Metà campo: aumentano le opzioni, ma l'equilibrio è ancora da costruire
—Se la difesa lascia numerosi dubbi, il discorso cambia in mezzo al campo. La cessione di Ricci sembrava aprire una falla pesante, ma la società ha risposto con due colpi interessanti: Anjorin e Asllani. Giocatori giovani, dinamici, con caratteristiche complementari. In questo reparto, Baroni ha a disposizione un ventaglio ampio: fisicità, tecnica, inserimenti. Il 4-2-3-1 esalta la possibilità di avere un doppio mediano solido e un trequartista capace di cucire il gioco. Oggi il centrocampo del Torino appare non solo competitivo, ma probabilmente il reparto più completo e qualitativamente migliore della rosa. È qui che i granata possono costruire la propria identità stagionale.
Reparto offensivo: alternative interessanti, ma le incognite sono concrete
—Il reparto offensivo ha vissuto un vero ricambio. Sono partiti Sanabria, l’ex Napoli Elmas (non riscattato) e Karamoh, in scadenza di contratto. In entrata, invece, la società ha cercato di alzare il livello con tre innesti mirati: Ngonge, Aboukhlal e Simeone. Sulla carta, l’attacco del Torino appare oggi più dinamico e tecnico. Simeone porta esperienza e fiuto del gol, Ngonge aggiunge strappi e imprevedibilità, mentre Aboukhlal è un esterno capace di dare profondità. Resta però un’incognita importante: Baroni saprà trovare l’alchimia giusta per farli convivere e rendere il pacchetto offensivo realmente incisivo? Il passaggio da Vanoli a Baroni non è solo un cambio di modulo: è una trasformazione profonda, che richiederà tempo, adattamento e scelte. La stagione è appena cominciata, ma le prime impressioni dicono che il Torino, se vuole davvero alzare l’asticella, dovrà in fretta trovare equilibrio tra la nuova idea di gioco e la tenuta difensiva, altrimenti il rischio è quello di pagare troppo cari i difetti strutturali.
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