Si dirà che a Firenze non si vince dal 1976, quasi cinquant'anni, e che forse non era questa l'occasione giusta per farlo, si dirà che la condizione fisica è approssimativa, che la rosa in fondo è la stessa dell'anno scorso (che poi tradotto significa quella che faticava con chiunque appena un mesetto fa…), si dirà che il mercato è aperto sino al 5 ottobre e che ci vuole tempo per vedere i primi frutti della mano del mister. Tutto giusto, ma anche tutto inutile di fronte all'aspetto più preoccupante lasciato da questa sconfitta: la mancanza di una scintilla, anche piccola, che giustifichi la speranza che qualcosa possa cambiare, che un seme sia stato gettato e che una rivoluzione, ancorché con un primo piccolissimo passo, sia iniziata. Continuiamo a vedere Zaza produrre prestazioni inconciliabili con il curriculum di questo calciatore che pare aver dimenticato come si gioca a pallone da quando è sbarcato a Torino. Continuiamo ad esaltare Sirigu (che la Provvidenza lo preservi a lungo! ) senza pensare che il rovescio della medaglia delle sue super prestazioni è la fragilità difensiva di questa squadra. Parliamo di un Rincon leader, e mi può star bene sotto certi aspetti, ma pretendiamo che faccia ciò per il quale non è adatto. Ci aspettiamo che Berenguer esploda, che Ansaldi ringiovanisca di dieci anni e che Izzo torni l'umile scugnizzo dell'epoca pre-Raiola o che Verdi torni quello di Bologna, ma così non è. Diceva Einstein che è sciocco immaginare risultati diversi se si fanno sempre le medesime operazioni… Questa squadra ha bisogno di una svolta: mentale, se Giampaolo riesce nell'impresa di ridare autostima a gran parte del gruppo, o totale con l'innesto di altri giocatori che siano "immuni" dalle scorie della scorsa stagione. Prendiamo un altro paio di giocatori di spessore che tolgano responsabilità a parecchi "reduci" dello scorso campionato: facendo entrare aria pulita nella stanza, chissà che non si respiri tutti meglio. Compresi noi tifosi…
CONCLUSIONI
Fare il tifoso è un mestiere difficile: ci si esalta, si spera e si sogna con poco, ma spesso il risveglio è brusco e deludente. Poi però c'è sempre un'altra partita all'orizzonte ed il carosello si rimette in moto. La Dea è il prossimo Monte Bianco da scalare in bermuda ed infradito. Se il mercato portasse almeno un piumino e degli scarponcini, l'impresa sarebbe meno epica... Per fortuna le partite cominciano sempre tutte dallo 0-0: se non ci credessimo noi almeno un po', che tifosi saremmo?
Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finchè non è finita.
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