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Agnelli può fare tutti i giochi di semantica a disposizione, ma sa benissimo come non abbia bisogno di capire cosa vorranno i consumatori di calcio tra qualche anno. Perché saranno lui e i suoi soci (con Al-Khelaifi in testa), se si segue il filo del ragionamento di cui sopra, ad orientare e condizionare i bisogni degli adolescenti di oggi. Quindi siamo di fronte ad un’autentica truffa verbale, ad un banalissimo gioco delle tre carte. E proseguendo nella truffa verbale, e nel finto tentativo di analisi psico/sociologica, Agnelli se ne esce con una al giorno, ed eccolo quindi proporre l’idea di abbonamenti per gli ultimi 15 minuti di gioco delle partite, perché “l’attenzione dei ragazzini di oggi e di coloro che spendono domani è completamente diversa da quella che io avevo alla loro età”. Eh sì, sta ammettendo di invecchiare il buon Andrea, con la sua truffa verbale vuole farci anche commuovere sul suo aver preso atto di essere quasi un dinosauro. “La Repubblica”, il 20 gennaio scorso, gli ha anche dedicato un bel “redazionale” travestito da articolo sul discorso di apertura dell’ultima assemblea dell’Eca, in cui si fa la summa di tutte le idee che il figlio di Umberto ha per il calcio del futuro. Un redazionale costruito bene, con la sagacia di chi vuole a tutti i costi mettere in bella mostra le idee del suo feudatario.
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E si deve tristemente prendere atto come nell’orizzonte della stampa italiana non si sia appalesato nessun Emile Zola, con il suo “J’accuse” pubblicato il 13 gennaio 1898 sulla prima pagina de “L’Aurore”. Per difendere il capitano Dreyfus da un processo truffa, e difendere così i valori di libertà e di indipendenza dal potere, Emile Zola viene condannato ad un anno di carcere e a tremila franchi di ammenda per vilipendio alle forze armate. Nella famosa lettera aperta al Presidente della Repubblica Francese, Felix Faure, lo scrittore francese dimostra di che pasta dovrebbero essere fatti gli intellettuali e scrive: “Il mio dovere è di parlare, non voglio essere complice”. Grazie a questa presa di posizione di Zola, il caso verrà riaperto e il capitano Dreyfus verrà scagionato da ogni accusa. Ma, volendo riprendere di nuovo Dickens, ci sono momenti della storia in cui tutto pare congiurare contro la creatività e contro la libertà, in cui tutto sembra essere perduto nella disillusione e nel cinismo. Tutto ciò sembrerebbe confermarlo la nostra arrendevolezza di fronte ad un Andrea Agnelli per cui i bambini che oggi si avvicinano al calcio sono, semplicemente, “quelli che spenderanno soldi domani”. I giornalisti, gli intellettuali, noi gente di spettacolo, siamo i veri colpevoli di questa situazione. Siamo i veri colpevoli perché stiamo mancando al nostro dovere di provare a cercare la verità e a mostrarla; ci siamo ridotti a meri buffoni di corte, e chiedo scusa a quest’ultimi se a loro mi sto paragonando. Perché loro, almeno, portavano buon umore e riuscivano a regalare qualche lampo di verità al re. Noi, invece, siamo solo una triste caricatura di chi ha onorato, nel tempo, tutte quelle professioni che da sempre dovrebbero salvaguardare l’anima e la coscienza di un popolo. Non posso certo biasimare i posteri se non riusciranno a perdonarci e tantomeno comprenderci. Perché avrebbero dovuto poter contare su di noi.
Scrittore, sceneggiatore e regista. Tifosissimo granata e già coautore con il compianto Anthony Weatherill della rubrica “Loquor” su Toro News che in suo onore e ricordo continua a curare. Annovera, tra le sue numerose opere e sceneggiature, quella del film “Ora e per sempre”, in memoria del Grande Torino.
Attraverso le sue rubriche, grazie al lavoro di qualificati opinionisti, Toro News offre ai propri lettori spunti di riflessione ed approfondimenti di carattere indipendente sul Torino e non solo.
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