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Ma le vere intenzioni del presidente del Napoli hanno il pregio di rivelarsi subito, ed eccolo qualche giorno dopo incontrare il “Napoli Club Parlamento” e svelare quale sia il suo vero obiettivo in materia stadio di proprietà: “serve il varo di una normativa sugli stadi… i sindaci e i comuni devono prendere atto del fatto che gli impianti sportivi dovrebbero diventare bene a disponibilità gratuita di chi vuole investire 10 milioni di euro”. Afragola si metta pure il cuore in pace, l’obiettivo è avere gratis quello che si dovrebbe pagare, chissà in nome di quale diritto divino. Magari un giorno il Sindaco di Napoli capitolerà davanti al suo potere di seduzione e gli regalerà il Maradona, e vedrete come lui sarà abile nel trasformare la cosa come un favore fatto alla città. Ma i soldi sono un mezzo, non un fine. Ed è proprio a questo proposito che se ne è uscito con un’altra parla, inerpicandosi in analisi dei problemi demografici legati alla regolarità del campionato: “le squadre che rappresentano città con ventimila abitanti falsano il campionato”. Ovviamente non si è premurato a fare nomi né tantomeno a spiegare come inciderebbe la demografia sul campionato, ma l’importante non è spiegare ma dare l’idea di stare dicendo qualcosa di intelligente. Rivela il suo animo da padrone delle ferriere, quando urla ai quattro venti di volere essere libero di fare contratti di otto anni ai giocatori: “se poi alla fine del periodo contrattuale vuole andare via, allora può andare. Devo decidere io non i procuratori”. In pratica vorrebbe abolire di fatto la “Sentenza Bosman”, perché ovviamente per se stesso vale il diritto alla libertà mentre per gli altri, i giocatori, al massimo la condizione del liberto dell’antica Roma.
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Persone così sono pericolose per il calcio, perché la loro stella polare è la spasmodica ricerca del profitto, verso il quale non esisterebbero a scardinare qualsiasi tradizione e principio. “Sono qui-ha detto in Parlamento- perché dovete salvare il calcio. Altrimenti tra vent’anni morirà”, ed è quando diventa apocalittico che bisogna stare molto attenti, perché in realtà sta mandando dei messaggi trasversali a chi di dovere. Lo ha detto chiaro, per lui il calcio è diventato da tempo parte dell’industria dell’intrattenimento, si capisce chiaramente che vorrebbe diventasse un luna park con lui comodamente seduto alla cassa per contare il moltiplicarsi dei soldi ricavati. Ma i soldi sono un mezzo non un fine. Il Napoli gli toglie il tempo di stare nella sua adorata Los Angeles, sua città d’elezione da dove non verrebbe mai via. Il fascino della polvere di stelle hollywoodiana lo pervade, lo fa sentire sereno e felice, maledetto Napoli che lo costringe a rientrare in Italia.
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E quindi noi lo si ritrova sempre qui, a sacrificarsi per il bene del calcio italiano, con le sue cicliche conferenze stampa fiume in cui, potendo, sarebbe capace di spiegare a Dio come cambierebbe i giorni della “Creazione”, perché in fondo di questo pianeta Terra ancora non sono state sfruttate tutte le sue potenzialità. Ha una sua cifra di simpatia, perché nonostante la sua devozione per Los Angeles, De Laurentiis rimane il perfetto ritratto dell’archetipo italiano: fantasioso, geniale, simulatore, questuante, fancazzista, generoso(sa esserlo molto), conviviale, patriarcale e allergico alle regole che non siano le sue. Personalmente mi hanno sempre divertito le sue visioni “della vita secondo lui”, ma ora è dello sport più importante per gli italiani che si sta parlando. Non ho mai avuto paura dei rivoluzionari mai dei “Capitan Fracassa” sì, sarà meglio prestargli attenzione e forse ricondurlo ad una qualche ragione oggettiva. Si ricordi, il presidente del Napoli, che il calcio non è della Lega come l’industria non è della Confindustria, sono tutti mezzi con cui la società si esprime e prospera in beni ed emozioni. Questo perché, appunto, i soldi per una comunità non sono un fine ma un mezzo.
Scrittore, sceneggiatore e regista. Tifosissimo granata e già coautore con il compianto Anthony Weatherill della rubrica “Loquor” su Toro News che in suo onore e ricordo continua a curare. Annovera, tra le sue numerose opere e sceneggiature, quella del film “Ora e per sempre”, in memoria del Grande Torino.
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