LEGGI ANCHE: Gli stipendi di Conte e Messi
Non può esistere giustizia e armonia sociale in un complesso di regole costruito per essere regolato dalla discrezionalità. Non possono esserci due ministri, Roberto Speranza e Vincenzo Spadafora, riluttanti a dire una parola certa a nome del governo su quanto è accaduto domenica sera allo Stadium. Fa quasi ridere, per non dire piangere, un Ministro della Repubblica affermare come “sarebbe stato meglio trovare una soluzione condivisa, non serve schierarsi. I protocolli sono chiari e stabiliscono responsabilità precise”. Domanda: perché il ministro avrebbe preferito una soluzione condivisa, quindi discrezionale, se esistono protocolli chiari e responsabilità precise? Laddove esiste una legge chiara, dovrebbe essere facile stabilire chi ha torto e chi ha ragione, e stabilirne le conseguenti sanzioni. Se è vero, come afferma l’autorevole giurista Karl Schmidt, che “sovrano è chi decide lo stato d’eccezione”, allora non si capisce come importanti decisioni per la vita di una comunità possano essere demandate ad un organo che non sia un governo. Ma forse il giurista tedesco non deve essere considerato molto serio dalle élite politiche italiane, che attraverso Roberto Speranza, giovane e attivissimo Ministro della Salute, a proposito della polemica della mancata partita di Torino ha lapidariamente dichiarato: “le cose importanti in questo momento sono altre. Si parli un po’ meno calcio e un po’ più di scuola”. Fa impressione, almeno a me, quando la retorica populistica prende piede nella gestione di un Paese, quando un politico, invece di provare a risolvere dei problemi, utilizza l’escamotage del sempiterno odio contro i mondi scintillanti, e il calcio è a pieno diritto uno di questi, per fare una dichiarazione ad effetto dall’evidente tornaconto personale per la sua immagine. Cosa vuol dire meno calcio e più scuola? Niente naturalmente, perché un governo ha il diritto/dovere di occuparsi con la stessa determinazione e attenzione di tutte e due le cose. Se esiste un Ministro dello Sport, vuol dire che il Paese considera questo aspetto una delle sue priorità. Inoltre, scorrendo l’informazione, non corrisponde al vero la mancanza di dibattito sufficiente sulla scuola, tutt’altro. E poi invece di parlare di scuola, forse, e in nome della serietà evocata dal Colle, sarebbe meglio fare qualcosa per essa. Mi dispiace per le preoccupazioni scolastiche di Speranza, ma francamente trovo inquietante assistere ad un governo incapace di prendere una posizione certa nemmeno riguardo ad una partita di calcio.
Tutto è lasciato ad una evidente guerra tra bande, dove presto la rissa ha cominciato a fare da padrone. Basta leggere i commenti dei tifosi napoletani e juventini, impegnati da domenica a prefigurarsi un diritto in nome esclusivo dei loro interessi. In una nota trasmissione sportiva campana, un giornalista ha tentato disperatamente per tutta un’intervista di far dichiarare al responsabile della Asl 2 Napoli Nord, che se il Napoli fosse partito per Torino avrebbe commesso un reato penale. Risultato? L’intervistato ha ripetutamente glissato su eventuali responsabilità penali del Napoli, qualora si fosse presentato allo Stadium. La confusione su questa vicenda, ripeto, ormai è all’apice, e chi ha visionato il documento dell’Asl napoletana sostiene come non vi sia contenuto nessun divieto al Napoli di partire alla volta di Torino. Forse il ministro Spadafora dovrebbe fare una dichiarazione netta e chiara per stabilire in modo inequivocabile cosa abbia stabilito veramente l’Asl con quella sua valutazione scritta. Aspettiamo speranzosi. Personalmente avrei preferito un gesto di sportività da parte della Juventus, e al posto del presidente Agnelli non avrei presentato la squadra allo Stadium. Ma questa è una considerazione soggettiva, e non può avere nessuna pretesa di assurgere allo stesso livello di una norma.
LEGGI ANCHE: I quattro miliardi che perderà l’ECA
Ma, come detto, negli ultimi giorni la Juventus non è stata protagonista solo del mancato incontro di domenica sera, ma anche di un’inquietante inchiesta fatta dalla trasmissione “Le Iene”, su un retroscena di Inter-Juventus del 2018. Tutti ricordiamo le furiose polemiche scatenatesi intorno alla mancata espulsione di Pjanic nel corso di quella partita fondamentale per la corsa scudetto di Juventus e Napoli, polemiche che avrebbero potuto trovare un chiarimento attraverso le conversazioni tra l’arbitro Orsato e l’addetto al VAR. Cosa che l’ex Procuratore Capo della FIGC, Giuseppe Pecoraro, ha provato a fare richiedendo all’Aia (Associazione Italiana Arbitri) e alla Lega A l’audio video dell’episodio incriminato. E qui arriva la sorpresa: il video è senza audio, quindi il reperto diventa inutile per l’indagine di Pecoraro. Ascoltato dall’inviato delle Iene, Nicola Rizzoli, il designatore arbitrale, ha detto in modo risoluto di dubitare che possano “esistere video del VAR senza l’audio”. Aggiungendo come questa ipotesi impossibile dovrebbe essere dimostrata dall’ex Procuratore Capo della FIGC. Rizzoli ha rubricato la denuncia di Pecoraro come parole, sfidandolo a dimostrare la fondatezza della sua denuncia. A quel punto l’intervista a Rizzoli ha raggiunto vette di comicità attraversate da nervature surreali impensabili, con l’inviato della nota trasmissione obiettare come probabilmente si stesse dando “del cazzaro” a Giuseppe Pecoraro, e con Rizzoli a replicare che lui assolutamente non lo stava definendo così.
Giuseppe Pecoraro potrebbe essere davvero un “cazzaro”? A scorrere il suo curriculum non sembrerebbe proprio l’archetipo del “conta balle”, anzi la sua dichiarazione rilasciata alle Iene è un autentico capolavoro di chiarezza spicciola tipica di chi ha dedicato una vita alla giustizia e all’ordine pubblico: “dal momento che è muta (la registrazione), che me l’hanno data a fare?”. Dichiarazione sublime, che come conseguenza dovrebbe avere una sola conclusione: l’ufficio inchieste delle federazione convochi Rizzoli e Pecoraro, e tutti insieme, appassionatamente, si proceda alla visione del video recapitato all’ex Prefetto di Roma. Giusto per capire chi dei due sta mentendo. Ma sarebbe una soluzione troppo semplice in un contesto italiano dove tutto è pensato e costruito per restare con delle domande perennemente sospese nell’aria, con delle risposte impossibili da enucleare. Un grandissimo Ennio Flaiano, di fronte a tale scenario avrebbe rispolverato uno dei suoi più celebri aforismi: “La situazione politica in Italia è grave, ma non è seria”. E chissà se Sergio Mattarella lo avrebbe perdonato per tanta impudenza, al limite del tradimento patrio.
(ha collaborato Carmelo Pennisi)
Anthony Weatherhill, originario di Manchester e nipote dello storico coach Matt Busby, si occupa da tempo di politica sportiva. E’ il vero ideatore della Tessera del Tifoso, poi arrivata in Italia sulla base di tutt’altri presupposti e intendimenti.
Disclaimer: gli opinionisti ospitati da Toro News esprimono il loro pensiero indipendentemente dalla linea editoriale seguita dalla Redazione del giornale online, il quale da sempre fa del pluralismo e della libera condivisione delle opinioni un proprio tratto distintivo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA



/www.toronews.net/assets/uploads/202508/2152c6c126af25c35c27d73b09ee4301.jpg)