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TESORO - Una stagione più tardi, quando il Toro di Colantuono faticava in Serie B, fu invece Savino Tesoro a farsi avanti. Condannato nel 2004 a due anni e sei mesi per una storia di false fatture che servivano come copertura, l'imprenditore pugliese arrivò a polemizzare con Cairo. All'affermazione del presidente granata ("Venderò solo ad un imprenditore più bravo e più ricco di me"), Tesoro rispose così: "Allora dimostri quanto è ricco e soprattutto quanto è bravo: così io potrò capire se posso essere alla sua altezza oppure no". Alla fine non se ne fece nulla e la famiglia Tesoro ripiegò sul Lecce, dove rimase per tre anni senza riuscire a portare i salentini dalla Serie C alla B.
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PROTO - Nella primavera del 2011, quando il Toro di Lerda non riuscì nemmeno a qualificarsi ai playoff e Cairo mise in vendità la società, il nome nuovo fu quello di Alessandro Proto. Insieme a sei investitori italo-svizzeri di cui non volle svelare l'identità, Proto si fece avanti ma da parte di Cairo non arrivò nessuna apertura. Dopo anni caratterizzati da truffe e violazioni finanziarie, un anno fa Proto è stato nuovamente arrestato. Il motivo? Truffa aggravata: sottratti 130 mila euro ad una donna malata di cancro dietro promesse di cure. Sono quindi tutt'altro che incoraggianti i precedenti degli investitori intenzionati ad acquistare il Toro. La palla ora passa al "Progetto Taurinorum": starà a loro presentare un progetto serio.
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