Come anticipato nella prima parte della nostra inchiesta (), le plusvalenze degli ultimi 5 esercizi hanno permesso al Torino di rientrare degli oltre 58 milioni di perdite che la società aveva registrato nei primi 7 anni di gestione, dal 2005 al 2012. Una chiara scelta societaria individuata e eseguita con successo dal duo Cairo-Petrachi. Acquistare giocatori giovani a prezzi vantaggiosi, valorizzarli e rivenderli a peso d'oro: potrebbe riassumersi volgarmente così la linea di gestione tenuta dal Torino nell'ultimo lustro. Una striscia intrapresa positivamente dal 2013 (13.350 milioni di euro di plusvalenza) e culminata nella cifra da record raggiunta nel 2017: 71.6 milioni di euro di plusvalenza. Un picco altissimo derivante dalla ricca campagna di cessioni attuate dal Torino nell'esercizio 2016/2017, ma anche all'oculata scelta societaria di dilazionare il pagamento dei crediti.
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Bilancio Torino 2018, stop alle plusvalenze da record: 55.9 milioni in meno rispetto al 2017
Ma, ad onor del vero, confrontando i risultati degli anni precedenti quello registrato nell'esercizio 2017 è un vero e proprio record. I 15.3 milioni di euro di plusvalenze messe a segno dal Torino nel 2018 è comunque un risultato in linea con l'ultimo lustro. Nonostante i 55.9 milioni di euro di differenza tra i due periodi.
| ESERCIZIO | PLUSVALENZE |
| 2013 | 13.350 milioni |
| 2014 | 31.195 milioni |
| 2015 | 9.979 milioni |
| 2016 | 17.814 milioni |
| 2017 | 71.600 milioni |
| 2018 | 15.334 milioni |
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