Nel Segno del Toro / Torna l’appuntamento con la rubrica di Stefano Budicin, che ci racconta un’altra curiosità interessante sulla storia del Torino
Gli anni '60 hanno significato per il calcio granata un decennio di grande sviluppo, se non una vera e propria rinascita. Il periodo persuase il Torino che ci si sarebbe dovuti rimboccare le maniche per riprendersi dalla debacle della retrocessione in serie B, avvenuta nel '58-'59. Facciamo un breve riepilogo di quanto accadde in quegli anni.
Il compito della ricostruzione viene affidato a Luigi Morando, brillante imprenditore che fin da subito mostra di volersi imporre sui litigi interni alla linea dirigenziale, facendoli immediatamente cessare. Ed è già un Torino diverso quello che affronta il campionato '60-'61, tornando in serie A e desideroso di dimostrare al mondo che il periodo dei Campionissimi è tutto fuorché un ricordo. La squadra è stata ricomposta scommettendo sul talento di matricole particolarmente virtuose. E i risultati si fanno vedere: 30 punti in cartellone e un dodicesimo posto in classifica. Al termine della stagione Morando lascia l'incarico e subentra al suo posto Angelo Filippone. Il socio non perde tempo e acquista due giocatori provenienti dall'Inghilterra: Denis Law e Joe Baker. I due giocheranno rispettivamente 27 partite (con 10 reti) e 19 partite (con 7 reti) e aiutarono la squadra a centrare un settimo posto di tutto rispetto, prima di vedere la loro esperienza italiana conclusa dopo solo una stagione anche a causa di un brutto incidente d'auto in pieno centro. L'anno successivo il Torino si classificherà invece ottavo, sempre sotto la direzione di Filippone.
Con l'arrivo di Nereo Rocco e di Orfeo Pianelli alla presidenza, la stagione '63-'64 garantisce ai granata un altro settimo piazzamento, e si capisce da subito che la squadra ha il potenziale per scrivere di nuovo la storia. L'anno successivo arriva infatti il terzo posto, miglior piazzamento dai tempi del dopo Superga, e la semifinale in Coppa delle Coppe. La rosa include atleti del calibro di Roberto Rosato, Gigi Meroni, Giorgio Ferrini, Giambattista Moschino e Giorgio Puia.
La stagione '65-'66 non si rivela altrettanto scoppiettante: il Toro si classifica decimo e la squadra fatica a mostrarsi consistente. L'anno successivo Nereo Rocco lascia la dirigenza e il suo posto viene preso da Edmondo Fabbri. Le speranze per il campionato '67-'68 vengono subito frustrate dalla morte di Gigi Meroni, e il Toro si limiterà a un onesto settimo posto, con 32 punti e 44 gol fatti, vincendo però la Coppa Italia. Il decennio si conclude con un altro settimo posto conquistato nel '69-'70.