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L’Olimpiade diviene così una catarsi collettiva da sineddoche, un battersi il petto nelle case benestanti dei quartieri costruiti e pensati con criteri così aristocratici da sbattere letteralmente fuori da ogni visuale qualsiasi etnia o classe economica svantaggiata, tante volte andasse di traverso il bicchiere di pregiato “Dom Perignon”. Lo sport c’entra davvero molto poco con le Olimpiadi contemporanee, praticamente un paradosso a pensarci vista la quantità di medaglie distribuite in tante di quelle specialità a volte dai tratti pittoreschi, da far ritenere i “Cinque Cerchi” un raduno mondiale di “Boy Scout” piuttosto che di atleti convenuti per provare a restare nella storia. Siamo nella Francia del Ministro della Cultura Rachida Dati, incurante nel non farsi scrupolo di rivendicare “all’arte il diritto di offendere”, dimenticando come l’arte può senz’altro essere scandalo ma offesa mai. Tutto il potere transalpino si è sentito in dovere di difendere lo scempio non tanto di aver offeso gratuitamente la cristianità(a questo ormai i Cristiani sono abituati, e risponderanno con le loro preghiere), ma di aver utilizzato l’appuntamento sportivo più importante del pianeta per portare avanti un attacco rozzo e insensato, avendo pure la faccia di bronzo di chiamarlo “spettacolo inclusivo”. L’entusiasmo si affievolisce e addirittura si annichilisce di fronte a simili spettacoli, fino a quando lo sport si riappropria della sua leggenda e della sua forza e fa salire in pedana la spadista Nathalie Moellhausen, malata di tumore e piegata dalle forte dosi di morfina per combattere il dolore.
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L’assalto contro la canadese Ruien Xiao è stato più che commovente, è stato struggente. Nathalie si è accasciata più volte per il dolore insopportabile, ma ha comunque voluto concludere la sua gara e lo ha fatto con un senso dell’onore insito nei valori eterni dello sport. “E’ salita in pedana come lei aveva sognato e senza aspettative”, hanno detto quelli del suo staff, perché essere in gara alle Olimpiadi è il sogno autentico di ogni atleta. “Onorare la tua storia e onorare il tuo Paese”, questo è il messaggio lanciato dalla spadista italo/brasiliana(sì, scorre anche sangue italiano nelle sue vene), sottolineando la necessità di non abiurare al talento che ti è stato donato gratuitamente, ma che duramente hai coltivato. “Un campione è qualcuno che si alza quando non può”, disse una volta un pugile fuoriclasse come Jack Dempsey. E poi le nostre straordinarie spadiste che ci hanno regalato il titolo olimpico a squadre, duellando con nervi saldi fino all’ultimo assalto contro la squadra francese e al cospetto della maestosità del “Grand Palais”.
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Alberta Santuccio, Rossella Fiammingo, Giulia Rizzi e Mara Navarria provengono dalla Sicilia e dal Friuli, dal confine del mare e dal confine dei monti hanno preso per mano l’Italia e l’hanno abbracciata. Lo sport e i suoi valori ti riportano su, ma in questi tempi scellerati la cosa può durare poco al cospetto dell’ideologismo, ed ecco infatti il controverso e assurdo incontro di boxe tra la nostra Angela Carini e Imane Khelif, una psicologia da donna, pare, in un corpo da uomo. Paginate e paginate di tutto il progressismo nostrano a giustificare quel che non si può giustificare, in omaggio alla cultura “woke” e all’ideologismo di genere. Tutti, nel mondo della boxe, erano preoccupati per Angela Carini, la quale ci ha messo 46 secondi, e un pesante gancio destro sul viso, per cogliere il dovere di gettare la spugna se non voleva rischiare seriamente la sua incolumità fisica. Una medaglia, per quanto fosse stata promessa al padre, non vale i rischi altissimi che avrebbe corso continuando il match. E’ stato giusto o è stato ingiusto sottoporre una donna ad una simile umiliazione e ad un concreto rischio fisico letale? Lascio cadere questa domanda, tanto nelle prossime ore si parlerà tanto di questo non incontro annunciato, ma vorrei si riflettesse sulle parole dette dalla nostra atleta subito dopo il ritiro: “non è giusto”. Torno sul mio divano davanti alla tv e prendo il telecomando, e non ho ancora deciso se usarlo per collegarmi con gli avvenimenti olimpici di Parigi. La calura aumenta il percepito della mia avversità verso queste Olimpiadi, la sensazione è quella di essere stato scippato di qualcosa. E non mi passa.
Scrittore, sceneggiatore e regista. Tifosissimo granata e già coautore con il compianto Anthony Weatherill della rubrica “Loquor” su Toro News che in suo onore e ricordo continua a curare. Annovera, tra le sue numerose opere e sceneggiature, quella del film “Ora e per sempre”, in memoria del Grande Torino.
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