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Nessuno vuole gettare la croce sul buon Verdi, al quale almeno si chiede un po' di amor proprio perché gol sbagliati in quelle maniere e prestazioni così scialbe come sta sommando ultimamente (in scia peraltro di tutto il campionato passato) non sono accettabili da chi ha i suoi mezzi tecnici, ma è lampante che oggi lui sia il giocatore simbolo "al contrario" del Torino attuale, squadra e società. Un giocatore che in campo non fa la differenza (e come lui anche altri elementi come Zaza o Izzo o lo stesso Nkoulou) e che dimostra quanto la società non sia strutturata per fare un proficuo lavoro di screening, di progettazione tecnica e di gestione delle risorse da investire nei giocatori. Si accusa Cairo di essere, molto brutalmente detto, tirchio, e ciò è in parte vero, ma la vera carenza del presidente è legata alla mancata decisione in questi anni di creare una struttura societaria composta da gente competente nella propria area per gestire al meglio le risorse economiche messe a disposizione. La differenza evidente tra quanto si spende e come si spende è rappresentata proprio emblematicamente dal caso Verdi: nessun club del livello economico del Torino avrebbe mai speso 25 milioni per un giocatore con quel profilo caratteriale e di rendimento.
Tutti noi oggi indichiamo Singo come la "via" da seguire per l'acquisto ideale: giovane, poco costoso, umile, dal grande potenziale. Ma se da un lato è giusto puntare su questo tipo di giocatore, dall'altro per avere ambizioni superiori ad una salvezza tranquilla o ad un nono/decimo posto occorre puntare anche soldi veri, come gli sciagurati 25 milioni messi su Verdi, su giocatori fatti e finiti che siano, per personalità e cifra tecnica, davvero in grado di costituire l'ossatura di una squadra competitiva. Avendo Belotti e Sirigu come certezze granitiche agli estremi della spina dorsale della squadra era necessario in questi anni investire in un centrocampista/regista ed un trequartista di livello alto. Si fosse fatto questo forse Nkoulou non avrebbe avuto i suoi "mal di pancia" e avrebbe continuato ad essere il punto fermo della difesa, reparto dove ad oggi, se Lyanco non esplode e fa un salto mentale importante, occorrerà investire nuovamente in un vero leader.
Considerando quindi che il Toro fino a gennaio è quello che stiamo vedendo, cioè una squadra di medio bassa classifica che lotta per non retrocedere e per cercare di assimilare il più in fretta possibile il credo del suo allenatore e crescere, nel medio periodo occorrerebbe che il presidente facesse un passo indietro nella gestione tecnica del club se proprio vuole rimanerne il proprietario: visto che ama ripercorrere le orme del suo mentore Berlusconi si affidi ad un uomo forte "alla Galliani" e lasci a lui l'incombenza di gestire la parte tecnica (ds, allenatore, giocatori). Potrebbe avere delle piacevoli sorprese ed evitare futuri "casi Verdi"...
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Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finché non è finita.
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