LEGGI ANCHE: Nuovi stadi e soliti furbi
Lo immagino Sepp Blatter, con i radi capelli impomatati e il sorriso da congierce da banca svizzera, telefonare a Nicolas Sarkozy, allora inquilino principe dell’Eliseo, e organizzare pacco, contro pacco e contropaccotto ad un Vecchio Continente decisamente in affanno e alla ricerca così disperata di soldi da far temere persino le scarselle di fortuna dei poveri dediti all’elemosina(eh sì, è proprio vero: l’euro doveva renderci tutti più ricchi e felici). Il pranzo del 23 novembre 2010 organizzata dal President de la Republique è un capolavoro da gangster movie stile Martin Scorsese e Brian De Palma. Ci sono tutti quelli desiderosi di prendere un po’ della fortuna proveniente dal sottosuolo e dai fondali del Qatar, e un presidente francese talmente ambizioso e spregiudicato da trasformare una cena luculliana e raffinata in un tavolo da poker. Al confronto “i delinquenti veri”(svariati presidenti di club della Serie A) di cui parla Giovanni Malagò con Andrea Zappia nell’intercettazione rivelata da “Repubblica” è poco più di una favola narrata ad un pubblico avvezzo da anni a storie da “Gomorra” o da “Piovra”. A quel pranzo, dove viene convocato anche Michel Platini come influente dirigente della FIFA, i qatarini arrivano con un mezzo dente avvelenato e con le idee ben chiare su cosa debbano fare per ottenere i voti decisivi per portare le nazionali più prestigiose del mondo a giocarsi la storia tra le dune dell’eroico Jassim. Incarogniti dal fallito assalto alla proprietà del Manchester United(andata poi alla famiglia Glaser), Sarkozy non ci mette molto a convincerli a rilevare da “Colony Capital”(anch’essi presenti al desco dell’Eliseo) il Paris Saint Germain e a promettere un pacchetto di investimenti nel suolo francese, anche perché improvvisamente qualche settimana dopo a Zurigo escono fuori i voti decisivi che fanno vincere al Qatar la corsa mondiale. Il nuovo disegno politico/commerciale di “Sarkò” con il medio oriente si apre con quel pranzo pre natalizio, si snoda attraverso l’attacco alla Libia del marzo del 2011 e si conclude con l’arrivo sulla plancia di comando del PSG, sua squadra del cuore(messo un cuore ce l’abbia) di un altro personaggio uscito più da una opulenta club house di un circolo esclusivo che dalla saga apologetica di Jassim: Nasser Al Khelaifi, l’uomo della provvidenza del calcio europeo e amico fraterno di Gianni Infantino, nuovo dominus del calcio mondiale.
LEGGI ANCHE: Igli Tare e il calcio tecnicamente fallito
Eh sì, perché i personaggi protagonisti di questa bizzarra storia(Sarkozy, Blatter, Platini), da sfavillanti e potenti personaggi della elite mondiale si sono trasformati nel tempo, secondo la giustizia elvetica e transalpina, in una sorta di associazione a delinquere così maldestra e sfortunata, da far pensare alla Walt Disney di ritirare per sempre dalle scene la mitica “Banda Bassotti” per manifesta inferiorità. Tutta questa rotta somigliante in modo impressionante a quella dell’esercito napoleonico reduce dal tentativo di conquistare la Russia zarista, lancia nel firmamento siderale del calcio l’aurea da ragioniere di Gianni Infantino, con annesso trasferimento di residenza in Qatar per se e la sua famiglia. E pur abitando in quegli ameni luoghi, il nostro eroe proprio non si accorge dello sfruttamento e delle morti degli operai per costruire gli stadi, della mancanza di una qualsiasi parvenza di libertà, dei diritti civili ostentatamente e continuamente violati. Robetta in confronto ad aver chiuso tutte e due gli occhi, in modo così deciso da far impallidire il“Cieco di Gerico” di evangelica memoria, di fronte alle ripetute violazioni del “FairPlay Finanziariario” del PSG all’epoca in cui era Segretario Generale dell’UEFA. “Sono solo affari, Michael”, è la frase del “Padrino” di Francis Ford Coppola trasmessa in filodiffusione continua tra le stanze di Nyon, sede mondiale di quel gioco ammaliante per gente del calibro di Borges, Galeano, Camus, Pasolini, e da loro messo in rima con frasi diventate immortali. C’è stato un tempo in cui gli intellettuali italiani esistevano ancora, oggi invece abbiamo una loro caricatura così occupata a dire ogni giorno quanto sia stronzo Putin(si sa, “repetita iuvant”) da aver scansato annoiati la questione mondiali qatarini. L’emirato è un punto troppo lontano dalle loro terrazze(sovente talk televisivi) da “Grande Bellezza” sorrentiniana, e poi l’Italia non c’è neanche e quindi, a dirla alla Pino Daniele, “ma chi se ne fotte”. Lasciamo a Fiorello accorgersi a pochi giorni dalla kermesse mondiale quanto sia sporco, brutto e cattivo il Qatar. Quando il gioco si fa ridicolo e surreale meglio scendano in campo i saltimbanchi e gli avventizi scrittori di storie apologetiche mutuate dal west americano. In fondo siamo tutti atlantisti, e anche questo è saggio ripeterlo sempre, affinché tutti sentano e riferiscano a chi di dovere. “Slava Ukraini!” e buona visione del gioco più bello del mondo.
Scrittore, sceneggiatore e regista. Tifosissimo granata e già coautore con il compianto Anthony Weatherill della rubrica “Loquor” su Toro News che in suo onore e ricordo continua a curare. Annovera, tra le sue numerose opere e sceneggiature, quella del film “Ora e per sempre”, in memoria del Grande Torino.
Attraverso le sue rubriche, grazie al lavoro di qualificati opinionisti, Toro News offre ai propri lettori spunti di riflessione ed approfondimenti di carattere indipendente sul Torino e non solo.
Se vuoi approfondire tutte le tematiche sul mondo Torino senza perdere alcun aggiornamento, rimani collegato con Toronews per scoprire tutte le news di giornata sui granata in campionato.
© RIPRODUZIONE RISERVATA



/www.toronews.net/assets/uploads/202304/e1b890e899df5c4e6c2c17d60673a359.jpg)
/www.toronews.net/assets/uploads/202508/2152c6c126af25c35c27d73b09ee4301.jpg)