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Il caso Nkoulou, emblema di un calcio che merita l’indifferenza dei tifosi

Il Granata Della Porta Accanto / Noi tifosi possiamo essere gli unici ad uscirne a testa alta dimostrando indifferenza verso il giocatore, ma soprattutto verso il degrado di questo sistema calcio

Alessandro Costantino

Alla vigilia di Torino - Napoli fa quasi più clamore in casa granata il "ritorno" possibile da titolare di Nkoulou in un match al Grande Torino che la partita in sé, molto delicata e contro un avversario fortissimo, al di là di ciò che scrivono i giornali sulla presunta crisi degli azzurri di Ancelotti.

Non mi piace tornare indietro sulla vicenda che ha visto inaspettatamente protagonista il difensore camerunese, da un lato perché mi fa rabbia pensare ad un giocatore che per due anni ha costruito a suon di prestazioni e professionalità un'immagine praticamente perfetta e l'ha distrutta in cinque minuti per una questione di soldi e dall'altro perché quest'episodio non ha fatto altro che dimostrare per l'ennesima volta quanto sia "poco corretto" l'intero mondo del calcio moderno.

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Anzi, dirò di più. Da questa vicenda ne escono tutti perdenti, e per perdenti intendo che ne escono molto male agli occhi del mondo esterno quasi tutti gli attori del caso: la società, il vecchio ds, i procuratori, la Figc. Gli unici che ne possono uscire a testa alta siamo proprio noi tifosi. E vi spiegherò perché.

Dicevo che dal caso Nkoulou si evince quanto il calcio sia un "teatrino" purtroppo di basso livello: parlo del Toro, ma il discorso è generalizzato perché le stesse dinamiche sono riscontrabili a macchia di leopardo ovunque nel calcio italiano ed europeo.

Il Torino ha gestito malissimo il caso perché per difendere una strategia comunicativa tutto sommato debole dal punto di vista del "marketing" verso i propri tifosi, quella del "non cediamo nessuno dei migliori", si è impuntata a trattenere un giocatore che evidentemente aveva già espresso il desiderio (assecondato dal ds precedente) di voler andare via: a quel punto sarebbe stato più logico monetizzare la cessione di Nkoulou, che avrebbe generato comunque una grossissima plusvalenza visto che era stato pagato pochissimo, ed usare quei profitti per fare, in tempi corretti, cioè a luglio, l'investimento su Verdi o su di un profilo similare. Anche il nostro buon vecchio ds ne esce male dalla vicenda già solo per il goffo tentativo di forzare la mano su un giocatore che fino a poco tempo fa era alle "sue" dipendenze. E peggio ancora è l'idea che comunque trattasse i giocatori spingendoli verso il Toro con l'allettante prospettiva di poter trovare di meglio in futuro. Assolutamente avvilente e squalificante…

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I procuratori, poi, in questo caso quello di Nkoulou, ma volutamente voglio generalizzare, si dimostrano per l'ennesima volta il vero male del calcio attuale. Mi chiedo quanto e cosa ancora debbano combinare prima che qualcuno in sede Uefa o Fifa si decida a mettere un freno a questi filibustieri che stanno letteralmente facendo disinnamorare i tifosi del gioco del calcio. Io credo che senza un procuratore alle spalle che spinga il giocatore ad avere sempre di più guardando solo il lato economico senza minimamente considerare gli aspetti di campo, ambientali e di vita privata del giocatore stesso, un ragazzo serio come Nkoulou difficilmente avrebbe fatto ciò che ha fatto. E non perché penso che il camerunese sia un santo, ma perché credo che dopo ciò che ha passato in Francia nelle sue ultime stagioni transalpine, qua avesse ritrovato la gioia di giocare, i suoi ottimi standard di prestazione sportiva e un ruolo da leader in una squadra che sta crescendo con ambizioni europee: alla luce di questo, e di un sostanzioso aumento economico che comunque avrebbe avuto, è mia opinione che, senza pressioni esterne o vecchie promesse, Nkoulou non avrebbe mai chiesto di essere ceduto. I procuratori guadagnano su due aspetti: i continui ritocchi ai contratti dei loro assistiti e le commissioni sui trasferimenti dei calciatori. Finché qualcuno non porrà dei limiti a questi loro guadagni, mettendo dei seri paletti, vedremo giocatori continuare a chiedere aumenti alla prima partita buona giocata o cessioni alla fine di ogni stagione. Il calcio dei calciatori che tengono alla maglia e credono in un club e nei suoi valori è morto per colpa di questi signori che fungono da burattinai dietro le quinte e muovono i propri assistiti come marionette per non dire come capi di bestiame al mercato bovino. Per non parlare di quella fascia di procuratori, di cui la Gea in Italia era stata infausta pioniera, capaci di fare cartello e diventare veri e propri partner di alcune società condizionando il calciomercato a livelli ormai inimmaginabili e, soprattutto, inaccettabili per i parametri di ciò che dovrebbe essere ancora il calcio, cioè uno sport. La stessa Figc non fa nulla per far rispettare quelle poche regole esistenti lasciando che il calciomercato e la gestione del calcio in genere seguano le regole di un Far West dove il più potente e prepotente la fa sempre franca.

Concludo dicendo che la nota positiva di questa vicenda potremmo essere proprio noi tifosi se sapremo accogliere Nkoulou, domenica, con l'unica arma intelligente che possiamo mettere in campo: l'indifferenza. Spesso il calcio per coprire le proprie magagne scaglia sui tifosi le colpe di ogni cosa dietro al paravento delle reazioni violente o esagitate dei supporter che vivono "di pancia" le situazioni di campo o di spogliatoio. Non fraintendetemi, è corretto che il tifoso manifesti il proprio scontento, anzi deve farlo per far capire che non può essere preso in giro visto che resta l'elemento cardine del sistema calcio senza il quale l'enorme interesse economico che vi gravita attorno non ci sarebbe. Ma nel caso Nkoulou noi tifosi possiamo essere gli unici ad uscirne a testa alta dimostrando indifferenza verso il giocatore, ma soprattutto verso questo sistema ormai talmente alla deriva perché unicamente devoto al business da non accorgersi del malcontento e della disillusione di chi ancora prova a seguire il calcio. Non saranno i fischi a Nkoulou a renderci migliori di loro. E nemmeno gli applausi di coloro che pensano che sia tutto come prima. No, la risposta giusta è l'indifferenza perché i nostri sentimenti verso la maglia granata sono reali, la passione e l'attaccamento all'idea di Toro altrettanto e pertanto non vale la pena mettersi al livello, basso, di chi non capisce tutto ciò e sposa solo la logica del mercenario che cambia bandiera in base alla miglior offerta.

Non siamo così e non lo saremo mai: continuate pure il vostro teatrino squallido, da noi avrete solo indifferenza.

Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finchè non è finita.