Prima che sia troppo Tardy / Torna l’appuntamento con la rubrica di Enrico Tardy. Il momento granata viene messo sotto i riflettori
Giampaolo ci dice avere fede ed ha ragione. Mai come ora i tifosi del Toro debbono credere in qualcosa che non si vede e di trascendente. Dobbiamo farlo non solo relativamente al gioco, alla forza, alla solidità della nostra squadra, ma anche in maniera meno prosaica, sperando nell'aiuto divino di qualcuno molto in alto.
Vengono snocciolati numeri e statistiche eccellenti salvo poi appigliarsi alle virgole, mah. Il calcio ha importanti componenti casuali, voler ridurre una partita ad un insieme di numeri mi pare esagerato. Sul punto segnalo la dinamica del nostro gol. Corner cortino e bassino di Ansaldi, rimpallo tra Ronaldo ed un difensore, tocco preciso di Nkoulou. Non certo uno schema.
In ogni caso il derby è andato, sono bastate due palombelle di Cuadrado per sorprendere difesa e portiere (uno come lui certe traiettorie le deve saper leggere con anticipo) e rendere vano il nostro vantaggio. Un primo tempo tatticamente accorto, con un paio di buone ripartenze, una ripresa in costante riserva di energia pur senza correre particolari rischi. Abbiamo incontrato la Juve più modesta da tanti anni a questa parte, ma la nostra intrinseca fragilità non ha retto neppure in questa occasione. Anche conducendo una gara di contenimento abbiamo subito due reti.
Sei punti in dieci gare è veramente poca roba, soprattutto pensando al fatto che il Toro è tra le prime dieci della serie A come monte ingaggi. Qualcosa, anzi più di qualcosa, non torna. Le salvezze ai tempi di Muzzi e Stellone, Di Loreto e Franceschini, ci portano alla memoria squadre di livello tecnico molto più modesto della squadra attuale, eppure è da un anno, e con tre allenatori differenti, che siamo in media B.