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Il Toro e il problema difesa: in poco tempo da pezzo forte a punto debole

Irene Nicola
Irene Nicola Redattore 
Del terzetto di Juric non c'è più niente. Il Toro ha incassato, ma ha anche investito poco e male sulla retroguardia

C'era una volta, nemmeno troppo lontana, in cui si diceva che il Torino avesse una difesa da Champions League. Non una frase campata in aria, ma un dato relativo al posizionamento che avrebbe avuto la squadra granata se a contare fosse stato solo il computo dei gol subiti. Dalla prima stagione con Juric a oggi il reparto è stato smantellato e ricostruito, ma non con l'esito che si sarebbe sperato.

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Nel primo anno di Juric, stagione 2021-2022, il terzetto titolare tipo è composto da Djidji, Bremer e Rodriguez, con Buongiorno come prima alternativa che inizia ad affermarsi. Non un trio particolarmente costoso per le casse del Toro - 4.5 milioni di euro spesi per il francese, 5 quelli per il brasiliano, 3 più bonus per lo svizzero per un totale 12.5 milioni di euro - eppure affidabile. Sole 41 le reti subite in tutto il campionato, con i granata quinta miglior difesa in assoluto. Su tutti stupisce la crescita di Bremer, che in estate saluta con mega-plusvalenza andando alla Juventus: il Torino incassa 41 milioni di euro più 9 di bonus. Il sostituto del brasiliano è l'olandese Schuurs, ex Ajax, portato in granata per una cifra complessiva di 12 milioni di euro. Il resto del reparto conta gli stessi attori principali: Djidji, Rodriguez e Buongiorno, che viene utilizzato con sempre maggior costanza da Juric. I timori per il dopo Bremer presto si affievoliscono, la nuova retroguardia chiude la stagione con lo stesso identico score di quella dell'anno precedente: 41 reti subite, quinta miglior difesa della Serie A. Stagione 2023-2024, la migliore dell'era Juric. Le carte in tavola sono le stesse ma rimescolate con la crescita di Buongiorno che ne impone una promozione fissa a titolare. La tegola è il crociato rotto da Schuurs, il reparto regge però l'urto e strappa il miglior risultato del triennio: il Toro chiude l'annata con la quarta miglior difesa del campionato e con un passivo di appena 36 reti. Le sirene del mercato suonano ancora e questa volta puntano Buongiorno. Altra vendita, altra plusvalenza significativa: 35 milioni più altri 5 di bonus.

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Con l'addio di Juric, anche la parte restante della retroguardia si è smantellata. Il Toro, venduti Bremer e Buongiorno, si è ritrovato alle porte della stagione 2024-2025 senza nemmeno Djidji e Rodriguez. Entrambi hanno salutato a contratto scaduto con lo svizzero in aperta polemica con la dirigenza granata (in un'intervista successiva rivelò di essere rimasto solo per Juric). Tempo di ricostruire il reparto, privo di titolari designati. Il Torino interviene sul mercato e sceglie il duo di riferimento per il nuovo tecnico, Paolo Vanoli. La spesa complessiva non arriva ai 10 milioni di euro, ripartiti in 7.5 per Coco (con 2.5 da aggiungere di bonus) e 2 per Maripan. La nuova difesa granata parte sottotraccia e non riesce a dare le garanzie di quelle precedenti, discorso che non vale solo per i centrali ma anche per i terzini. Il rendimento lo rispecchia sul campo. Non sono tanto i numeri a dirlo - anche se le 45 reti subite in campionato certificano la difesa granata come l'ottava in Serie A - ma le mancate sicurezze che troppo spesso gli interpreti, seconde linee incluse, hanno dato. Da sottolineare anche l'apporto dato da Vanja Milinkovic-Savic, senza dubbio il miglior granata della stagione 2024/2025, colui che con le sue parate ha più di una volta messo una pezza sulle mancanze della difesa ma poi è stato ceduto al Napoli. Oggi, all'inizio dell'era Baroni, la retroguardia è il punto debole della squadra. I cinque gol incassati contro l'Inter nella fiera degli errori hanno acceso l'allarme sulla stabilità del reparto. Servono correttivi, ma soprattutto qualche riflessione. Cosa è cambiato negli anni e perché si è arrivati con così poche garanzie? Si ragiona sempre sulla fase difensiva nel suo complesso, ma di certo a contare sono anche le qualità dei singoli. Il Torino ha giocato male le sue carte. Il club granata ha incassato 90 milioni dalle sole cessioni di Bremer e Buongiorno, un bottino più che lauto. Il problema non sono gli addii ma le contromisure: il Toro ha investito poco e male. E ora rischia di pagarne le conseguenze.