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Gravillon a tutto campo: “Ho preso il primo volo per venire al Torino”

Redazione Toro News

In Italia hai avuto diverse esperienze. Sei cresciuto nelle giovanili dell'Inter. Poi sei andato a Benevento, Ascoli, Pescara, Sassuolo e ancora Inter. Quando hai fatto il salto di qualità? "Il salto di qualità l'ho fatto al Pescara. Arrivavo dal Benevento che è stata un'esperienza difficile, non ero ancora pronto. Quindi avevo deciso di fare un passo indietro. Ho lavorato tanto, volevo tornare in alto e lì ho fatto un salto di qualità"

Che effetto ti ha fatto tornare in Italia dopo tre anni? "L'Italia mi era mancata, è un paese che mi piace tantissimo. Mi è mancato soprattutto il cibo. Anche lo stile di vita"

Parliamo della tua storia. Sei nato a Guadalupa, un'isola meravigliosa. Ma presto ti sei spostato nel Nord della Francia. Ti ricordi questo cambiamento? "Ero troppo piccolo, avevo due anni. Non ricordo (sorride, ndr)"

Hai iniziato a giocare nella squadra della città di Garges-lès-Gonesse. Com'era vivere lì? "Vivevamo in una città piccola. C'era la scuola e il campo da calcio. Subito dopo scuola andavo a giocare a calcio"

Ogni anno torni a Guadalupa... "Sì ogni anno. Torno sempre a giugno e se non vado altrove in vacanza a dicembre vado anche a dicembre per vedere la famiglia"

Dove vivono invece i tuoi genitori? Che rapporti hai con la tua famiglia? "Vivono a Parigi, insieme a mio fratello e mia sorella. Io devo stare sempre con la mia famiglia, sono uno che sta male se non sta con loro. Li chiamo ogni giorno e loro appena possono venire qua lo fanno. Alla mia famiglia piace molto Torino. Se siamo lontani facciamo videochiamate. Mio papà è venuto a Torino per la prima volta per la partita contro il Napoli, ma era già venuto in Italia a Pescara e a Milano quando giocavo lì"

A Guadalupa sei tornato di recente per la Nazionale. E' un orgoglio vestire quella maglia? "Sì è un orgoglio. A Guadalupa c'è mia nonna che non mi ha mai visto giocare in Europa. Quando vado lì è contentissima, mi vede tutta la mia famiglia"

In Francia ha giocato a Lorient e a Reims. Com è la Ligue 1? "La Ligue 1 è difficile. Nelle squadre che stanno in basso ci sono sempre due o tre giocatori davvero fortissimi. E' un campionato che si basa molto sull'individualità, su giocatori fisici, tecnici e rapidi. Da lì possono uscire giocatori che non hai mai visto"

Che differenze hai riscontrato nel campionato italiano? "Il calcio francese ha tanta individualità, le squadre più forti sono PSG e Marsiglia. Ma in Italia tatticamente quasi tutte le squadre sono forti e a volte può capitare che si faccia fatica a vincere con l'ultima in classifica. In Ligue 1 invece dici 'Con questi vinciamo' ed è quasi sempre così"

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