Non c’è niente da fare, nonostante l’insistenza il calcio in Usa proprio non riesce a sfondare, nonostante ci sia tutto un movimento assai subliminale a livello pubblicistico per raccontare un parto felice mai realmente avvenuto. Ma tornando alla tv, drammatica è la crisi della Ligue 1, che fino a pochi anni fa riceveva un miliardo di euro all’anno di diritti tv, con tre milioni di abbonati su “Canal+” e 1,2 milioni su “Amazon”. Oggi l’accordo firmato con “Dazn” nel 2024 fino al 2029, prevede a malapena 400 milioni, con gli abbonati ridotti alla cifra assai esigua di 400.000. Joseph Oughourlian, presidente del Lens, ha dichiarato, tra la rabbia e lo sconforto che “in un Paese con 65 milioni di abitanti, avere solo 400.000 abbonati alla Ligue 1 è patetico”. La Serie A si barcamena con 900 milioni l’anno, sempre fino al 2029, e con 1,7 milioni di abbonati a “Dazn”. Ma il futuro all’orizzonte è sempre più nero, e fa a pugni con Gianni Infantino prono a fare l’uomo sandwich del calcio in giro per il mondo. La maggior parte delle stime a disposizione, indicano un lento declino degli acquisti per i diritti dello sport in tv a causa della disaffezione delle giovani generazioni di cui sopra. Una partita di medio/basso interesse raccoglie meno spettatori di un qualsiasi video mediamente interessante presente su “You Tube”, ed è una dimostrazione lampante di quanto il consumo del tempo libero stia cambiando molte tendenze dalle nostre parti. Probabilmente anche la crisi della Nazionale, in genere un acceleratore di entusiasmo e di interessi sul gioco più seguito al mondo, sta contribuendo ad un disinteresse che non sarebbe stato nemmeno lontanamente immaginabile fino ad un decennio fa. Si assiste al paradosso, che nonostante oggi ci sarebbero potenzialmente molti più dispositivi a disposizione per fruire delle partite, i numeri dicono come ci siano molte meno persone interessate a vederle.
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Forse bisognerebbe prendere finalmente atto di un calcio giunto alla sua stazione finale nei margini di crescita, senza più prospettive di sviluppo, ridotto ad essere uno spettacolo da divano ormai ricercato da pochi intimi, quelli talmente drogati dal calcio da non badare a spese e alla qualità del prodotto pur di continuare a provare un piacere sempre più artefatto e sempre meno vero. Se parli con i broadcaster la versione fornita è costantemente la stessa: “noi e gli sponsor abbiamo capito quanto l’abbuffata di calcio televisiva abbia procurato una irrimediabile indigestione e sintomi evidenti da nausea. Serve scremare le competizioni su cui puntare gli investimenti”. La mossa di trasmettere il campionato del mondo per club in chiaro, è quella di chi è giunto davanti la fossa della disperazione, da dove non si vede più nessuno orizzonte a parte il precipizio. Nella disperazione non si crede più a niente e non ci si cura più di niente, si va avanti esclusivamente per forza di inerzia. In tale contesto fa quasi tenerezza Luigi De Siervo, amministratore delegato della Lega di Serie A, che imputa la crisi di risultati della Nazionale alla pirateria tv, che toglie risorse per investimenti nei vivai dei club. Sembra una chiamata alle armi per un guerra da svolgersi in un campo di battaglia diverso da quello in cui si dovrebbe svolgere. La classe dirigente italiana del calcio proprio fatica a capire, che quanto non stanno raccogliendo oggi è frutto di aver allontanato il calcio dalle sue origini sociali per riconvertirlo in spettacolo. E siccome lo spettacolo ha le sue leggi psico/sociali a regolarlo, scevre da ogni sentimento di cuore o appartenenza, probabilmente non hanno tenuto d’occhio alla qualità offerta e al marketing sul prodotto. Un prodotto tv che prima ha reso il calcio dipendente dalle sue risorse, poi ha reso più ampia la sperequazione tra gli eventi top e gli eventi minori( che sta condannando al disastro questi ultimi. Basti soffermarsi sulla situazione apocalittica della nostra Serie C), infine sta creando disaffezione da assuefazione. Qualche mese fa Pippo Russo, ricercatore dell’Università di Firenze e giornalista attento alle tematiche sportive, ha sinteticamente inquadrato in modo impietoso la situazione: “… così, d’incanto, alcuni ricchi(nel calcio) si ritrovano a rischio impoverimento senza essere pronti a vivere questa condizione. La Ligue 1 è il primo vagone ad essere stato sganciato. La serie A sarà il prossimo. E chi rimarrà nella corsa dovrà guardare a una prospettiva di sopravvivenza anziché di espansione”. A molti non è ben chiara una cosa: l’analisi di Russo è così vera, che se non si è giunti ancora alla “SuperLeague” è solo per la presenza anomala della “Premier League” nel panorama del calcio continentale. Ma per quanto ancora reggerà come argine questa anomalia?
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Scrittore, sceneggiatore e regista. Tifosissimo granata e già coautore con il compianto Anthony Weatherill della rubrica “Loquor” su Toro News che in suo onore e ricordo continua a curare. Annovera, tra le sue numerose opere e sceneggiature, quella del film “Ora e per sempre”, in memoria del Grande Torino.
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