La manovra del gioco invece non è stata fluida per un semplice motivo, le punte e i centrocampisti hanno faticato molto a smarcarsi per ricevere imbucate radenti; l’intenzione di provare a cercare la verticalizzazione palla a terra c’è stata per tutta la partita, ma i movimenti di smarcamento incontro, specialmente delle due punte, sono stati rari. Circa trenta sono state le imbucate ma l’efficacia di questa giocata è stata solamente del 38%. Non trovando spazi, il portatore di palla ha spesso cercato le punte con lanci di 30-40 metri, in totale ben 44 (compresi quelli di Sirigu), ma l’efficacia di questi è ancora più bassa della verticalizzazione palla a terra, addirittura del 16%. Le cause sono da attribuire principalmente a errori tecnici: in totale sono stati 32, dovuti al fatto che effettuare lanci lunghi sulla testa di un compagno non è sempre semplice, inoltre chi riceveva il lancio oltre a dover anticipare il diretto avversario (24 volte i granata non ci sono riusciti), doveva di testa smistare la palla con precisione, e di testa non è certo facile come con i piedi. Moltissime sono state le palle perse su azioni di questo tipo.
Anche i cross hanno avuto un’efficacia del 10%. In totale il Torino ha effettuato 8 tiri, di cui 5 fuori, 2 ribattuti dalla difesa e uno parato. Quando il gioco è sulle fasce va creata densità sulla palla per poter penetrare palla al piede centralmente, invece sistematicamente Ansaldi ha l’appoggio solo di Rincon e Singo solo di Lukic. Quindi Ansaldi e Rincon o vanno in azione individuale oppure hanno una sola possibilità di passaggio. La punta, dunque, anziché restare ferma al limite dell’area deve venire incontro per creare gioco e spazio per l’inserimento dei centrocampisti. Altra situazione da migliorare: quando un giocatore riceve palla schiena alla porta con l’avversario che lo marca addosso, la prima cosa da fare è scaricare al rimorchio (Lukic, Rincon e Mandragora sono giocatori sempre in movimento). Invece le punte granata tendono a provare a girarsi cercando la giocata più difficile. Anche il portare palla con difese che raddoppiano sistematicamente non è efficace, molte sono state le palle perse per aver provato dribbling impossibili.
Le azioni più importanti del Torino sono sempre nate da giocate palla a terra con continui movimenti di smarcamento e cambi di posizione in modo da non dare riferimenti alle difese, attraverso giocate veloci, o semplici uno-due. Soprattutto bisogna avere coraggio, il che si traduce nel dare palla a un compagno e riproporsi continuamente, sopra la palla se il mio compagno è fronte porta, oppure a rimorchio (a sostegno) se il mio compagno è schiena alla porta. Principi semplici che sono validi in tutte le zone di campo, compresa l’area di rigore avversaria. Questo tipo di calcio diverte innanzitutto i giocatori perché così muovendosi sono protagonisti di ogni singola azione, facendo cose facili non perdono il possesso palla e questo li rende forti psicologicamente rispetto all’avversario sempre costretto a rincorrerli. Molti giocatori granata invece sono ansiosi, giocano con la paura di sbagliare: invece il calcio è soprattutto gioia nel fare una giocata utile, nel fare un’azione corale e nell’arrivare al tiro.
Allenatore da più di 30 anni con un passato al Torino FC da allenatore in seconda e preparatore atletico e il ricordo indelebile della promozione in A nel giugno 2005 con Zaccarelli e Pigino, alterno tutti i giorni campo, videoanalisi e ancora campo per potenziare le qualità di ogni giocatore e lavorare sulle situazioni non ancora assimilate. Il calcio va studiato con gli strumenti giusti e tutto diventa più chiaro e più semplice.
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