Il Granata Della Porta Accanto / Nessun tentativo di far apparire Belotti come "traditore" in caso di cessione cancellerà la consapevolezza che l'unico responsabile di ciò sarà proprio Cairo.
Gli americani le chiamano sliding doors: sono quei momenti particolari in cui una situazione, un evento, una scelta o anche una non scelta possono generare conseguenze decisive per il resto della vita. Era il 15/12/2019, il Torino di Mazzarri veniva da una vittoria contro la Fiorentina e stava giocando a Verona probabilmente la sua miglior partita stagionale dando l'impressione di poter dire la propria in campionato dopo la brutta delusione di fine estate dei preliminari di Europa League. Il Toro sta maramaldeggiando al Bentegodi, conducendo 3-0, in pieno controllo della partita. Al 69`un rigore molto dubbio di Pazzini dà il là ad un'incredibile rimonta degli scaligeri e quel pareggio amaro diventa la sliding door negativa della stagione del Torino. Ci sarà ancora l'illusoria vittoria a Roma e lo striminzito quanto vitale successo sul Bologna prima dello sprofondo di un 2020 che ha visto la squadra toccare quasi ogni record negativo di sempre. Ieri, a Bergamo, dopo venti minuti il Toro era sotto 3-0, in una situazione in cui purtroppo siamo stati abituati a vederlo parecchie volte negli ultimi dodici mesi. Al 42' del primo tempo, però, un rigore di Belotti sbagliato (e anche qua potrebbe essere un segno chiaro del destino…) ma ribadito in rete con un difficile quanto spettacolare sinistro al volo, ha dato il là ad un'incredibile rimonta che ha visto i granata portare a casa un punto che potrebbe davvero valere più di un semplice punto in classifica. Potrebbe essere la sliding door che da più di un anno attendevamo per credere nuovamente in un futuro migliore per questa squadra.
Un futuro che il presidente Cairo ha pensato bene di rendere più fosco con dichiarazioni a dir poco sconcertanti circa il rinnovo contrattuale di Belotti. La situazione del Gallo è nota a tutti: nel 2022 scade il suo contratto col Torino e pertanto urge entro l'estate trovare un accordo per rinnovare il contratto e farlo restare in maglia granata. Tutti sappiamo l'attaccamento di Belotti al Toro, ai suoi tifosi e probabilmente anche alla città di Torino in cui vive ormai da quasi sei anni. Il Gallo è una bandiera, se ancora si può definire tale un giocatore moderno, sta scalando le classifiche di tutti i record realizzativi della storia granata avvicinandosi a mostri sacri come Mazzola, Pulici, Gabetto o Graziani, ma è anche un calciatore nel pieno della sua carriera, con un posto quasi fisso da titolare nella nazionale italiana e, dati alla mano, non ha mai giocato un minuto di Champions League, non ha mai raggiunto più di un settimo posto in A e non ha mai superato un quarto di finale di Coppa Italia. Sicuramente lo stipendio che guadagna è molto buono e sicuramente quello che potrebbe guadagnare rinnovando sarebbe ancora migliore, ma legittimamente Belotti ha frenato sul rinnovo perché vuole capire che squadra e che ambizioni concrete può mettere sul piatto il presidente Cairo.
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Ora, un qualunque presidente-tifoso non avrebbe bisogno di dimostrare ai propri giocatori quali ambizioni ha perché si evincerebbero facilmente dai propri comportamenti quotidiani nella gestione della squadra. Il nostro presidente però evidentemente non dà sufficienti garanzie, se anche un cuore d'oro (e cuore Toro) come Belotti qualche domanda ha iniziato a farsela. Cairo ha dimostrato ampiamente di non essere in grado (o di non volere, ma qui dovrei tirare in ballo la malafede e non voglio spingermi in terreni poco "oggettivi") di costruire un progetto, non dico sportivamente vincente, ma quantomeno minimamente ambizioso. Il re è nudo, nel senso che i fatti, tarati su quindici anni di presidenza, non certo solo sull'ultima stagione, dimostrano inequivocabilmente tutto ciò ed ora i nodi vengono al pettine. Se sul campo il risultato di Bergamo può rappresentare una potenziale svolta positiva per la costruzione della salvezza, sul fronte societario la vicenda Belotti potrebbe invece essere la sliding door che segnerà definitivamente le sorti della presidenza Cairo. Belotti è tutto ciò che i tifosi granata sognano da un centravanti che vesta la maglia numero 9 del Toro. Cairo ha avuto la bravura di prenderlo e anche la fortuna di ritrovarsi tra le mani un tesoro importante non solo a livello monetario (ricordate l'estate di Belotti mister cento milioni?) ma soprattutto in termini di figura che funge da trait d'union con l'intera tifoseria: Belotti è l'idolo dei bambini e dei ragazzini granata, piace ai tifosi di ogni età e sesso e gode anche del rispetto di quelli, già più in là con gli anni, che dopo Pulici hanno fatto fatica ad amare così tanto un altro giocatore. Belotti è il collante del tifo granata ed l'ultimo baluardo di chi ancora sogna un Toro che chissà mai se rivedremo.
La colpa di Cairo non è quella di rischiare di mancare il rinnovo del Gallo per una questione economica (non sarebbe tanto sciocco da farne una questione di denaro) quanto quella di rischiare di perderlo per non essersi accorto che un tesoro così inestimabile andava custodito in un contesto più consono al suo valore. Se il presidente avesse costruito attorno al Gallo una squadra anche solo del livello della Lazio (in cui casualmente gioca l'altro attaccante italiano più forte del momento, Immobile…) Andrea credo che avrebbe rinnovato al buio, senza nemmeno pensarci.