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Dai pochi centrali alle mezzali sacrificate: pregi e difetti del 3-4-3 di Baroni

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Risposte positive, ma difficilmente potrà essere una soluzione stabile
Redazione Toro News

I tre punti conquistati a Roma hanno messo in evidenza anche la capacità del Toro di cambiare pelle. Ha infatti pagato l'intuizione di Baroni di accantonare il 4-3-3 in favore di un 3-4-3 (o 3-4-2-1 che dir si voglia) che potesse aiutare a contenere meglio i movimenti dei due trequartisti giallorossi. Una soluzione che non è destinata a diventare permanente, ma potrebbe anche essere riproposta in futuro. E chissà che una nuova occasione non sia proprio la gara di domenica contro l'Atalanta, data la similitudine tra Juric e Gasperini.

La difesa: risposte ok, coperta corte

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Il passaggio a una retroguardia a tre elementi ha pregi e difetti. Le prove di Coco, Maripan e Ismajli sono state di alto livello, ma dietro di loro non ci sono grandi alternative. Anzi, tra i giocatori di ruolo ci sarebbe il solo Masina, impiegabile come braccetto di sinistra. Per il resto, in caso di difesa a tre e necessità di apportare ulteriori cambi, Baroni sarebbe costretto ad adattare altri giocatori. Alcuni esempi? Dembele e Tameze hanno già fatto i braccetti, così come Biraghi alla Fiorentina. Difesa a tre dunque promossa, ma difficilmente potrà essere una soluzione stabile: la coperta dietro è troppo corta, mancano gli uomini.


Il centrocampo: penalizzate le mezzali

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Tra i risvolti negativi di un simile modulo si può annoverare anche il centrocampo. Sono pochi infatti i giocatori valorizzati da una mediana a due, tanto da aver spinto i granata ad accantonare il 4-2-3-1 provato in estate in un 4-3-3. I giocatori adattabili non mancherebbero, ma gli uomini a disposizione di Baroni si sposano meglio con un centrocampo a tre. Si pensi ad esempio alla possibilità di impiegare un profilo alla Asllani come regista classico o alle tante mezzali che sono costrette a compiti di maggiore copertura: da Casadei a Anjorin, passando per Gineitis ed Ilic.

L'attacco: situazione invariata

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Nessun cambiamento, invece, per quel che riguarda l'attacco. Come si è visto contro la Roma, il passaggio con la difesa a tre non implica la rinuncia a elementi nel reparto offensivo, anzi: è un centrocampista a essere sacrificato per fare spazio a un centrale. Il 3-4-3 permette infatti di schierare due esterni/trequartisti a supporto di una punta: le risposte da Ngonge, Vlasic e Aboukhlal sono state positive.