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Granata dall'Europa

Prova di immaturità

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I lampi di Maripan e Paleari non cancellano le troppe magagne emerse, per l'ennesima volta, in una gara interpretata male e gestita in maniera insufficiente
Michele Cercone Columnist 

Alla fine si può gioire per la vittoria con il Genoa, con negli occhi la sorpresa di un finale diametralmente opposto a quelli rocamboleschi e scellerati in cui le vittime siamo stati noi. I tre, preziosissimi, punti messi in cascina oggi sono un bottino pesantissimo in ottica salvezza, e rappresentano una boccata d'ossigeno in una classifica che comunque questa squadra non sembra destinata a guardare dall'alto. La girata di Maripan e i due miracoli di Paleari hanno scritto per una volta una storia diversa, sanando in qualche modo la beffa subita (ma in realtà auto-inflittaci) con la Lazio. Una nota di merito in particolare a Paleari, che ha fatto la cosa più difficile per un portiere: dimostrarsi decisivo anche da seconda scelta, e tenere l'attenzione spasmodicamente alta quando ai suoi colleghi di reparto è venuto un ''braccino'' intollerabile che ha offerto agli avversari occasioni da gol in serie.

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I lampi di Maripan e Paleari non riescono però a cancellare interamente le troppe magagne emerse, per l'ennesima volta, in una gara interpretata male e gestita nel complesso in maniera insufficiente. Dal calcio d'inizio si è capito che il Genoa avrebbe messo in campo aggressività e ferocia; atteggiamento al quale i nostri hanno contrapposto una prestazione blanda e disattenta che si è protratta per tutto il primo tempo, regalando l'intera prima frazione agli avversari e offrendo un gol ed un'occasione colossale (imperdonabile amnesia del solito Coco). Il primo – ed unico - tiro verso la porta avversaria i granata l'hanno scoccato al 38 minuto di un primo tempo che ha rappresentato una prova d'immaturità dopo le gare con Lazio e Napoli. Nel secondo tempo ci si aspettava una reazione gagliarda, che però non è arrivata per troppo tempo. Per vedere le maglie granata in pianta stabile nella metà campo avversaria è servito l'episodio casuale dell'autorete genoana, che ha rappresentato lo spartiacque della partita. Dal pareggio fino al 90' minuto la squadra di Baroni ha finalmente giocato la gara che avrebbe dovuto disputare fin dall'inizio, mettendo alle corde un Genoa che quest'anno sembra davvero poco competitivo in termini di qualità e interpreti individuali, e che solo l'assurda serie di regali e follie odierni ha tenuto in gara fino all'ultimo secondo.

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La partita ''double face'' sembrava chiusa dalla girata spettacolare di Maripan, ma credo che la maggior parte dei tifosi granata abbia mantenuto un sano scetticismo sulla possibilità di portarla a casa senza patemi. Ed infatti, in una riedizione ancora più ''splatter'' del disastro sanguinoso combinato a Roma con la Lazio, il Toro ha offerto al Genoa un ''terzo tempo'' di rara follia, scomparendo dal terreno di gioco per tre minuti nei quali si è visto come la squadra granata sia immatura, priva di veri leader e marcata da un basso livello di qualità in troppi dei propri giocatori. In quei tre minuti si sono visti nell'ordine: giocatori in possesso comodo di palla scivolare in modo imbarazzante nei pressi della nostra area di rigore; Ngonge sbucciare comicamente un facile rinvio; Pedersen osservare immobile le scorribande sulla sua fascia; Coco interpretare in area il decalogo di quello che un vero difensore non deve mai fare; l'intera linea di centrocampo e di difesa farsi uccellare da una palla dell'Ave Maria lanciata in area da Leali da 70 metri e rimessa comodamente in mezzo, dove Cornet è stato incredibilmente lasciato solo davanti a Paleari. Per fortuna, a metterci una pezza è stato l'uomo del giorno, che ha ripetuto il miracolo già fatto vedere con il Pisa, e nell'animo dei tifosi di questa partita resteranno soprattutto la rimonta, i tre punti e lo spirito messo in campo in quei venti minuti finali del secondo tempo. Però, così come quando di perde immeritatamente bisogna riconoscere la buona performance, anche quando si vince in maniera rocambolesca si deve analizzare la prestazione complessiva. Quella di oggi lascia poche certezze e moltissimi dubbi sulla struttura, sulla qualità complessiva e sulla determinazione di una squadra evidentemente immatura che non riesce a trovare l'equilibrio necessario per sperare in qualcosa di più di una (più o meno) tranquilla salvezza.

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