LEGGI ANCHE: Il gran rifiuto di Alessandro Buongiorno
“Gli adulti si consumano di rabbia e i bambini del Toro piangono perché sono bambini del Toro”, ha scritto Marco Bonetto su “Tuttosport” pochi giorni or sono, con una malinconia “dickensiana” sottile a indicare non come il Toro sia finito, ma come una magia lentamente stia scomparendo nella melma del nuovo calcio contemporaneo totalmente privo di identità e a volte finanche di decenza. Citavo David Dein perché trattasi di un archetipo di dirigente calcistico anni luce lontano da Urbano Cairo, che ogni volta pare uno capitato per caso dalle parti dello storytelling Granata. Le contestazioni e le esperienze passate sembrano continuare non servire a nulla, il patron del Toro insiste i soliti clichè snervanti forse partoriti nella pubblicità, genesi della sua biografia professionale. Coltiva slogan a cui nessun può credere, e fino all’ultimo giorno prima dell’annuncio della sua cessione, vorrebbe farti credere ad una possibilità di permanenza di Alessandro Buongiorno nel luogo dal quale non se ne sarebbe mai dovuto andare. “Parlerò con il ragazzo, e vediamo cosa pensa”, diceva l’editore alessandrino fino a ventiquattro ore prima della sua dipartita verso Napoli. Temo ci abbia confuso, noi tifosi del Toro, come anime passive davanti alle pause pubblicitarie della sua tv. Siamo ad una sorta di circonvenzione di incapace, o almeno così baleniamo nella mente di Cairo, e ritiene come noi tifosi non si meriti nemmeno la verità, o un confronto da uomo a uomo. Si è trattati da infanti problematici e complessati, ai quali la verità non si può dire mai in maniera diretta e con risvolti traumatici, ma con un accompagnamento lento di presa d’atto che no, anche quest’anno Babbo Natale non porterà il regalo tanto desiderato. Come ogni mese di luglio siamo sospesi nell’ignoto, speranzosi di essere noi a essere quelli fortunati a pescare i jolly giusti alla Riccardo Calafiori, Joshua Zirkzee, Lewis Ferguson, e portare a casa con pochi soldi dei giocatori che almeno per un anno possano regalarti la mano da poker vincente. Non che Joey Saputo, Presidente del Bologna, abbia la passione “Gunners” di David Dein per il Bologna, sia chiaro, ma forse è riuscito a creare un ambiente adatto affinché nel capoluogo emiliano alla passione si possa sopperire con la professionalità.
LEGGI ANCHE: L'insostenibile leggerezza del calcio
Non solo con il cuore si possono raggiungere risultati e obiettivi. Continuano a ripetere la storia di un calcio cambiato, oramai lontano, troppo lontano, dai racconti di Borges, Saramago, Soriano; siamo alla sua versione cinica e nemmeno finanziaria, ma, perdonate la brutalità, da spartizione della torta. I praticoni( i colti direbbero pragmatici), quelli del fare tesi a farti capire come abbiano capito tutto del saper vivere, sostengono la filosofia dello “show must go one”, che non si possono fermare i cambiamenti imposti dal tempo. “I presidenti alla David Dein non esistono più, fattene una ragione”, e in effetti siamo nell’epoca di sceicchi e fondi di investimento che, con la complicità di Fifa e Uefa, hanno ridotto il gioco più seguito e trasversalmente sociale del mondo in una occasione esclusivamente di fatturati da soddisfare. D’altronde quanto tempo è passato da quando Pierre de Coubertein aspirava per i suoi “Giochi Olimpici Moderni” al dilettantismo e all’importante è partecipare, e tra pochi giorni si tornerà in Francia per celebrare l’evento sportivo più “fatturato” del pianeta. E’ stato Primo Nebiolo, l’indimenticabile o dimenticabile(fate voi) dominus dell’atletica leggera mondiale, a traghettare la disciplina sportiva regina delle Olimpiadi nella sua attuale versione “show” macina soldi a più non posso. Gente come Urbano Cairo o Claudio Lotito, perennemente sotto contestazione dei tifosi(“Io tanto non me ne vado”, è stata l’ultima bellicosa dichiarazione del Presidente della Lazio), si guardano attorno e vedono come nemmeno con il ritorno del “Messia” probabilmente si riuscirebbe a cacciare i mercanti dal tempio, considerato che il tempio sta ancora in piedi solo per le esigenze dei mercanti. L’altro giorno mi è capitato di fare un paragone tra il Toro e i paesaggi social/letterari di Charles Dickens, dove in una Londra martoriata dal capitalismo industriale, persino dei sogni degli infanti si rimane indifferenti.
LEGGI ANCHE: Tengo famiglia
“C’è una saggezza della testa, e una saggezza del cuore”, scrive Dickens, e mentre quella della testa di Urbano Cairo forse si è capita, è quella del cuore a sfuggire. Ogni volta che lo sento parlare o leggo le sue interviste, cerco di capire se c’è almeno una traccia , anche piccola, della passione di Davide Dein, ma non la trovo. Sarò troppo pretenzioso? Non saprei dire, ma posso dire che un Toro come quello attuale non serve a nessuno e non perché non vinca, ma per incapacità manifesta di esprimere il dna della sua storia. Sconsolato, affranto dall’impossibilità di poter incidere in qualche modo, incapace di trovare una ragione empirica per non mandare al diavolo tutto, improvvisamente mi vengono in soccorso tutte le conversazioni, le considerazioni, gli aforismi più belli e anche quelli meno belli, e le storie di tutti i fratelli e le sorelle Granata conosciuti/e, e allora sbuffo e sorrido pensando a Cairo, ma non è rassegnazione. Mi viene ancora una volta in soccorso il genio di Dickens: “l’amavo contro ogni possibile ragione, promessa, pace, speranza, felicità… contro ogni possibile scoraggiamento”. Questo per me è il Toro, e non sarà l’indifferenza di un presidente a farmi dimenticare quanto l’amo. Come ogni luglio sono ancora qui, e finche vivrò, a costo di essere giudicato uno incapace di intendere e di volere, io spero.
Scrittore, sceneggiatore e regista. Tifosissimo granata e già coautore con il compianto Anthony Weatherill della rubrica “Loquor” su Toro News che in suo onore e ricordo continua a curare. Annovera, tra le sue numerose opere e sceneggiature, quella del film “Ora e per sempre”, in memoria del Grande Torino.
Disclaimer: gli opinionisti ospitati da Toro News esprimono il loro pensiero indipendentemente dalla linea editoriale seguita dalla Redazione del giornale online, il quale da sempre fa del pluralismo e della libera condivisione delle opinioni un proprio tratto distintivo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA



/www.toronews.net/assets/uploads/202304/e1b890e899df5c4e6c2c17d60673a359.jpg)
/www.toronews.net/assets/uploads/202508/2152c6c126af25c35c27d73b09ee4301.jpg)