Perfettamente allineato agli stilemi di comunicazione degli allenatori contemporanei, il tecnico toscano sa bene cosa deve dare alla stampa per ricevere in cambio un contributo significante per la costruzione del suo mito, necessario per restare al centro della scena del calcio spettacolo poco disponibile a concedere occasioni importanti solo in base al talento, di cui Spalletti, sia chiaro, dispone in abbondanza. Ma i cimiteri sono pieni di persone a cui non è stata concessa la possibilità di esibirlo, il talento, e allora bisogna fare di necessità virtù. In un mondo del calcio dove in genere tutti i protagonisti sono abili nel mantenere un “mutismo” imperturbabile, gli allenatori sono l’unica categoria ad essere ciarliera senza soluzione di continuità. Parlano e fanno riempire pagine di giornali, alimentano la loro figura, sembrano dei perfetti compagni di “padel” (lo sport al momento in voga che piace alla gente che piace) per una stampa costantemente in affanno sul trovare qualcosa di decente e interessante da raccontare.
LEGGI ANCHE: Cosa stanno comprando gli arabi nel calcio?
Orfana dei giocatori, centellinati dagli uffici dei club manco fossero dei frati di clausura con il voto del silenzio, la comunicazione sportiva si è sbizzarrita con quel che aveva creando il mostro dell’allenatore guru. Così si spiega la follia tutta araba di offrire, pare, un contratto da 30 milioni di euro l’anno all’ex giocatore di Sampdoria e Lazio, una cosa assolutamente asimmetrica con il reale peso di un allenatore nelle vicende di una squadra di calcio. Ma pochi allenatori sono riusciti a costruirsi un’immagine accattivante come ha fatto Roberto Mancini, evidentemente ingegnoso a farsi voler bene dai giornalisti che contano, ombroso al punto giusto per somigliare al fascino accigliato di Humphrey Bogart. Gli manca solo la sigaretta perennemente accesa tra le mani ma solo perché il manuale del politicamente corretto l’ha depennata dalle cose da potersi fare.
Siamo in un mondo dove le uniche regole da seguire sono quelle “woke” o quelle dettate dalle varie organizzazioni con il compito assiduo di farci capire, a noi teste dure, cosa sia giusto credere nel mondo di domani. In questa follia surreale e comica da vendita della “Fontana di Trevi” di Totò, non deve stupire se nessuno stia facendo caso ad una Federazione decisa ad ignorare una clausola del contratto vigente tra il Napoli e Spalletti, che sancisce l’impossibilità di quest’ultimo di allenare per un anno. “Le questione tra Spalletti e De Laurentiis non sono affar nostro”, hanno fatto sapere in tutta fretta da Via Allegri non appena il presidente del Napoli si è messo a sparare a palle incatenate contro l’ipotesi del suo ex allenatore assunto come nuovo conducator azzurro.
Aspettando che la contesa sia risolta in un’aula di tribunale, non si può non rimanere basiti di fronte ad una federazione ignava rispetto alla clausola di un contratto depositato in Lega da un club iscritto da un campionato da lei organizzato e dove ha funzione di garante. “Mi mancano le conclusioni”, ha scritto qualcuno smarrito di fronte alle nefandezze tenaci nel non volersene andare o di volersi prendere almeno una pausa. Così, giusto per farci tornare a praticare un po’ di speranza. Siamo segnati dal dolore e dal male, e oggi non riusciamo più ad elevarci dalle nostre meschinità nemmeno per un attimo. Sono inondato da messaggi, a proposito dell’eventualità di uno sbarco di Mancini in Arabia, sostanziati da un unico leit motiv: “contano solo i soldi”. Strano, pensavo fosse un fatto ormai assodato l’onnipresenza dei soldi nella nostra società, visto l’insistenza continua a parlarne. Ogni vertice europeo parla solo di soldi, spacciando tutto come occasione per ribadire il concretizzarsi della realizzazione sempre più vicina del sogno di Altiero Spinelli. E quindi quali sono queste conclusioni a mancare? William Shakespeare ne “Il Mercante di Venezia” stabilisce senza alcun dubbio l’impossibilità di tagliare una libbra di carne senza versare del sangue, ed è lì che il povero “Shylock” comprende di essere stato fregato e quindi di non poter veder soddisfatto il suo credito senza mettere in pericolo il possesso di tutti i suoi averi. I potenti, quelli a cui il “diritto” è sempre amico, lesto nel trovargli scappatoie utili per far scomparire la frode e soddisfare ogni appetito.
LEGGI ANCHE: La storia infinita ed imprevista del calcio
Tutto è mosso dal denaro, ma non bisogna mai dimenticarsi che esso si fonda su un potere, scaltro nel tormentare gli uomini sfrugugliandone ambizioni e avidità. “Mancini adottami”, è stata l’ironia social di un tifoso a commento dei 30 milioni annui offerti dall’Arabia Saudita. “Faccio quello che voglio”, è il sottotesto del comportamento di Spalletti desideroso di sedere sulla panchina azzurra per pura ambizione vanitosa. “Si scannino pure tutti, e vadano a ramengo ogni regola o principio etico. Io voglio farla pagare a Mancini mettendo sulla panchina da lui mollata l’allenatore protagonista di una impresa storica”, rilancia e si vendica il presidente Gabriele Gravina. Il risultato è un panorama desolante, la fine di ogni possibilità di credere ad un principio, la sconsolata certezza di avere una elite da fine impero, inguardabile in ogni suo comportamento. Non ha torto Shakespeare quando si arrende alla stolidità del mondo e mette in bocca a Shylock l’unica invettiva possibile, stregua di un chiaro monito: “e se ci fate un torto, non dovremmo noi vendicarci?
Se siamo come voi per il resto, vogliamo assomigliarvi anche in questo”. Nel calcio contemporaneo invidiamo, adoriamo, amiamo, stimiamo, difendiamo, ricordiamo persone costantemente votate al nichilismo: non è per questo che un giorno fu inventato questo sport. Ma forse anche noi vogliamo essere così. Smemorati e nichilisti si vive meglio.
Scrittore, sceneggiatore e regista. Tifosissimo granata e già coautore con il compianto Anthony Weatherill della rubrica “Loquor” su Toro News che in suo onore e ricordo continua a curare. Annovera, tra le sue numerose opere e sceneggiature, quella del film “Ora e per sempre”, in memoria del Grande Torino.
Attraverso le sue rubriche, grazie al lavoro di qualificati opinionisti, Toro News offre ai propri lettori spunti di riflessione ed approfondimenti di carattere indipendente sul Torino e non solo.
Disclaimer: gli opinionisti ospitati da Toro News esprimono il loro pensiero indipendentemente dalla linea editoriale seguita dalla Redazione del giornale online, il quale da sempre fa del pluralismo e della libera condivisione delle opinioni un proprio tratto distintivo.
Se vuoi approfondire tutte le tematiche sul mondo Torino senza perdere alcun aggiornamento, rimani collegato con Toronews per scoprire tutte le news di giornata sui granata in campionato.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
/www.toronews.net/assets/uploads/202304/e1b890e899df5c4e6c2c17d60673a359.jpg)
/www.toronews.net/assets/uploads/202508/2152c6c126af25c35c27d73b09ee4301.jpg)