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la leggenda e i campioni

La maglia della “Maquina”del River Plate

La maglia della “Maquina”del River Plate - immagine 1
Una maglia, un'emozione che dura nel tempo. La camiseta blanca con banda diagonale rossa del River Plate, la maglia bianca con banda diagonale granata del Torino

Gianni Ponta

"El tiempo, el buen entrenamiento, la moral que posee el equipo y el valor individual de sus componentes, todo ha contribuido para que River en los actuales momentos de' la sensacion de ser una maquina", scriveva il direttore Borocoto' (pseudonimo dell' uruguaiano Ricardo Lorenzo) su El Grafico, n.1196, 12 giugno 1942.

E così il formidabile attacco del River Plate: Munoz, Moreno, Pedernera, Labruna (il cattivo), Loustau (il ventilatore), divenne, da quel momento, "La Maquina".

Ne era giocatore-faro Adolfo Pedernera, "el Maestro", che molti anni prima del connazionale Messi, al centro dell'attacco, arretrava per creare spazi, invitando i compagni ad inserirsi.

Fuori dal campo i cinque si divertivano. La leggenda tramanda come Munoz e Moreno ritenessero il tango il migliore allenamento, frequentando l'Esquina Homero Manzi.

Alfredo Di Stefano, il più grande campione-uomo squadra box-to-box di tutti i tempi insieme a Valentino Mazzola e a Johan Cruijff, sosteneva che chi non avesse visto giocare Pedernera e Moreno si era irreparabilmente perso qualcosa di unico nel Football, con la maiuscola.

Jose' Manuel "El Charro" Moreno Fernandez vinse con l'Argentina -allenata da Guillermo Stabile "el Filtrador"- due Coppe America, 1941 e '47. In un solo incontro segnò 5 goal all'Ecuador. Dove c'era la palla c'era sempre lui. Andava a prenderla dai difensori, poi in avanti scambiando con i compagni o facendo talvolta 30 metri palla al piede. Giunto al limite dell'area avversaria, due o tre avversari su di se', aveva due opzioni. Passarla ad un compagno, smarcato per concludere. Saltare come birilli gli avversari e andare in goal.

Munoz: prima degli incontri si sparava pollo in umido e vino rosso. La direzione del River pretese che di notte...dormisse, e che bevesse solo latte; la settimana successiva disputò la peggiore partita della sua carriera. Munoz è mancato nel 2009, ultra novantenne.

Nei giorni successivi alla tragedia di Superga,

il presidente del River Plate, Antonio Vespucio Liberti, telefonò a Ferruccio Novo, mettendo immediatamente a disposizione la propria squadra titolare per una gara amichevole a favore dei famigliari degli scomparsi.

Si giocò quindi a Torino il 26 maggio 1949 la partita "Torino simbolo"-River Plate, terminata 2-2.

In maglia granata il "Torino simbolo" (un campione da ognuna delle squadre più rappresentative del nostro calcio) schierato a centrocampo allo Stadio Comunale, accompagnato da Roberto Copernico con il lutto al braccio:

Sentimenti IV (Moro), Manente, Furiassi; Annovazzi, Giovannini, Achilli; Nyers (Muccinelli), Boniperti, Nordhal (Lorenzi), John Hansen, Ferraris II. Schierati prima dell'incontro, Boniperti è al fianco di Pietro Ferraris II, ala sopravvissuta del Grande Torino (passato al Novara appena un anno prima a gestire il tramonto di una fantastica carriera), il cui profilo di pietra trattiene un dolore indescrivibile.

A segno nell'ordine Nyers, Labruna, Annovazzi, Di Stefano.

Nel River scesero in campo campioni del calibro di Nestor Rossi, Labruna, Loustau, Di Stefano (la futura "saeta rubia" del Real).

In porta, Amadeo Raul Carrizo, classificato da IFFHS tra i dieci migliori portieri nella storia del calcio.

In segno di gratitudine, negli anni dell'immediato dopo Superga il Torino adotta come seconda maglia proprio quella del River Plate.

Da allora si tratta di "Eterna Amicizia" tra River Plate e Torino, che si rinnova ogni anno il 4 maggio con la presenza a Superga del gagliardetto del River.

Oggi il merchandising offre la possibilità di diversificare con la seconda o addirittura la terza maglia "da trasferta". Inoltre, ora s'impone il template, a mettere in evidenza il produttore attraverso segni inconfondibili: tre strisce, disegno al colletto particolare, e così via. Al di là di alcuni esercizi stilistici ben riusciti, alcune squadre indossano casacche che, oltre a non richiamarsi per nulla alla tradizione, presentano scelte cromatiche improbabili, decisamente kitsch.

Nel campionato in corso, il Torino ha scelto la seconda maglia, "Away", completamente bianca, oggettivamente molto bella.

Però che bella quella bianca con banda diagonale granata, usata l'anno scorso, che si rifà appunto al gemellaggio con il Club Atletico River Plate, nato dal gesto di grande generosità del club argentino, nella nostra ora più triste e buia.

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