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Il martedì successivo un articolo di Curzio Maltese su La Stampa parla di uno scambio di battute sul mercato fra Berlusconi e Borsano col presidente milanista che, chiedendo lumi su Fuser e Muller, si sente rispondere che in cambio vorrebbe un’opzione su Ancelotti e Rijkaard. Nelle ultime viene trattata la questione maglia. Il Toro giocherà il derby con la divisa del Grande Torino: niente scritte, niente sponsor. Solo la casacca granata. Gesto simbolico per ritrovarsi da un lato e onorare la memoria dall’altro. Borsano ringrazia gli sponsor Adidas e Indesit per avere accettato la richiesta, ma c’è anche qualche intoppo: le prime casacche vengono rimandate indietro perché di colore vicino all’amaranto. “Le voglio del granata più granata che ci sia” afferma il patron. Alla fine, grazie anche allo storico collaboratore Giacomo Franco (per cui servirebbe un Culto ad hoc), viene trovato il granata giusto e si può scendere in campo col colore perfetto.
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L’impatto è fortissimo. Nelle foto e nei filmati i giocatori con quelle maglie addosso sembrano scesi da un altro pianeta. Le foto in bianco e nero di Stampa Sera rendono benissimo il distacco fra le due maglie, quella moderna dei “cugini” e quella antica: immortalati sulle pagine del quotidiano i giocatori sembrano capaci di azioni epiche di tutt’altra pasta rispetto a quello che si è visto su quel terreno di gioco nel pomeriggio. Il problema è proprio quello: lo Skoro rabbiosamente scattante in uno dei fermo immagine descritti nella realtà è stato protagonista di una prestazione scialba e così molti compagni. Tranne un’iniziativa di Muller conclusa malamente sul fondo i granata non si sono resi pericolosi mentre la Juventus ha fatto pochissimo di più, ma Marchegiani ha fatto ottima guardia su De Agostini e Zavarov si è visto annullare giustamente un gol per fuorigioco. Impegno, lotta, ma alla fine è stato uno 0-0 scialbo. Protagonista in negativo il bizzoso Luis Muller che, dopo aver saltato il derby di andata per essere rimasto in Brasile a causa degli atavici problemi con la moglie Jussara, a 2’ dalla fine scaglia lontano il pallone per protesta dopo un fuorigioco venendo ammonito e, dopo aver applaudito l’arbitro Luci, incassa il secondo giallo.
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Proprio Muller era stato intercettato dal microfono di Franco Costa prima dell’incontro, ma incalzato sul fatto che indossasse la maglia del Grande Torino l’attaccante ha risposto in un italiano impastato “conta oggi, oggi dobbiamo vincere” dando l’ennesima dimostrazione di non capire e di non avere mai capito dove si trovasse. Anche Skoro non sembra particolarmente colpito dall’indossare una casacca simile (“La maglia non gioca”), mentre di diverso avviso sembra Brambati (“Indossare questa maglia senza scritte da una sensazione differente: spero non me ne vogliano gli sponsor ma vorrei fosse così per sempre, anche se andare in campo con problemi di classifica rende tutto più difficile”).
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Sarebbe stato bello raccontare di una stracittadina giocata con la maglia del Grande Torino quarant’anni dopo la sua scomparsa e vinta, invece, escludendo la Maratona ancora una volta migliore in campo, va tutto al rovescio: una partita dimenticabile, il Cesena che vince e ci aggancia al quattordicesimo posto, lo spettro della retrocessione incombente che diventerà reale. Purtroppo non sempre le cose vanno come vorremmo e quella stagione fu l’emblema di questo assunto. Però cavolo che belle quelle maglie.
Classe 1979, tifoso del Toro dal 1985 grazie a Junior (o meglio, a una sua figurina). Il primo ricordo un gol di Pusceddu a San Siro, la prima incazzatura l'eliminazione col Tirol, nutro un culto laico per Policano, Lentini e...Marinelli. A volte penso alla traversa di Sordo e capisco che non mi è ancora passata.
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