Non era ancora l'epoca dell'aggressione, che trasfoma tutti in maîtres à penser, ed era bello stare in quel gruppo: certo, eravamo più semplici, più ingenui, non conoscevamo ancora le tecniche d'assalto che spesso regolano gli attuali rapporti sugli aggregatori sociali ed eravamo forse più vulnerabili, ma anche più al sicuro. Era un autentico condividere, ci si conosceva e ci si riconosceva senza esserci mai visti. A volte si litigava ferocemente, conoscendo l'uno dell'altro soltanto il nostro avatar; talora, raramente, capitava di incontrarsi nel mondo reale ed era come ritrovarsi tra vecchi amici, con i quali ci si era scontrati, magari, fino a un attimo prima.
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Chi c'era non può non ricordare quei giorni senza una punta di nostalgia.
L'eredità di quel nome, Toronews, è stata portata avanti dall'attuale testata giornalistica on-line, che ne perpetua la funzione di voce del popolo granata con la capacità di rinnovarsi senza tradire le proprie radici, che affondano in quel forum sanguigno ed unito come un pugno.
Ci sbagliavamo tutti, dicevamo tutti un sacco di sciocchezze, non condividevamo mai le idee altrui, ma a tutti concedevamo diritto di parola e di replica: la pensavamo, insomma, come Evelyn Beatrice Hall, che scrisse, riferendolo a Voltaire: Disapprovo quello che dite, ma difenderò fino alla morte il vostro diritto di dirlo.
Qualche volta si modificava perfino la propria opinione, senza per questo sentirsi dei falliti, ed era bellissimo che fosse così.
George Orwell nel 1943 scrisse un capolavoro, La fattoria degli animali, che racconta della ribellione delle bestie all'uomo, seguita dal lento sostituirsi dei maiali agli esseri umani in una nuova, cinica prevaricazione. Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali di altri, si legge in quelle pagine, ed è su questo paradosso che oggi si basano i presunti equilibri sui social network e si intesse il nuovo modo di gestire i rapporti sociali.
Tanti auguri a Toronews, quindi, che ha raggiunto la maggiore età, tanti auguri a quelli che scrivono, a quelli che commentano, a quelli che leggono, che si divertono e che si incazzano.
E un abbraccio a quelli che furono i partecipanti del forum delle origini.
Di loro ricordo a stento qualche nickname, ma li penso tutti con affetto, anche quelli con i quali ci si mandava a quel paese dieci volte al giorno.
Li saluto col verso finale della canzone di Guccini:
Io non credo davvero
che quel tempo ritorni,
ma ricordo quei giorni,
ma ricordo quei giorni,
ma ricordo quei giorni
ma ricordo...
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