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Cairo: “Ho sbagliato a pensare di poter apprendere dal Grande Torino”

Le parole / Così il presidente granata introducendo ai media il nuovo allenatore

Redazione Toro News

 TURIN, ITALY - JUNE 20: Torino FC president Urbano Cairo looks on during the Serie A match between Torino FC and Parma Calcio at Stadio Olimpico di Torino on February 23, 2020 in Turin, Italy. (Photo by Valerio Pennicino/Getty Images)

A margine della conferenza stampa di Marco Giampaolo, il presidente del Torino Urbano Cairo si rende disponibile coi media presenti per alcune domande.

Che idea si è fatto dell'ultima stagione?

"Siamo partiti con certi presupposti dopo un ottimo campionato la stagione precedente. C'era la voglia di fare ancora meglio e per questo ritenevo che fosse importante dare continuità ai calciatori della stagione scorsa. Ho fatto un parallelo con quello che fece il Grande Torino negli anni Quaranta, ovviamente lungi da me paragonarmi a quel presidente. Non voleva essere un accostamento, ma solo cercare di capire se ci poteva essere qualcosa di apprendere dal punto di vista dell'organizzazione e della gestione. Lungi da me pensare di accostarmi anche lontanamente a chi ha fatto quelle cose straordinarie negli anni Quaranta. Ma purtroppo non è stata una buona idea. Siamo in un periodo totalmente diverso, sono passati tanti anni. C'è una mobilità diversa dei calciatori, dei desideri diversi. Quindi bisogna cercare di andare incontro a questo tipo di desideri. E poi ci sono state altre cose di mezzo: come il fatto che Nkoulou abbia voluto essere ceduto, il che nasceva dal fatto che, quando lui arrivò da noi, in quell'occasione, non da me, gli fu fatta una promessa o una mezza promessa di fare un anno con noi e poi di essere ceduto. Ma ho pensato di tenere tutti i protagonisti del settimo posto per fare ancora meglio. Il mister Mazzarri era il primo a volere il mantenimento di quella difesa che tanto bene aveva fatto. E dunque lui era d'accordo. Questo in qualche modo mi ha fatto disattendere una promessa fatta non tanto a Nicolas quanto al suo agente, con cui peraltro si è creato un grande rapporto. Questo non è stata una cosa buona. Nel calcio, quando fai una promessa, bisogna mantenerla. E' stato un errore da parte mia la decisione di tenere tutti tra cui Nicolas che voleva fare nuove esperienze. Peraltro lui è un professionista e poi è tornato su livelli molto buoni. Un'altra cosa non giusta è stata, dopo la partita di andata col Wolverhampton, decidere di tenerlo fuori per il ritorno. Quando uno sbaglia una partita non va crocifisso. Col senno di poi questa cosa non l'avrei fatta. Poi forse qualcuno che lo conosceva ha fatto leva su alcune cose sue per portarlo via; c'è stata una serie di cose che ha creato malumore. Nkoulou poi si è comportato bene, anche Nana che è un grande conoscitore di calcio, ma in generale gli umori non erano positivi. Abbiamo superato due turni europei, poi ci è capitata la squadra peggiore che potessimo affrontare. Questo ha fatto cominciare la stagione in modo non positivo anche perchè i calciatori ci tenevano molto ad andare avanti. Inoltre si era partiti molto presto e la stagione è diventata lunghissima".

Ancora il presidente: "Abbiamo deciso di promuovere Massimo Bava come direttore sportivo, aveva fatto molto bene nelle giovanili, Comi lo spingeva. Poi però su alcune cose serve una esperienza diversa. Massimo ha dato l'anima e si è preso anche troppe colpe, ma questo è stato un altro granellino che ha rovinato il meccanismo. Peraltro, alla fine del girone di andata avevamo fatto 27 punti come l'anno prima. Ma il clima intorno non era bello, Mazzarri sempre contestato, io non parliamone, perchè lo metto in preventivo e non vado in panchina, ma uno che viene contestato e va in panchina magari ha un tipo di reazione diversa. In generale, comunque, da questa annata ho capito che serve solo gente motivata, che pensa di essere nel posto migliore del mondo".

Così Cairo: "Ho ripensato al mio percorso dei quindici anni di Toro. Quali sono le stagioni in cui siamo rimasti veramente delusi? Sicuramente quella del 2008-2009 quando retrocedemmo, quella del 2010-11 quando non andammo nemmeno ai playoff, e sicuramente questa stagione, perchè avevamo nettamente aspettative diverse. Sono tre stagioni negative su quindici. Per il resto abbiamo avuto buone stagioni. C'è stata la promozione del 2005-2006, la stagione del 2013-2014 in cui arrivammo settimi e poi fummo ripescati, il primo campionato con Ventura quando ritornammo in Serie A in cui cominciammo a mettere un seme per fare bene successivamente. Poi la stagione 2014-15 in cui arrivammo agli ottavi di Europa League facendo un buon campionato insieme all'impegno della coppa, dove siamo usciti con lo Zenit San Pietroburgo per aver giocato un tempo in dieci e dopo essersi giocati la qualificazione sino all'ultimo. Cito dunque tre stagioni molto negative, cinque stagioni molto positive (le due promozioni, le due stagioni al settimo posto con accesso all'Europa League, la stagione degli ottavi di finale europei). Nelle altre stagioni, abbiamo fatto cose discrete, non eccezionali, ma penso al primo campionato di Mihajlovic: ci divertimmo, la squadra segnò molto, Belotti fece 26 gol. Nel campionato dopo dovetti purtroppo esonerare Mihajlovic ma abbiamo finito il campionato discretamente. Tornando indietro, nelle prime stagioni di A in cui ci salvammo c'era un Toro che stava mettendosi in marcia. E la stagione in cui perdemmo la finale a Brescia non è stata ottima ma nel girone di ritorno abbiamo fatto una rimonta da 41 punti. Insomma: non so se sia giusto buttare via tutto. Ho avuto tre stagioni negative di cui mi dispiace molto, cinque positive, altre di buon livello. Poi se mi viene detto che non voler perdere ogni anno 20-30 milioni è una colpa, non so che dire. Per essere apprezzato come nei primi tempi o come in certi momenti devo perdere tutti questi soldi? Non ce la faccio, non me lo posso permettere. Non credo sia giusto farlo. Invece, quello che va fatto è migliorarci. Migliorare dappertutto".

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