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L’inaugurazione del Filadelfia: quando il Toro divenne immortale

L’inaugurazione del Filadelfia: quando il Toro divenne immortale - immagine 1
Il 17 ottobre 1926 il Torino inaugurava lo stadio Filadelfia: casa del Grande Torino e cuore pulsante di fede e città
Andrea Croveri

Ci sono storie che sono creature palpitanti che pretendono di essere raccontate. Vivono nel respiro dei loro eroi, nella polvere dei loro campi, nel canto delle curve che non smettono di ricordare. Il 17 ottobre 1926 non è una semplice data nel calendario del calcio italiano: è una ferita e un sigillo. È il giorno in cui nacque una casa. E una leggenda. Quel giorno, in via Filadelfia 36, Torino vide sorgere il suo tempio: lo Stadio Filadelfia. Voluto dal Conte Enrico Marone di Cinzano, presidente del Foot Ball Club Torino, e progettato dall’architetto Miro Gamba, il “Fila” nacque come un impianto semplice: una tribuna coperta, un rettilineo, quindicimila posti appena. L’inaugurazione fu un evento solenne. Alla presenza del principe Umberto e della principessa Maria Adelaide, oltre quindicimila spettatori assistettero alla vittoria del Torino sulla Fortitudo Roma per 4-0. Quel giorno, un gesto di rara nobiltà accese un simbolo: i giocatori della Juventus scesero dagli spalti per rendere omaggio ai granata. Ma il Filadelfia non era soltanto uno stadio. Era una fucina di campioni, un luogo dove il talento diventava squadra e la squadra diventava leggenda. Il primo scudetto del Torino — poi revocato — arrivò proprio lì, tra quelle mura. E su quello stesso prato ne seguirono altri sei, conquistati dal Grande Torino, destinato a entrare nella storia. Il Filadelfia vide nascere il mito, lo accompagnò nella gloria e ne pianse la fine, il 4 maggio 1949, quando la tragedia di Superga spense per sempre gli Invincibili.

I granata vi giocarono fino al 1963: l’ultima partita ufficiale fu Torino-Napoli 1-1, con rete del Toro firmata da Enzo Bearzot, che anni dopo guidò la Nazionale italiana al trionfo mondiale del 1982 come commissario tecnico. Dopo quell’incontro, lo stadio rimase la casa degli allenamenti del Toro fino al 1993, anno in cui la squadra conquistò la sua ultima Coppa Italia. In quei decenni il Filadelfia restò un punto di riferimento, un luogo d’identità dove generazioni di giocatori e tifosi continuarono a riconoscersi. Il “Fila” fu anche teatro di record leggendari. Tra il 31 gennaio 1943 e il 23 ottobre 1949, il Torino rimase imbattuto per 100 partite consecutive: 89 vittorie e 11 pareggi, con 363 gol segnati e 80 subiti. Numeri che raccontano non solo la forza di una squadra irripetibile, ma anche la magia di uno stadio che sembrava inviolabile. Poi arrivò il tempo dell’abbandono. Il 18 luglio 1997 segnò una data dolorosa nella storia granata: fu il giorno della prima picconata al Filadelfia. La casa del Toro venne abbattuta, e Torino perdeva così un pezzo della sua anima, mentre le rovine del Fila diventavano il simbolo di una memoria ferita. Si dovette attendere fino al 17 ottobre 2015, ottantanove anni esatti dopo la prima inaugurazione, per assistere alla posa della prima pietra del nuovo Filadelfia. Due anni più tardi, lo stadio tornò a vivere, riconsegnato alla sua gente. Oggi il Filadelfia restaurato è di nuovo il cuore pulsante del Torino. Qui si allenano la prima squadra e le giovani promesse del vivaio, che crescono respirando la storia di chi li ha preceduti. Il Fila è tornato a essere un ponte tra passato e futuro, dove ogni allenamento, ogni passo sul campo, ricorda che la storia non si è mai davvero fermata.