I tre ragazzi vengono quasi dimenticati all’estero, ma con un motivo serio. Il Toro, societariamente, crolla. Borsano lascia a Goveani i granata in una situazione drammatica tale che nel 1994 si parla apertamente di fallimento. In primavera subentrerà Calleri che rimetterà in piedi la situazione finanziaria con un depauperamento fortissimo di quella tecnica tra sacrifici necessari e qualche operazione discutibile (Vieri per Petrachi e un miliardo resta un fulgido esempio). Dei tre ghanesi rientra il solo Gargo che viene schierato in qualche amichevole, una delle quali è un derby dove addirittura segnerà come raccontato in un precedente episodio di Culto (“Il derby che nessuno voleva”).
LEGGI ANCHE: Toro-Viola 3-1: sogno di una notte di fine estate
28 maggio 1994, semifinale del Memorial Giorgio Calleri disputata a Novara. La partita ha un contorno molto cattivo tra risse prima dell’inizio, un tifoso granata accoltellato a fine gara, cori beceri di vario tipo e la mancata inversione di campo per evitare che i portieri finissero sotto il tiro degli ultrà avversari data la vicinanza fra spalti e campo. Gargo, di testa su invito di Carbone, segna la bella rete del provvisorio 2-1, ma il giovane Camani trova il 2-2 nel finale e i bianconeri prevarranno ai rigori. Nonostante questo Mohammed non rimarrà e neanche i suoi due compagni torneranno in granata.
Samuel Kuffour diventerà una colonna del Bayern Monaco. In molti ricorderanno il suo pianto disperato dopo la Champions persa nel recupero contro il Manchester United. Si rifarà due stagioni dopo contro il Valencia a San Siro prima di tornare in Italia con Roma e Livorno senza lasciare grossi segni. Mohammed Gargo costruirà gran parte della sua carriera a Udine dove arretrerà il suo raggio di gioco e verrà affettuosamente chiamato “Mimmo” dai tifosi friulani. Quando approda in bianconero ha solo ventuno anni, ma pare abbia già vissuto mille vite tra trasferimenti in Germania ed esperienze in Inghilterra senza giocare. Sarà per quello che ha messo radici lì. Duah pareva il più dotato dei tre, tanto da essere nominato “il nuovo Garrincha”, però ha fatto la carriera meno brillante tra squadre minori di Turchia e Portogallo. Comunque è stata una carriera.
Nella foto della presentazione in sede i ragazzi hanno dapprima abiti tradizionali, quindi tre magliette granata addosso. Sorridono. Un altro scatto li mostra più rabbuiati, quasi dubbiosi, come se avessero avuto una visione della situazione kafkiana che avrebbero dovuto vivere per mesi prima di fare quello per cui erano arrivati. Il Torino ha preso una porta in faccia dura come il regolamento che aveva provato a rabbonire. Se chiedete a qualche tifoso di quella vicenda si metterà a ridere amaro pensando alla “colpa” di essere arrivati in anticipo e alle tante operazioni molto più spericolate su cui la federazione è stata decisamente più indulgente negli anni successivi. D’altronde la mancata sincronizzazione spazio-temporale del colore granata con il mondo intorno fa parte della sua storia e del suo dna.
(Pezzo originariamente apparso sulla rivista “Classix Football” e rivisto dall’autore per l’occasione)
LEGGI ANCHE: La mirabolante rete di Pasquale Bruno
Classe 1979, tifoso del Toro dal 1985 grazie a Junior (o meglio, a una sua figurina). Il primo ricordo un gol di Pusceddu a San Siro, la prima incazzatura l'eliminazione col Tirol, nutro un culto laico per Policano, Lentini e...Marinelli. A volte penso alla traversa di Sordo e capisco che non mi è ancora passata.
Disclaimer: gli opinionisti ospitati da Toro News esprimono il loro pensiero indipendentemente dalla linea editoriale seguita dalla Redazione del giornale online, il quale da sempre fa del pluralismo e della libera condivisione delle opinioni un proprio tratto distintivo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
/www.toronews.net/assets/uploads/202304/475c0ecafff548ff33e475aee02499f0.jpg)
/www.toronews.net/assets/uploads/202508/2152c6c126af25c35c27d73b09ee4301.jpg)