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Ora, un qualunque presidente-tifoso non avrebbe bisogno di dimostrare ai propri giocatori quali ambizioni ha perché si evincerebbero facilmente dai propri comportamenti quotidiani nella gestione della squadra. Il nostro presidente però evidentemente non dà sufficienti garanzie, se anche un cuore d'oro (e cuore Toro) come Belotti qualche domanda ha iniziato a farsela. Cairo ha dimostrato ampiamente di non essere in grado (o di non volere, ma qui dovrei tirare in ballo la malafede e non voglio spingermi in terreni poco "oggettivi") di costruire un progetto, non dico sportivamente vincente, ma quantomeno minimamente ambizioso. Il re è nudo, nel senso che i fatti, tarati su quindici anni di presidenza, non certo solo sull'ultima stagione, dimostrano inequivocabilmente tutto ciò ed ora i nodi vengono al pettine. Se sul campo il risultato di Bergamo può rappresentare una potenziale svolta positiva per la costruzione della salvezza, sul fronte societario la vicenda Belotti potrebbe invece essere la sliding door che segnerà definitivamente le sorti della presidenza Cairo. Belotti è tutto ciò che i tifosi granata sognano da un centravanti che vesta la maglia numero 9 del Toro. Cairo ha avuto la bravura di prenderlo e anche la fortuna di ritrovarsi tra le mani un tesoro importante non solo a livello monetario (ricordate l'estate di Belotti mister cento milioni?) ma soprattutto in termini di figura che funge da trait d'union con l'intera tifoseria: Belotti è l'idolo dei bambini e dei ragazzini granata, piace ai tifosi di ogni età e sesso e gode anche del rispetto di quelli, già più in là con gli anni, che dopo Pulici hanno fatto fatica ad amare così tanto un altro giocatore. Belotti è il collante del tifo granata ed l'ultimo baluardo di chi ancora sogna un Toro che chissà mai se rivedremo.
La colpa di Cairo non è quella di rischiare di mancare il rinnovo del Gallo per una questione economica (non sarebbe tanto sciocco da farne una questione di denaro) quanto quella di rischiare di perderlo per non essersi accorto che un tesoro così inestimabile andava custodito in un contesto più consono al suo valore. Se il presidente avesse costruito attorno al Gallo una squadra anche solo del livello della Lazio (in cui casualmente gioca l'altro attaccante italiano più forte del momento, Immobile…) Andrea credo che avrebbe rinnovato al buio, senza nemmeno pensarci.
La realtà però è differente. Cairo sa benissimo che oltre ad un lauto ed interessantissimo stipendio non ha altro da offrire al capitano ed avendo fiutato i tentennamenti del ragazzo ha iniziato a mettere le mani avanti, in maniera vergognosa per non dire infantile. "Deve essere convinto anche lui" e "negli ultimi cinque anni due settimi ed un nono posto non sono così male" sono frasi talmente imbarazzanti che non possono non far infuriare la maggior parte dei tifosi granata. La cessione del Gallo, che sarà certa in caso di serie B e molto probabile anche se si rimanesse in A, non potrà che essere il punto di non ritorno di una presidenza, quella di Cairo, che è stata caratterizzata da una costante perdita di credito verso i tifosi e di decine di opportunità sprecate tanto da far pensare che sia ormai inimmaginabile un'inversione di tendenza. Nessun tentativo mediatico di Cairo di far apparire Belotti come il "traditore" in caso di cessione cancellerà dalla mente dei tifosi la consapevolezza che l'unico responsabile dell'eventuale perdita del capitano sarà proprio il presidente Cairo. Ci sono sliding doors che cambiano la vita e questa Cairo se l'è giocata malissimo. A farne le spese saremo noi tifosi, come sempre, ma se il presidente continuerà senza decidere di passare la mano dovrà essere consapevole che lo farà a dispetto di ogni santo…
Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finchè non è finita.
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