Non c’è due senza tre è un detto che, dalle parti della Torino granata, non sembra proprio attecchire. In questi ultimi sei anni e passa il Toro si è spesso fermato allo scalino precedente, senza aderire a quel numero che dantescamente è sinonimo di perfezione. Forse un’ammissione di incompletezza, di un’indisposizione al salto di qualità, che si è stroncata più volte attraverso varie forme di immaturità e, probabilmente, mancanze nel compiere quello sforzo in più. I granata sono più come Renato Zero: "Il triangolo no", pur avendolo parecchio considerato. Già ben 19 volte, da quell’ultimo trittico di successi tra febbraio e marzo 2019, hanno messo assieme due vittorie consecutive senza riuscire a formare una trilogia. E quindi il Toro, dopo gli acuti con Cremonese e Sassuolo, ricomincia da tre per la ventesima volta, sperando che sia quella definitiva.

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Toro, con il Cagliari si cerca il tris: l’ultima volta contro Baroni
Nel 2019 c'era in sella Petrachi
—L’ultima occasione in cui i granata si sono confrontati con questa sorta di armonia universale c’erano almeno un paio di denominatori comuni con il presente. Chi più direttamente, chi meno, avevano contribuito a qualcosa che non si è più ripetuto. Il primo era dalla parte giusta della storia e porta il nome di Gianluca Petrachi, che da quando è ritornato a Torino deve aver offerto doti sciamaniche, visto che con il suo avvicendamento con Vagnati sono arrivate due gioie che ora riaccendono, appunto, una nuova speranza di tris. Chissà se ricorda i 5.000 euro di multa che gli inflisse il giudice sportivo nella vittoria casalinga per 2-0 con l’Atalanta, per aver utilizzato toni offensivi discutendo con l’arbitro Orsato. Un successo, firmato Izzo e Iago Falque, che diede il là a un’altra vittoria di fronte al proprio pubblico, questa volta ai danni del Chievo. Una partita sofferta, con un finale scoppiettante a tinte granata: la botta da fuori di Belotti, con Rincon e Zaza ad accompagnare.
Nell'1-2 a Frosinone, granata contro Baroni
—Ed ecco allora entrare in scena il secondo denominatore comune, ossia l’uomo che spera di interrompere questo tabù e che gli permetterebbe di chiudere l’anno con una tranquillità, fino a due settimane fa, nemmeno pronosticabile. Ma in quel 10 marzo 2019, al contrario di Petrachi, era lui a trovarsi dalla parte sbagliata della disputa. Al Benito Stirpe andava in scena Frosinone-Torino e a sedere sulla panchina dei ciociari c’era Marco Baroni, che aveva chiuso con il naso avanti la prima frazione. Il gol di Paganini interrompeva la striscia di sei clean sheet costruita partita dopo partita da Salvatore Sirigu. Nella ripresa, Belotti rimette in discussione la contesa di testa. "Sull’1-1 abbiamo smesso di attaccare e non ce lo possiamo permettere. Sapevamo che potevamo soffrire i cross…", diceva Baroni nel post partita. Non a caso, il gol vittoria arriva proprio da un traversone di Ansaldi da destra, la sponda di Ola Aina e la girata vincente, ancora, del Gallo. 1-2 e terzo successo consecutivo.
Chiudere il 2025 col botto
—A fine stagione, Baroni avrebbe affrontato l’amarezza della retrocessione in Serie B; il Toro avrebbe invece accarezzato l’Europa League, grazie al dietrofront del Milan, poi sfumata con il Wolverhampton. Durante il doppio confronto con gli inglesi, Gianluca Petrachi era già il direttore sportivo della Roma, nonostante Cairo, in quel mese di marzo, avesse affermato: "Le voci su Petrachi alla Roma mi stupiscono. Gianluca ha un contratto con il Torino fino al 2020". La storia insegna altro, ma come dice proprio uno dei romani più noti: "Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano…". Ed eccoci qui, a un nuovo ciclo Petrachi: e chissà che non fosse proprio il ritorno del ds leccese a servire per superare questo scoglio. E poi c’è Marco Baroni, dalla scorsa estate tecnico granata, che già contro Napoli e Genoa aveva assaporato il bis senza riuscire a dargli seguito, pareggiando poi 0-0 a Bologna. Ora una nuova opportunità, di fronte al Cagliari, sperando di stappare quello buono a Capodanno.
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