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ToroPreview, verso Bologna-Torino: “Come gestire il turnover?”

Redazione Toro News
Ogni settimana alcune domande sul prossimo match a tre dei nostri giornalisti, che ci dicono la loro sul momento del Toro

Quattro domande, tre pareri in merito. Le nostre opinioni, a volte concordi e a volte discordanti tra di loro. Ecco ToroPreview: prima della partita, tre dei nostri giornalisti risponderanno alle domande della redazione, dicendo la loro sull’impegno che attende la squadra e in generale sul momento dei granata. Opinioni personali a volte agli antipodi, per cercare di dare una visione più completa possibile al lettore sull’argomento trattato. Questa settimana, dall’altra parte del microfono ecco i nostri Davide Bonsignore, Andrea Croveri e Matteo Curreri.

Bologna dopo Napoli e Genoa. Il Toro troverà la terza vittoria consecutiva?

Bonsignore - Nelle ultime due partite il Toro ha affrontato due squadre opposte a livello tattico: il Napoli, che gioca a viso aperto, ha dato la possibilità a Baroni di fare il proprio gioco; il Genoa, al contrario, si è presentato molto ostruzionista e ha fatto di tutto per impedire al Torino di farlo. Per questo, soprattutto nel primo tempo, il Toro ha faticato a prendere le misure contro i rossoblù. Con il Bologna può essere una via di mezzo: la chiave che il Torino deve trovare per fare risultato anche al Dall'Ara riguarda proprio questo. Se i granata di Baroni riusciranno a preparare correttamente la partita e a modellarsi abbastanza in fretta sulla base dell'avversario, allora anche in quest'occasione potranno portare a casa qualcosa.

Croveri - Sicuramente non sarà facile, ma è importante sfruttare il momento. Le ultime due partite potevano tranquillamente finire diversamente - si vedano i gol sbagliati dal Napoli e il gol al novantesimo di Maripan - ma il calcio è fatto di episodi. Sarà fondamentale contenere al meglio l'attacco rossoblù ed essere più concreti sotto porta. Io sono fiducioso. Bisognerà mantenere alta la concentrazione.

Curreri - Dopo due vittorie consecutive, l’opportunità di sfatare il tabù della terza vittoria di fila — che dura dal 2019, dal Toro di Mazzarri — è certamente allettante. È però anche un dato che sottolinea la difficoltà cronica dei granata nel dare continuità a prestazioni convincenti. In parte lo si è già visto con il Genoa: non bisogna dimenticare un primo tempo insufficiente, che lasciava presagire un netto passo indietro rispetto alla gara col Napoli. Poi sì, è arrivata una vittoria emozionante, maturata nel finale grazie a Maripan e Paleari, che a modo loro hanno garantito i tre punti. Una partita che, tuttavia, conferma le difficoltà di una squadra ancora alla ricerca di una propria identità. Confrontarsi contro il Bologna di Italiano, che invece un’identità ben definita ce l’ha già, sarà un test molto probante. Sinceramente, mi aspetto una botta di realismo.

Tre partite in otto giorni costringono a cambiare qualcosa. Come gestireste il turnover?

Bonsignore - Io sfrutterei tre giocatori che si stanno rivelando molto in forma e che con la loro duttilità permetterebbero a Baroni di farne rifiatare altri. Tameze, in primis, schierando Ismajli in difesa, può essere alzato a centrocampo, sostituendo magari Asllani, che da quando è arrivato non ha ancora avuto riposo. Un altro è Gineitis, che contro il Genoa è entrato molto bene e che finora ha avuto poco spazio: come lui Ilkhan ma in questo momento darei spazio al lituano. E poi Ngonge...

Croveri - È importante che chi finora ha fatto panchina si dimostri pronto. In primis darei spazio a Ilkhan e Ilic, e sfrutterei la gara per fare ritrovare minuti a Duvan Zapata. Purtroppo dietro l'organico è piuttosto corto e gli infortuni sono parecchi. Baroni dovrà capire bene come muoversi. Vorrei vedere come si può inserire Aboukhlal nel 3-5-2.

Curreri - Io sarei molto combattuto, se fossi Baroni. Da una parte darei continuità agli uomini e al modulo che, rispetto alle enormi difficoltà iniziali, mi stanno garantendo maggiore equilibrio; dall’altra, un impegno così ravvicinato diventa anche un’occasione per capire come inserire nel 3-5-2 giocatori che, almeno sulla carta, non dovrebbero esserne adatti o che finora hanno trovato poco spazio. In primis, i tanto richiesti esterni del fu 4-2-3-1, che ora vanno ricollocati. Sicuramente darei nuovamente spazio al recuperato Ismajli e farei rifiatare Vlasic, per testare dal primo minuto — con il ritorno al modulo già adottato con Vanoli a inizio della scorsa stagione — le alternative a disposizione. Poi… ho già letto la domanda dopo.

In attacco Ngonge deve ritrovare una maglia dal 1'?

Bonsignore - Direi di sì. Come detto sopra, Ngonge è molto duttile e può essere schierato come seconda punta. Questo intanto permetterebbe a uno tra Simeone e Adams (che sono partiti titolari nelle ultime due) di rifiatare. E poi il belga è in un ottimo momento, anche quando subentra (come nelle ultime due) fa sempre la differenza con la sua tecnica. Mi sembra corretto sfruttare questo buon momento di forma e inserirlo già dal 1'.

Croveri - Secondo me no. Penso che il modulo possa difficilmente valorizzarlo dal primo minuto, invece lo trovo molto efficace a partita in corso. Proverei a puntare sulla coppia Adams-Simeone con Ngonge a dare freschezza a partita in corso. Sicuramente, gli darei comunque più minuti rispetto alla scorsa partita, anche per dare fiato ai compagni.

Curreri - Ecco, questa può essere la partita giusta per rivedere Ngonge titolare. Baroni, qualche settimana fa, prima di Parma, lo aveva invitato a scuotersi, e lui ora sta rispondendo al meglio. Sta bene e fa la differenza. Peccato che il suo miglior momento coincida con la svolta tattica adottata da Baroni, che chiaramente lo penalizza. La coppia Adams-Simeone sta funzionando: c’è alchimia tra due giocatori tecnici come lo scozzese e l’argentino. Ma il numero ravvicinato di partite, unito ai segnali che Ngonge sta mandando, rende la cornice del Dall’Ara lo scenario ideale per capire se il dialogo con il Cholito e una collocazione un po’ più dentro al campo possano essere proficui.

 

Nonostante l'avvio difficile il Toro è a un punto dalla zona Europa: giusto puntare a un piazzamento europeo?

Bonsignore - Non c'è altra soluzione. Se non punti alla luna non arrivi neanche al sesto piano (il detto era un po' diverso). In ogni caso, l'obiettivo deve necessariamente essere l'Europa, che poi sarebbe il gradino sopra al piazzamento di metà classifica che ogni anno il Torino raggiunge. A livello realistico, poi, va comunque detto che il Toro ha fatto questi punti affrontando la grandissima parte delle squadre più forti del campionato: si parla comunque di sei punti in due sfide contro due tra le prime tre squadre della classifica di Serie A al momento (Napoli e Roma). La differenza, però, la faranno le partite che ancora i granata devono giocare: quelle alla portata, contro Genoa, Pisa, Lecce, etc. Vincere quelle partite può portare realmente da qualche parte...

Croveri - Ogni anno la speranza è quella di arrivare in Europa. Il calendario ha messo la squadra subito a dura prova, e se guardiamo le partite abbiamo guadagnato punti importanti. Va detto che, per adesso, la classifica è molto compatta: ci sono squadre che l'anno scorso sono arrivate in Europa, o che comunque hanno lottato per arrivarci, che sono partite male. Ma, sinceramente, non penso che il Torino quest'anno sia al livello di Europa, soprattutto se a gennaio non si interviene sul mercato per portare organico in rosa e se non si lavora sulla mentalità di squadra - cosa che Baroni sta facendo, ma il processo è molto lungo.

Curreri –Per me quella parola lì, almeno per il momento, è da disconoscere: da eliminare dal vocabolario. Ci sono vari motivi che oggi mi portano a pensare che il Toro non sia pronto per giocarsi un piazzamento europeo: dalle rivali meglio attrezzate alla già accennata assenza di un’identità chiara, che — come ha più volte ribadito Baroni — fa parte di un percorso. Il Toro è ancora all’inizio della costruzione di un gruppo che sappia andare oltre i limiti che conosciamo e che abbiamo già ampiamente commentato, non solo nelle singole partite ma sul lungo periodo. Serve tempo per definire il malato pienamente guarito.