Se a dicembre 2009, quando Gianluca Petrachi si accasò per la prima volta al Torino per rimanervi circa un decennio, il presidente granata Urbano Cairo aveva cambiato sia il direttore sportivo, salutando Foschi, sia l’allenatore, passando da Colantuono al brevissimo intermezzo con Beretta, tornando all’attualità la situazione, al momento, non presenta tali analogie. La situazione in casa Torino rischia però di precipitare. Tutti i difetti di fabbrica — soprattutto in sede di mercato, in un’incompatibilità nata fin da subito con la guida tecnica scelta per il post Vanoli — stanno emergendo in maniera tranciante: la peggior difesa del campionato, una squadra che si scioglie come neve al sole di fronte alla prima difficoltà e un Baroni che appare a dir poco spaesato, incapace finora di trovare una soluzione.

IL TEMA
Torino, Baroni confermato (per ora) da Cairo. Conosce Petrachi da tempo
I moniti al positivo, l’incessante richiamo a un “lavoro” fin qui lontano dal portare frutti, sono accompagnati anche da qualche dichiarazione quantomeno curiosa: “La squadra a me è piaciuta, ha fatto la partita che doveva fare”, frase che stride con l’oggettività del campo, che racconta — nel complesso — di una squadra troppo pericolosamente vicina alla zona rossa. Ma la posizione del tecnico non sembra essere un argomento di discussione, almeno a giudicare dalla risposta rilasciata da Cairo nel cortile dello stadio dopo la rimonta subita con il Milan: “Quindi, Baroni confermato? Ma ci mancherebbe altro. La posizione di classifica? Ma che vuol dire, sarà mica Baroni il tema, per favore…”.
Una vecchia fiamma per il Toro
—Eppure, questi primi mesi di campionato raccontano anche qualche responsabilità attribuibile a Baroni, ben lontano dall’aver trovato una quadra, come invece poteva sembrare prima della sosta, quando i granata — pur tra immancabili disattenzioni — avevano comunque offerto prove dignitose, prima di perdersi nella pioggia di gol subita contro Como, Lecce e, per ultima, la partita con il Diavolo.
Oggi, un fulmine a cielo già particolarmente plumbeo ha sconvolto le dinamiche societarie, con Vagnati che, dopo cinque anni e mezzo, è stato cacciato per un revival della miglior versione del Torino FC: quel Petrachi che costruì, in co-regia con Giampiero Ventura, una squadra fondata su un gruppo italiano forte a livello di senso di appartenenza — i vari Vives, Gazzi ecc. — da cui annualmente fuoriuscivano talenti su cui presto si presentavano le sirene dei club più ambiziosi. È con Petrachi che Cairo conobbe il gioco remunerativo delle plusvalenze.
E no, non tornerà Ventura come qualcuno paventa sui social: è un’epoca da relegare al passato. Il presente racconta invece di un nuovo connubio tra il “vecchio-nuovo” ds Petrachi e Baroni, che bypasseranno i convenevoli avendo già avuto un trascorso insieme.
Petrachi, Baroni e quel trascorso a Lecce
—Bisogna infatti risalire alla stagione 1987-1988, l’annata di esordio tra i professionisti del Petrachi calciatore, prodotto del vivaio del Lecce e lanciato in prima squadra da Carletto Mazzone. Di quella formazione salentina, Baroni era uno dei perni, mentre si preparava a trasferirsi al Napoli di Maradona. Insieme hanno giocato soltanto 229 minuti distribuiti in quattro presenze, ma a fine stagione festeggiarono la promozione in Serie A di quel Lecce che l’anno successivo avrebbe mandato il Toro in B per la seconda volta nella sua storia.
Pagine colorate di storia; bianca, invece, quella che racconterà il futuro del Torino, che — con una notizia come quella di oggi — viene rimesso completamente in discussione. Le prime avvisaglie arriveranno tra poche ore: sabato alle 15, quando al Grande Torino farà visita la Cremonese. Una gara fondamentale per il Toro, per non scivolare ufficialmente in un incubo, e soprattutto per Marco Baroni. Perdere contro quel Nicola, cacciato forse in maniera un po’ troppo precipitosa, porterebbe, quanto meno, Cairo a prendere in considerazione il tema.
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