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tor columnist Lavagnetta Granata: Toro, sei una squadra da 3-5-2

Lavagnetta Granata

Lavagnetta Granata: Toro, sei una squadra da 3-5-2

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Contro il Napoli il Toro conferma la sua identità: difesa a tre, equilibrio e organizzazione. Il 3-5-2 di Baroni ha mostrato maturità e solidità, con un Tameze leader silenzioso e Vlasić più libero di ispirare la manovra
Riccardo Levi

C’è qualcosa di simbolico nel fatto che, contro il Napoli, il Torino sia tornato a vincere (o comunque a convincere) con la difesa a tre. È come se il cerchio si fosse chiuso: da Mazzarri a Juric fino a Baroni, il 3-5-2 resta la pelle naturale di questa squadra. Una struttura che dà sicurezza, ordine e identità. E per la prima volta in stagione, i granata sono sembrati a proprio agio in ogni fase del gioco, con l’atteggiamento giusto e una lettura tattica coerente.

L’interpretazione di Tameze in difesa ne è l’emblema: stranamente funge da leader silenzioso, capace di guidare i suoi e gestire anche la palla al piede. Al suo fianco, Maripán ha disputato una prova di sostanza contro un avversario fisico come Lucca, confermando come il cileno renda al meglio quando ha un riferimento uomo su uomo. Scelte logiche, efficaci, e soprattutto coerenti con le caratteristiche della rosa: un concetto che, finora, era mancato.

Un’identità che si muove

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Il sistema di Baroni non è statico, ma si trasforma in corsa. In fase di possesso diventa un 3-4-1-2 con Vlasić libero di svariare sulla trequarti, pronto a ricevere tra le linee e accendere la manovra. È forse la novità più interessante della giornata: il croato, quando non è costretto spalle alla porta, ritrova quella libertà che lo rende pericoloso. Lo dimostra il palo al 14’, sintesi perfetta di ciò che può offrire quando ha spazio e fiducia. Il centrocampo a tre con Asllani, Casadei e lo stesso Vlasić ha funzionato bene anche in fase difensiva. L’albanese ha avuto il compito di schermare il regista avversario, annullandone l’influenza e permettendo agli altri due centrocampisti di alzarsi in pressione senza sfilacciarsi. Casadei, da parte sua, ha dato continuità, trovandosi finalmente nel ruolo più naturale. È un Torino più fluido, che si muove in blocco, e che per la prima volta dà l’impressione di sapere dove vuole andare. Sugli esterni, Pedersen e Nkounkou hanno offerto profondità e sbocchi laterali, elementi imprescindibili per un sistema che vive di ampiezza. Il francese, in particolare, ha spinto con convinzione, confermando quanto la sua presenza sia diventata vitale per lo sviluppo del gioco. Il suo infortunio è purtroppo emblema delle sfortune granata.

Equilibrio, concentrazione e maturità

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Ciò che più ha colpito, al di là del risultato, è stata la sensazione di controllo. Fino al 65’, il Torino non ha concesso quasi nulla a un Napoli che, nonostante il talento dei suoi interpreti, ha faticato a trovare spazi. La fase difensiva è stata costruita su un principio chiaro: non pressing alto, ma chiusura delle linee di passaggio e gestione intelligente delle distanze. Una strategia che ha rallentato la manovra azzurra, spingendola spesso a giocare in orizzontale. L’altra grande differenza rispetto alle ultime uscite è stata la scelta di giocare con due punte vere. Il 3-5-2, infatti, funziona solo se davanti c’è complementarità: quando una punta si abbassa a legare il gioco, l’altra resta alta a fissare la linea difensiva. È successo più volte contro il Napoli, con Simeone a fare da riferimento centrale e Vlasić pronto a rifinire. Il gol del Cholito, fortunato ma figlio dell’istinto, nasce proprio da un equilibrio ritrovato. E non è un caso se l’intera squadra ha guadagnato metri e fiducia, trovando fluidità anche nei contropiedi. Israel, dal canto suo, inizia a trasmettere vera sicurezza: reattivo, attento e sempre pronto a guidare la squadra da dietro, si conferma uno dei migliori acquisti estivi.

La sfida ora è dare continuità. Perché se il Toro riuscirà a mantenere questa solidità e a evitare i soliti passi falsi, come quello di Parma, allora potrà finalmente parlare di crescita. Contro il Napoli si è vista una squadra viva, consapevole e con un’anima tattica precisa: una squadra da 3-5-2, nel senso più pieno e autentico del termine.