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Toro in numeri: Asllani, pulizia in costruzione ma anche diversi errori

Matteo Curreri
Regia affidabile e 92% di precisione, ma cala nei duelli e nella metà campo avversaria

In un’estate lunatica sul piano della costruzione della rosa, della scelta degli interpreti migliori e soprattutto del modulo con cui dare identità ai granata, l’arrivo di Kristjan Asllani si inseriva nel bel mezzo di una variazione. Baroni passava dal doppio play del 4-2-3-1, su cui aveva posto le basi del suo percorso al Torino, all’adozione — all’intervallo della gara di Coppa Italia contro il Modena — del 4-3-3. Asllani era la risposta immediata a questo nuovo vestito tattico e, a ridosso della partita d’esordio in campionato con l’Inter, in cui i nerazzurri avevano tirato fuori il pallottoliere, approdava al Filadelfia in prestito oneroso con diritto di riscatto fissato a 12 milioni. Una scelta importante per la sua carriera: da rincalzo in una formazione di alto livello europeo, seppur pur sempre un rincalzo, alla possibilità di ritrovare continuità e assaporare nuovamente la sensazione, prima di arrivare allo stadio, di essere un protagonista dell’evento. Nella sosta di ottobre aveva lui stesso affermato di essere dispiaciuto per aver lasciato l’Inter, “però per me stesso era bene cambiare, per l’Inter, per me. Sono contento di essere a Torino. L’ho voluto fortemente e per me è importante essere lì e avere un gruppo che mi vuole bene e mi ha fatto integrare bene”.

Asllani, dalla titolarità alle tre panchine

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Nel frattempo, Asllani si è adattato a un altro cambio tattico: il 3-5-2 che Baroni ha disegnato sulle caratteristiche della squadra. Per l’albanese è cambiato poco: gioca nel suo ruolo naturale, da vertice basso. Per questo Baroni gli aveva sempre garantito la titolarità, almeno fino all’ottava giornata. Contro il Genoa, però, Asllani ha offerto una gara sottotono, imprecisa, scivolando anche maldestramente in occasione del gol di Thorsby. Da quel momento, nelle ultime tre uscite, Baroni lo ha fatto partire dalla panchina — come contro Bologna e Juventus — o non lo ha nemmeno chiamato in causa, come nella gara con il Pisa. Gli ha preferito Ilic, sul quale però il tecnico granata, alla luce dell’infortunio subito a Wembley, potrebbe non poter fare affidamento per qualche settimana. Ed ecco allora profilarsi l’occasione del rilancio. Asllani, che lo stesso giorno ha firmato il gol ad Andorra che è valso il playoff Mondiale, ha ricevuto parole importanti dal ct Sylvinho: “Aveva bisogno di giocare sempre, di fare il titolare. Lasciare l’Inter per il Torino lo ha fatto crescere: è un calciatore diverso, sempre dentro alle dinamiche del nostro gioco, che sia da regista o da mezzala. Ci aiuta a dare equilibrio tra le due fasi di attacco e difesa, che è la qualità maggiore della nostra squadra”.

I numeri della stagione

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Dopo 11 giornate, Asllani ha messo insieme 9 presenze, 7 da titolare, per un totale di 612 minuti giocati. Viaggia a 68 minuti di media, indice di un giocatore che, quando parte dall’inizio, resta spesso dentro la partita fino alle sue fasi decisive. Il dato che più descrive il giocatore che il Toro ha trovato in questi primi mesi è quello dei tocchi: 45.8 a partita, che lo mostrano sempre coinvolto nella manovra. La precisione totale dell’86%, che sale addirittura al 92% nella propria metà campo, racconta la pulizia nelle uscite. È anche un giocatore creativo, con 0.8 passaggi chiave a gara, una grande occasione creata e 0.62 xA (expected assists) complessivi.

Ma poi ci sono anche le note dolenti. Sul piano fisico deve ancora migliorare: vince soltanto un contrasto a partita. È un giocatore più di posizione, che soffre nei duelli. Se la precisione dei passaggi è del 92% nella propria metà campo, cala al 71% in quella avversaria, perdendo qualità quando si alza il suo raggio d’azione negli ultimi 40 metri. Infine, qualche incertezza in fase difensiva: un errore che ha portato al tiro, uno che ha portato al gol e tre ammonizioni, elementi che lo vedono ancora in difficoltà nella gestione delle situazioni delicate.