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la scossa granata

L’Inter non fa sconti, l’arbitro gli fa regali e il Toro con i soliti difetti va ko

L’Inter non fa sconti, l’arbitro gli fa regali e il Toro con i soliti difetti va ko - immagine 1
Torna l'appuntamento con "La Scossa Granata" la rubrica di Michelangelo Suigo: "L'Europa era lì, alla nostra portata, ma abbiamo sbagliato praticamente tutto..."
Michelangelo Suigo Columnist 

Onore all'Inter. Disonore all'AIA. E disappunto (ancora) sulle scelte di Juric. Ecco la super sintesi della sfida di San Siro contro l'Inter campione. Un uno-due nel giro di tre minuti che permette agli uomini di Simone Inzaghi di festeggiare il tricolore conquistato una settimana fa. Il clima è quello da grande festa, con il "Pasillo de Honor" dei granata per i nerazzurri prima della gara. Nella giornata della prima storica di un trio arbitrale al femminile, che si rivela tragica per incompetenza manifesta, la festa in campo si è notata un po' meno, soprattutto perché il Torino puntava ancora all'obiettivo Europa e non aveva molta voglia di fare solo lo sparring partner. Fuori per squalifica Linetty, assenti gli infortunati Sazonov, Djidji, Schuurs e Gineitis, rientra Pellegri e vengono aggregati i Primavera Dellavalle, Silva e Savva.

I granata provano più volte a fare male ai nerazzurri. A scaldare le mani a Sommer ci pensa prima Rodriguez con un destro dalla distanza centrale, mentre dall'altra parte Thuram calcia alto. Il più pericoloso è Zapata, prima con un forte destro, ma centrale, a chiudere un contropiede e poi con un gran colpo di testa a lato di un soffio, con il portiere svizzero a guardare e ringraziare. La partita però cambia a inizio ripresa, quando al 47' Tameze incrocia le gambe di Mkhitaryan lanciato verso la porta: l'arbitro Ferrieri Caputi ammonisce il granata ma, richiamata al VAR, cambia incredibilmente in rosso il cartellino, con la squadra di Juric che si ritrova così in inferiorità numerica. L'Inter alza i giri del motore e non a caso dopo sei minuti sblocca il risultato: Mkhitaryan trova il varco giusto per servire Calhanoglu, mancino di prima intenzione e nerazzurri in vantaggio. La squadra di Inzaghi non si ferma, una combinazione con De Vrij manda in porta Thuram, che in area viene steso goffamente da Lovato in scivolata: dal dischetto Calhanoglu firma la doppietta spiazzando Milinkovic Savic. L'ultima mezz'ora non regala emozioni, nonostante un blando e vano tentativo del Toro di recuperare il risultato. Questa la cronaca, ora le considerazioni, amare, su come sia incredibile come gli arbitri italiani riescano a falsare l'andamento di una partita. Fino a quando siamo stati 11 vs 11, ce la stavamo giocando alla grande. Poi si inventano un rosso inesistente e finisce il match. Purtroppo, in questo campionato ci è capitato in 7 partite su 34 che il risultato finale sia stato falsato dagli arbitri. In sei casi sono stati poi fermati per qualche turno (magrissima soddisfazione).

Ennesimo vergognoso torto arbitrale subito dal Toro. Ora vedremo cosa accadrà a Ferrieri Caputi: probabilmente nulla, visto il ruolo del VAR. Ma questi dati registrano come il rispetto per il Toro sia pari a zero. Nel caso del rosso a Tameze, era giusto fischiare fallo, anche se Mkhitaryan cerca il contatto, ma c'era al massimo il giallo. La palla, infatti, va chiaramente verso l'esterno (a destra) e lui va verso sinistra. Tameze non fa praticamente nulla, Mkytarian lo va maliziosamente a cercare e si incrociano le gambe. Un cartellino che viene cambiato incredibilmente in rosso dall'arbitro dopo il folle richiamo da parte del VAR. La squadra arbitrale, tra l'altro, non ha commesso solo questo errore assurdo. Ad esempio, erano da sanzionare con il giallo due fallacci di Pavard e Bastoni su Bellanova. Invece nulla. Al contrario, ogni contrasto subito da Lautaro era fallo. Per non citare l'inesistente fallo di mano fischiato in attacco a Lazaro nel 2° tempo. Certo, anche questa volta Juric ci ha messo del suo: già dall'annuncio della formazione non avevamo compreso il motivo di schierare un modulo completamente nuovo. Leggendo i nomi, avevamo quindi pensato ad un interessante 3-4-2-1, con Ilic e Vlasic dietro Zapata. Invece si è trattato di uno strano 4-2-3-1, con troppi giocatori snaturati fuori ruolo e misteriosamente in campo Lazaro e Lovato. Del primo si segnalano solo errori (anche sul vantaggio nerazzurro), del secondo il rigore provocato.

Non contento, sotto di due reti e con l'uomo in meno, al 63' toglie finalmente Lazaro per Vojvoda ma, inconcepibilmente, anche Zapata per Sanabria. Invece di tentare le due punte, opta per un modulo più prudente. Pensare che Juric ha alzato le aspettative di questa squadra con la famosa conferenza post Salernitana. Peccato che poi lui (e la squadra) non le abbiano rispettate. Una squadra che in tre mesi ha vinto solo tre partite, segnando 10 gol in 13 partite. L'Europa era lì, alla nostra portata, ma abbiamo sbagliato praticamente tutto, e le colpe maggiori, al netto dei torti arbitrali, sono del mister. Molti sostengono che la rosa a disposizione del mister non valesse i primi otto posti. Se è realmente così, è stato un errore clamoroso alzare la posta dopo la Salernitana: i difetti del Toro sono rimasti gli stessi, e Juric non è riuscito a fare nulla per cambiare passo. L'amarezza è davvero tanta.

Manager, docente Luiss, esperto di comunicazione e Public Affairs, giornalista pubblicista col cuore granata. Michelangelo Suigo è un autore che per chi è avvezzo al mondo della comunicazione, specialmente se legata all’imprenditoria, non ha bisogno di presentazioni. Chi volesse approfondire il suo sterminato curriculum può farlo sul sito di Inwit, azienda di cui ricopre attualmente il ruolo di EVP External Relations, Communication & Sustainability Director. Ma soprattutto, per quel che attiene a questa rubrica, Michelangelo è un orgoglioso e genuino tifoso granata.

Disclaimer: gli opinionisti ospitati da Toro News esprimono il loro pensiero indipendentemente dalla linea editoriale seguita dalla Redazione del giornale online, il quale da sempre fa del pluralismo e della libera condivisione delle opinioni un proprio tratto distintivo.

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