino.
Attraverso le sue rubriche, grazie al lavoro di qualificati opinionisti, Toro News offre ai propri lettori spunti di riflessione ed approfondimenti di carattere indipendente sul Torino e non solo.
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