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Le operazioni di mercato del Toro: tre riflessioni su M’Baye Niang

Federico Bosio

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"Non si può certamente dire che non sia stato un tema ricorrente. Mazzarri ha sempre messo le cose estremamente in chiaro dal suo approdo sulla panchina granata: il toscano è un tecnico che predilige lavorare con rose corte, composte da un numero limitato di giocatori in ogni ruolo, sia per poter lavorare meglio con ogni pedina ed instaurarvi un rapporto personale migliore, sia per evitare eventuali malumori. A maggior ragione, se la squadra deve affrontare solamente due competizioni. La conseguenza era cristallina: il reparto offensivo del Torino doveva essere sfoltito. La cessione di Niang - unitamente a quella di Ljajic, che però aveva più un ruolo da jolly all'interno della rosa - va a collocarsi anche in quest'ottica, con il club granata che ha voluto esaurire le richieste del proprio tecnico che ha chiesto e ribadito di volere solo quattro attaccanti in rosa. Ora, li ha: Belotti, Zaza, Falque ed Edera.

"Da sottolineare il fatto che la fermezza delle linea presa abbia spinto il Torino anche a rivalutare parzialmente la propria posizione in merito all'attaccante. Le dichiarazioni di Petrachi in pieno calciomercato parlavano di una filosofia ben chiara: "Il Torino ha comprato Niang, quindi non lo presta." perchè la volontà era quella di attuare un immediato ritorno economico per quanto possibile. La volontà di cedere quello che era divenuto un esubero ha però fatto rivalutare la situazione ai vertici granata, che negli ultimi giorni sono arrivati ad accettare la formula del prestito con diritto di riscatto pur di concretizzare il trasferimento.

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