Uno dei più grandi what if degli ultimi anni granata è proprio Alessio Cerci. La piazza lo ricorda per le faville fatte nella stagione 2012/13 e nella successiva, ma extra-campo le memorie sono tutt'altro che positive. L'esterno offensivo granata, infatti, ha lasciato la maglia granata nell'estate del 2014 per andare all'Atletico Madrid, ma il suo trasferimento è ricordato da tutti per la celebre frase pronunciata sui social dalla sua compagna: "Andiamo nel calcio che conta". Uno scossone per il calcio italiano, certamente, ma soprattutto per i tifosi granata, che hanno interpretato quella frase come una mancanza di rispetto.


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“Andiamo nel calcio che conta”, Cerci torna sull’episodio: “Fui massacrato”
Cerci ritorna su quel fraintendimento: "Andiamo nel calcio che conta"
—Proprio su quest'episodio è tornato Alessio Cerci insieme a Sandro Sabatini nell'ultima puntata del podcast Calcio Selvaggio. Così l'ex granata ha commentato uno dei momenti più duri della propria carriera: "Ero arrabbiatissimo, ero perseguitato. Io volevo rimanere in Italia, avevo avuto tre trattative con club italiani e la mia ragazza si è sfogata con quell'"Andiamo nel calcio che conta". Non è stato per sminuire il calcio italiano, ma per dire che avrei voluto rimanere ma mi hanno cacciato. Infatti sono andato all'Atletico di Madrid il 1° settembre, ho firmato all'ultimo secondo. Io purtroppo sono stato massacrato per sei anni, questa cosa mi ha dato fastidio". Un trasferimento, quello nella capitale spagnola, che - anche per come è finito, a livello calcistico - Alessio Cerci racconta con un po' di rimpianto: "Tornando indietro nel tempo, all'epoca avevo la possibilità di rimanere al Toro. Ho avuto diverse trattative che però non sono andate a buon fine. Ovviamente l'Atletico Madrid è un grandissimo club ed era un onore per me essere finito nel loro mirino, però la mia idea, conoscendo bene il calcio italiano, era di proseguire il percorso in Italia. Quindi sono andato controvoglia, mi sono accontentato. Non c'ero con la testa".
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