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- Redazione TORO NEWS
Torniamo indietro nel tempo, ma solo di un mese: era il 25 settembre e il Torino riusciva ad alleggerire le scorie negative dell’umiliante 0-3 subito in casa con l’Atalanta grazie al passaggio del turno in Coppa Italia contro il Pisa. Baroni, per l’occasione, aveva effettuato un ampio turnover, cambiando anche il guardiano della porta granata. “Quando si viene chiamati in causa bisogna farsi trovare pronti e oggi ho fatto il mio”, dichiarava Alberto Paleari: parole che si sposano alla perfezione con quanto accaduto nella giornata di ieri, sempre all’Olimpico-Grande Torino, ma questa volta nella cornice di una gara di campionato. Una vittoria, quella contro il Genoa, che arriva in un momento decisamente più florido, in cui si celebra il bis dopo i tre punti conquistati con il Napoli. “Per chi gioca meno non è mai facile stare sul pezzo, invece dare quel contributo quando vieni chiamato in causa è gratificante, ti dà la forza di spingere giorno per giorno. Mi ha fatto vivere questa emozione e ci tenevo tanto.”
Le parole, in questo caso, non mentono. Anzi, danno lustro a una prestazione da assoluto protagonista. L’assenza di Israel poteva rappresentare un tema in vista della gara contro il Grifone, ma Paleari ha azzerato ogni dubbio, dimostrandosi pienamente all’altezza della situazione. Se con il Pisa già si era preso la copertina per il tuffo felino e salvifico al 96’, sulla conclusione di Tramoni, nel lunch match con il Genoa Paleari ha offerto due ottimi motivi per confermare la tesi della “massima fiducia in lui” da parte di Marco Baroni. Alberto da Giussano, questa volta, non ha brandito la spada, ma ha usato magistralmente i piedi per difendere con tutto se stesso una vittoria sporca, ma dal peso enorme. Nell’arco di un giro di lancette poteva crollare tutto: la reazione, dopo un primo tempo del tutto rivedibile, era stata premiata dal gol del Toqui Maripan, che con le stimmate del guerriero, del portatore d’ascia mapuche, aveva trascinato il gruppo al successo sfondando la porta col destro. Paleari ha scalciato via la negatività rappresentata dal tentativo di testa di Ekuban e, come se non bastasse, ha reso ancora più amara la settimana di Cornet, già reduce dall’errore dal dischetto contro il Parma, con un intervento miracoloso di mancino sulla successiva capocciata a un’unghia dal gol del 2-2 — e dalle conseguenti critiche che sarebbero piovute sulla tenuta difensiva a un passo dal traguardo. E allora sì che Paleari ha potuto esplodere in un’esultanza sguaiata, una miscela di cattiveria agonistica e gioia sfrenata, quasi rabbiosa. E c’è chi, sui social, ha già preparato il santino.
Così, in un intensissimo pranzo domenicale in salsa granata, Paleari si è tolto i panni di Robin e ha indossato quelli di Batman. In attesa di conoscere le tempistiche del rientro di Israel — che già ieri, nel post-partita, si è allenato — Baroni non può che essere soddisfatto di chi viene chiamato in causa eccezionalmente, confermando un discorso ampiamente ribadito sull’importanza di tutti gli elementi della rosa. “Le soddisfazioni più belle nella mia carriera me le ha date chi non giocava o non veniva considerato”, ha detto il tecnico, rispondendo proprio a una domanda su Paleari. Il portiere, in sala conferenze, ha però sottolineato di essere conscio del proprio ruolo all’interno del gruppo: un leader che lavora sottotraccia, che urla presente quando viene chiamato all’appello, ma che si impegna per far sì che i nuovi si integrino al meglio, creando anche una competizione proficua per chi è designato alla titolarità tra i pali. “Con Vanja avevamo creato un legame fra portieri e ciò lo ha portato a fare la sua miglior stagione — ha detto — Sto creando un buon rapporto con Israel. Più coinvolgimento c’è, alla lunga sono cose che pagano". Una lucidità disarmante, frutto dell’esperienza di chi sa che essere un capitano senza fascia significa esserci quando conta davvero.
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