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Fairplay, lettera aperta all’UEFA: il tifoso “cliente” e i fondi sovrani (Parte 5)

NANJING, CHINA - JULY 22:  FC Internazionale Milano board member Steven Zhang Kangyang speaks with the media during a press conference at Suning Jiangsu Training Center on July 22, 2017 in Nanjing, China.  (Photo by Claudio Villa - Inter/Inter via Getty Images)

Riceviamo e pubblichiamo / Continua l’analisi di Anthony Weatherill, nipote dello storico allenatore del Manchester United Matt Busby: in questa quinta puntata la nascita dei fondi sovrani a controllo del calcio

Redazione Toro News

"Riceviamo e pubblichiamo – in 6 parti – la lettera aperta di Anthony Weatherill, nipote del grande Matt Busby, indimenticato allenatore del Manchester United dal 1945 al 1969 (con cui vinse 13 trofei, tra cui una Coppa dei Campioni) e che sopravvisse al disastro aereo di Monaco del 1958, nonostante le gravi ferite risportate.

"In questa lunga e interessante lettera aperta, redatta con la collaborazione del tifoso granata Carmelo Pennisi, noto scrittore (sua la sceneggiatura del film “Ora e Per Sempre”, dedicato al Grande Torino), Weatherill manda un messaggio di speranza all’UEFA, parlando delle origini del calcio, e della morte del fairplay così come era inteso agli albori di questo sport. Partendo dal caso Neymar/Mbappé, Weatherill si addentra in un analisi che va a ritroso del tempo, fino alla radice del problema, mettendo in evidenza i reali autori dell’attuale deriva del football.  In questa penultima parteWeatherill inquadra l'involuzione del tifoso, diventato macchina di consumo per le società.

"(Qui la puntata precedente) "Continua Aleksander Ceferin sull’intervista concessa: “noi siamo contenti del prodotto calcio, che è fantastico, aumenta i ricavi e distribuisce utili. Il vero problema sono i soldi che escono dal sistema…”.  Per Ceferin uno dei problemi principali sono le commissioni troppo alte che i procuratori sportivi percepirebbero nelle operazioni di compra-vendita. Ma sono veramente questi i soldi che escono dal sistema? “I fondi sovrani nascono come speciali veicoli di investimenti pubblici, per investire in strumenti finanziari e altre attività i surplus fiscali o le riserve di valuta estera”. Questa citazione di scuola, fa capire chiaramente che un fondo sovrano investe sempre in un territorio/nazione che non è il suo, dichiarando per sua evidente costituzione che non vuole avere legami verso il territorio/nazione verso il quale sta investendo. Tutti i denari che il fondo sovrano guadagna da questi investimenti saranno utilizzati nel solo esclusivo interesse dei cittadini dello stato a cui il fondo sovrano appartiene. Ma se ciò è assolutamente corretto, come è logico che lo sia, allora una contraddizione evidente balza assolutamente davanti a noi: un fondo sovrano che controlla una squadra di calcio non solo tratta il tifoso come un cliente, ma finisce per utilizzare i notevoli proventi generati dal tifoso/cliente (dotato di amore incondizionato e quindi non necessitato di essere attenzionato da un ingente investimento in marketing) in una realtà da lui assolutamente lontana.

"Il tifoso/cliente spendendo i suoi soldi nel biglietto dello stadio, nell’abbonamento tv, nel merchandising decide di mettere in mano i suoi soldi, “donarli” per l’amore incondizionato verso la sua squadra, a chi ha il potere di utilizzarli: la proprietà del club. Il tifoso/cliente, a questo punto, potrebbe dormire sonni tranquilli, se la proprietà del club fosse in mano a gente dotata del suo stesso amore incondizionato. Ma, come ho già spiegato, un fondo sovrano investe sempre in qualcosa di diverso e lontano rispetto alla gente a cui deve amore incondizionato. Qui, secondo me, risiede il problema che l’acquisto di Neymar e Mbappè (e dello United, e del City, e di Dembelè, ecc…) ha fatto venire prepotentemente alla luce. Questi due acquisti non sono stati fatti nell’interesse del club parigino, ma solo nell’interesse del fondo sovrano del Qatar. E qui, egregi dirigenti del calcio europeo, non potete, proprio non potete, volgere lo sguardo da un’altra parte(specialmente dopo la scandalosa acquisizione dello United da parte dei Glazer). Voi dovete pretendere, in quanto custodi e regolatori del calcio europeo, che il fairplay, cioè il rispetto delle regole e della lealtà in nome e per conto dei più deboli e per far sì che la vittoria dei più forti sia legittimata da giustizia, siano rispettati. Ci sono dei tifosi che sono stati, e continuano ad essere, palesemente raggirati da un fondo sovrano che non può, e non deve per sua costituzione stessa, perseguire gli interessi del loro amore. I dirigenti del calcio europeo devono intervenire non solo per tutelare il patrimonio dei tifosi, ma anche per difendere i diritti di tutti gli altri club della Ligue 1 che non hanno la forza devastante di nessun fondo sovrano alle loro spalle. Il fairplay, che è la natura stessa del gioco del calcio e che viene ricordato in ogni manifestazione presieduta dalla FIFA, impone che tutti debbano rispettare le regole senza abusare di un potere abnorme per aggirarle. Questo, come è del tutto evidente, nella Ligue 1 non sta avvenendo.  E non sta avvenendo nemmeno in Italia con l’ingresso dei cinesi nelle proprietà di Inter e Milan, due tra i club non solo più importanti d’Italia, ma del mondo.

"Per la conformazione stessa della natura del potere in Cina, non esistono imprese private, ma solo privati che hanno avuto in concessione imprese che devono essere regolate dal governo e che al governo devono rispondere. Quindi ci troviamo di fronte ad un sistema cinese di imprese che, in realtà, vanno a comporre un grosso fondo sovrano mascherato e controllato rigidamente dal governo cinese(sia chiaro che la mia è solo una valutazione oggettiva di un dato di fatto, non una critica in postivo o in negativo di un sistema politico/imprenditoriale. Cosa che, eventualmente, spetterebbe a ben più autorevoli personalità della mia)" (continua)

"Anthony Weatherhill / Carmelo Pennisi