tor toro Torino, il confronto con la rosa della scorsa stagione: rivoluzione o involuzione?

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Torino, il confronto con la rosa della scorsa stagione: rivoluzione o involuzione?

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il Torino cambia volto, ma difesa e attacco restano un rebus. L'analisi completa reparto per reparto della nuova stagione granata
Enrico Penzo
Enrico Penzo Redattore 

Il Torino ha aperto la nuova stagione con tante novità e altrettanti interrogativi. L’addio di Vanoli e il passaggio a Marco Baroni hanno significato un cambio di pelle radicale: dal 3-5-2 granitico e organizzato, al 4-2-3-1, con la possibilità di passare al 4-3-3 più propositivo e lineare. Un’evoluzione che, inevitabilmente, ha inciso in maniera profonda sulla struttura della squadra, reparto per reparto. Dopo questi cambiamenti la domanda risulta chiara: l'organico dei granata è migliorato rispetto all'anno precedente? Vediamo nel dettaglio come si presenta il nuovo Torino rispetto alla passata stagione reparto per reparto.

Reparto difensivo: settore indebolito, le fragilità sono numerose

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Un anno fa Vanoli poteva contare su uno dei portieri più affidabili della Serie A: Vanja Milinkovic-Savic, protagonista di una stagione sopra le righe, decisivo in termini di interventi e di continuità. Con il suo addio, il Torino ha scelto di puntare su Israel, profilo giovane e con margini di crescita. Le prime uscite hanno mostrato qualità tra i pali e coraggio nell’impostazione, ma è chiaro che il paragone con Milinkovic-Savic pesi: oggi il ruolo del portiere, da certezza assoluta, è diventato un’incognita che va testata sul medio periodo. Il cambio più evidente arriva nel reparto arretrato. Vanoli gestiva una difesa a tre compatta, sfruttando molto le spinte degli esterni. I giocatori a disposizione erano: Maripan, Coco, Masina, Walukiewicz, Borna Sosa, Pedersen, Lazaro, Dembélé e l’innesto invernale Biraghi. Con Baroni la difesa è passata a quattro, un sistema che richiede interpreti più specifici. Sono cambiati degli uomini: Walukiewicz è partito, al suo posto è arrivato Ismajli, mentre Borna Sosa è rientrato alla base e il Torino ha puntato su Nkounkou. Sulla carta, però, la sensazione è che il pacchetto arretrato si sia addirittura indebolito. L’esordio shock in campionato, con il 5-0 subito dall’Inter, ha mostrato limiti strutturali e di amalgama. Manca ancora un leader difensivo e, soprattutto, l’adattamento a una linea a quattro che richiede tempi e movimenti ben diversi da quelli del 3-5-2.


Metà campo: aumentano le opzioni, ma l'equilibrio è ancora da costruire

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Se la difesa lascia numerosi dubbi, il discorso cambia in mezzo al campo. La cessione di Ricci sembrava aprire una falla pesante, ma la società ha risposto con due colpi interessanti: Anjorin e Asllani. Giocatori giovani, dinamici, con caratteristiche complementari. In questo reparto, Baroni ha a disposizione un ventaglio ampio: fisicità, tecnica, inserimenti. Il 4-2-3-1 esalta la possibilità di avere un doppio mediano solido e un trequartista capace di cucire il gioco. Oggi il centrocampo del Torino appare non solo competitivo, ma probabilmente il reparto più completo e qualitativamente migliore della rosa. È qui che i granata possono costruire la propria identità stagionale.

Reparto offensivo: alternative interessanti, ma le incognite sono concrete

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Il reparto offensivo ha vissuto un vero ricambio. Sono partiti Sanabria, l’ex Napoli Elmas (non riscattato) e Karamoh, in scadenza di contratto. In entrata, invece, la società ha cercato di alzare il livello con tre innesti mirati: Ngonge, Aboukhlal e Simeone. Sulla carta, l’attacco del Torino appare oggi più dinamico e tecnico. Simeone porta esperienza e fiuto del gol, Ngonge aggiunge strappi e imprevedibilità, mentre Aboukhlal è un esterno capace di dare profondità. Resta però un’incognita importante: Baroni saprà trovare l’alchimia giusta per farli convivere e rendere il pacchetto offensivo realmente incisivo? Il passaggio da Vanoli a Baroni non è solo un cambio di modulo: è una trasformazione profonda, che richiederà tempo, adattamento e scelte. La stagione è appena cominciata, ma le prime impressioni dicono che il Torino, se vuole davvero alzare l’asticella, dovrà in fretta trovare equilibrio tra la nuova idea di gioco e la tenuta difensiva, altrimenti il rischio è quello di pagare troppo cari i difetti strutturali.