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Il granata della porta accanto

Questo Toro è un’incognita come Pellegri

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Il Granata della Porta Accanto / Come il bomber ex Monaco, anche la squadra sta cercando faticosamente la svolta decisiva

Alessandro Costantino

La vittoria di Udine ha riportato serenità (e punti) ad un ambiente che stava prendendo una china pericolosa dopo un inizio di campionato molto promettente. Il punto accumulato nelle cinque partite prima della trasferta in Friuli, unito alla prestazione veramente opaca e poco coraggiosa del derby più alla portata degli ultimi vent'anni, aveva fatto scattare pericolosamente l'allarme sulla squadra di Juric, tanto che anche il tecnico era sembrato insolitamente sfiduciato nelle sue conferenze post partita. La vittoria in Coppa Italia e, soprattutto, il blitz contro i lanciatissimi bianconeri di Sottil hanno regalato a Rodriguez e compagni una settimana tranquilla nella quale preparare un'altra difficilissima gara contro il Milan di Pioli. Ovviamente come tipico delle vicende granata il giocatore di movimento più in palla del momento, Ola Aina, che mai nella sua militanza al Toro aveva inanellato così tante partite di fila ad un tale buon livello, si è fatto seriamente male in allenamento privando fino a gennaio Juric di un titolare che attualmente era inamovibile. Per fortuna nelle ultime partite Vanja Milinkovic Savic ha smesso di essere solo il fratello del forte giocatore della Lazio e ha dato prova di poter diventare un portiere di Serie A con una serie di parate belle e, soprattutto, decisive. Anche l'ambientamento di Schuurs sembra procedere al meglio e insieme al ritorno di Ricci e alla ritrovata vena di (Ma)Radonjic i motivi per essere fiduciosi sul prosieguo di questo mini-trend positivo possono essere più di uno.

In realtà, detto della difficoltà estrema della prossima partita con i campioni d'Italia, ci sarebbe un altro giocatore che sembra aver dato segnali di svolta e dal quale tutti ci aspettiamo più di una conferma da qui in avanti. Parliamo di Pietro Pellegri, ex enfant prodige del calcio italiano autore di due reti nelle ultime due partite, di cui una decisiva per la vittoria contro l'Udinese. Pellegri, a mio avviso, è l'emblema oggi del Torino FC di Cairo: potenzialità pura senza alcuna certezza. Il suo acquisto ed il suo essere oggi al centro del progetto sportivo granata è il manifesto della gestione del club da parte del nostro presidente. Nessuno può mettere in dubbio l'immenso talento dell'ancora giovane Pietro: si parla di lui da 6-7 anni eppure è ancora in età da Under 21 e davanti a sé ha ancora tutta la carriera da calciatore nonostante abbia già militato in grandi club (Genoa, Monaco, Milan). Un ragazzo pagato a 16 anni 30 milioni di euro, rovinato però nel fisico proprio da questa sua anomala precocità che lo ha portato a subire gravissimi infortuni muscolari i quali ne hanno pregiudicato l'integrità fisica. Pellegri oggi è ad un bivio della sua storia da calciatore: maturare, allenarsi seriamente, vivere da professionista e sperare di superare gradualmente i suoi problemi fisici per esprimere il suo potenziale calcistico oppure credersi nuovamente arrivato e perdersi in una carriera di se e di ma piena di rimpianti per cosa avrebbe potuto essere e non è stato. Noi tifosi granata naturalmente tifiamo per la prima ipotesi perché sarebbe davvero una manna dal cielo avere in squadra nei prossimi anni un bomber finalmente esploso a suon di gol.

Il problema di fondo, però, è che non vi è nessuna certezza che ciò accada, cioè che Pellegri superi i suoi guai muscolari e che, se anche ciò avvenga, trovi poi la continuità realizzativa necessaria a farlo diventare quel goleador che tutti si aspettavano diventasse già a partire dai 15 anni quando ha esordito in serie A. La fragilità di Pellegri è il simbolo della fragilità del Torino FC di Cairo. Un club con enormi potenzialità ed una storia unica alle spalle che non ha nessuna certezza attuale se non quella di non fallire economicamente. La programmazione di Cairo, e in parte è una strategia che poteva essere condivisa se fosse stata integrata con altre strategie parallele più solide, è sempre stata quella di puntare sulle scommesse a basso costo per monetizzare su quelle che si andavano a vincere, con il risultato che negli anni non si è mai costruito uno zoccolo duro capace di supportare e giovarsi di nuove scommesse da innestare e vincere. In un turnover di giocatori che hanno usato il Toro per crescere ed accasarsi altrove il nostro presidente, e questa è una sua grave pecca, non è riuscito a circondarsi di professionisti con una visione del calcio più ampia tale da permettergli, sì, di fare plusvalenze per sostenere i bilanci, ma anche di sfruttare meglio a livello di risultati sportivi l'esplosione di tanti giocatori che sono passati in granata in questi anni.

Nello specifico di questa stagione tutto ciò è ancora più evidente: il Toro di Juric quest'anno ha poche certezze (Rodriguez, Lukic, Vojvoda, forse Vlasic) e tanti giocatori di talento che ancora devono trasformarsi da bruchi in farfalle. Pellegri ne è l'emblema, con la sua fragilità e con il suo enorme potenziale. Proprio come questo Toro…

Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finché non è finita.

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