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Torino, Cairo: “Ho ambizione da vendere. Ringrazio i tifosi perché…”

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Le parole del presidente Cairo ai microfoni di Radio Rai
Andrea Croveri

Dopo la preziosa vittoria del Torino contro il Napoli, che ha ridato ossigeno e fiducia all’ambiente granata, il presidente Urbano Cairo è intervenuto ai microfoni di Radio Rai per commentare il momento della squadra e affrontare alcuni temi caldi del calcio italiano. Dall’importanza del successo firmato Simeone, alle ambizioni del club, fino ai rapporti con i tifosi e alle prospettive per la Nazionale: di seguito l'intervista completa.

È un gol pesantissimo quello di Simeone, che vi ha fatto battere i campioni d'Italia, vi ha ridato fiducia e vi ha fatto respirare. È un Toro, quello di Baroni, che con le grandi trova indubbiamente grandissimi stimoli. Ricordiamo la vittoria dell'olimpico contro la Roma e poi quella di sabato in casa contro il Napoli.


"Beh, sicuramente sì, è stato un gol importante per noi. Abbiamo fatto bene con la Roma qualche partita fa... sicuramente abbiamo fatto bene con le grandi anche perché il nostro calendario nelle prime sette partite ne ha avute ben sei... delle prime dieci dello scorso anno ne abbiamo incontrate ben sei, per cui ci siamo abituati a giocare con le grandi, o perlomeno con quelle che hanno ottenuto lo scorso anno i migliori punteggi".

Simeone è in prestito con un diritto di riscatto che potrebbe tramutarsi in obbligo. A trent'anni ha già tanta esperienza alle spalle, si può immaginare, oltre a questa stagione, di costruire un pezzettino di storia granata insieme?  

"Beh, sicuramente sì, diciamo che è un prestito praticamente con obbligo di riscatto, perché il riscatto diventa obbligo diciamo con un solo punto in campionato da febbraio. Sicuramente lo consideriamo un giocatore acquistato e siamo molto contenti. È un giocatore che ci piaceva e che mi piaceva molto, da tempo. Quest'estate a un certo punto ho detto al mister che, più che prendere un altro giocatore che probabilmente era difficilmente prendibile in quel momento, sarebbe stato meglio anticipare le cose: prendiamo subito Giovanni Simeone a cui pensiamo già da tempo. Ci pensavamo già a gennaio e anche l'anno prima. Il mister era felicissimo e abbiamo proceduto velocissimamente, abbiamo preso il giocatore ed è stata una cosa ottima averlo fatto. Ci crediamo molto e ha fatto benissimo in questo inizio, ha proprio quello spirito Toro che è veramente molto importante per la squadra e per tutti noi".

Vittoria importantissima che vi fa respirare soprattutto per il rapporto con i vostri tifosi, sempre un po' turbolento, no? Che cosa si sentirebbe di dire da questo momento ai tifosi del Toro che vorrebbero vederlo sempre al vertice della classifica?  

"Diciamo che proprio sabato sera, dopo la partita, parlando con Simeone, gli facevo i complimenti e lui mi ha detto: ‘Presidente, quando giochi in uno stadio con un con un tifo così per tutta la partita è quasi impossibile non vincere’. E quindi, insomma, ovviamente ringrazio i tifosi. E poi ricordo quando nel mio primo anno di Presidenza nel 2005-2006 i tifosi diciamo erano veramente una spinta incredibile per la squadra. In quell'anno partimmo che eravamo quasi un'armata Brancaleone. Io feci la campagna acquisti a mercato iniziato, dal 2 di settembre al al 9 settembre, e insomma presi i giocatori che erano disponibili e che erano sul mercato, ma diciamo in qualche modo un po’ gli scarti di altre squadre. E poi riuscimmo in quell'anno in soli in soli 9 mesi ad andare in serie A, ma con una spinta dei tifosi che fu veramente qualcosa di spettacolare. Così come anche negli anni successivi quando andammo in Europa League nel 2013-14. Anche lì ci fu una spinta dei tifosi pazzesca. Quello che dico è che con la spinta dei tifosi riusciamo a fare delle cose che senza non riusciremo a fare, come poi ha detto benissimo Giovanni Simeone".

Presidente, lei ha ricordato in queste poche battute anche un po’ quelli che sono stati alcuni dei momenti della sua Presidenza. Ha tagliato il traguardo dei vent'anni, 13 stagioni consecutive in serie A. La continuità è importante, ma poi c'è la piazza che chiede di più. Allora la riflessione che le sottopongo, che parte dal suo Torino, ma poi si può anche allargare al sistema calcio: ambizioni e gestione oculata, ragionata, sono due rette parallele che non si possono incrociare nel pallone o ci possono essere delle eccezioni?  

"No, no, si devono incrociare, è molto importante che si incrocino. Non si può certamente dire che io non sia ambizioso, lo sono moltissimo. Poi è chiaro che è fondamentale anche riuscire a realizzare una gestione oculata del club. Quando io presi il Torino nel 2005 il Torino era appena fallito, quindi insomma bisogna stare anche un pochino attenti, e dopo di noi molte altre squadre hanno avuto grandi problemi o sono fallite, e quindi diventa poi tutto molto difficile. Sicuramente è molto importante che le ambizioni ci siano e siano il più alte possibile ed è fondamentale - lo dico sempre - sognare in grande, quindi ovviamente questo è un mio mantra, è un mio must. Poi, per come anche il calcio si è evoluto in questi anni, è molto importante anche stare attenti, che le cose vengano fatte bene. Purtroppo a volte si fanno anche errori. L'investimento più costoso della mia presidenza l'ho fatto nel 2019, proprio dopo un settimo posto e l'Europa League mancata di poco con lo spareggio con il Wolverhampton. Comprai in quell'occasione Verdi e mi costò 25 milioni. E purtroppo non fu un acquisto dei migliori per me, anche se l'ambizione voleva che io spingessi e facessi qualcosa di più. Per cui, insomma, l'ambizione è fondamentale. Ne ho da vendere, ma ovviamente poi bisogna stare anche attenti a coniugarla con i bilanci. E purtroppo in questi ultimi anni il Covid, che ha veramente falciato i bilanci di tutte le squadre, ovviamente è stata una aggravante importante. E purtroppo il calcio italiano non è stato minimamente aiutato dal governo che poteva fare certamente qualcosa in più".

Presidente, un tema importante: i rapporti tra Federcalcio e Lega Calcio. Lei è un imprenditore in questo mondo da tanti anni. Gravina, il Presidente federale, non esclude uno stage di preparazione in vista del Mondiale. A Marzo ci sarà lo spareggio e dobbiamo andare per forza a questo mondiale. La Lega Calcio che cosa risponderà? È disposta in questo calendario così fitto, così problematico a concedere ancora un po’ di spazio vitale alla Nazionale?  

"L'argomento non è ancora stato posto all'ordine del giorno. Io credo che quando sarà, e io sarò ovviamente presente in Lega, la mia risposta sarà certamente sì, perché per noi è assolutamente fondamentale andare al Mondiale, ne abbiamo persi già due purtroppo, e questo non va assolutamente mancato. Dobbiamo fare tutto quello che serve per far sì che la nazionale vada ai Mondiali".

Allora, Presidente, come diceva lei poco fa, dopo il Covid le cose sono state complicate, i bilanci vanno tenuti in ordine, e anche per questo si è deciso di andare a Perth per Milan-Como. Le chiedo se vale la pena, se ha senso, se ci sarà un ritorno economico significativo.

"Io mi sono già espresso. Io ho già detto che non è stata una cosa che ho apprezzato. Non vedo bene questa trasferta così lunga, seppure in un paese bellissimo come come l'Australia. E l'unica ragione per cui penso che possa essere in qualche modo giustificabile - ma ripeto, non mi piace - è il fatto che si porti in giro per il mondo il calcio... ma certamente non lo porti con un evento o una partita tipo Milan-Como a Perth. Quindi da parte mia non la vedo come una cosa positiva, secondo me non è da fare. A maggior ragione se poi in qualche modo potesse sacrificare lo stage per la Nazionale"

Il 9 novembre c’è Juventus-Torino, che cosa darebbe per vincere il derby, visto che è tanto che non vi capita?  

"No, no, adesso non devo dire nulla. Arriveremo alla partita del 9 novembre, avremo una settimana per prepararla bene e lo faremo nel migliore dei modi, ma non parliamone adesso. Parliamone al momento giusto e prepariamola come sarà giusto prepararla: al massimo".