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Olimpiadi 2026: sarà vera gloria?

LAUSANNE, SWITZERLAND - JUNE 24: Giovanni Malago, President of Italian National Olympic Committee and his team celebrates the win of the bid for Olympic Games 2026 during IOC Announcement at SwissTech Convention Center on June 24, 2019 in Lausanne, Switzerland. (Photo by Robert Hradil/Getty Images)

Loquor / Torna la rubrica di Anthony Weatherill: "E allora, almeno su questo, un ringraziamento a Giovanni Malagò mi sento di farlo. Perché un sogno olimpico è sempre un sogno olimpico"

Anthony Weatherill

"“L’Italia: culla del diritto e

"                                                                    del rovescio”.

"Curzio Malaparte

Tanti anni a girare e a girarsi intorno, a costruirsi una fama di uomo di sport, a frequentare le persone giuste, a relazionarsi sempre nel momento opportuno, e alla fine ce l’ha fatta: Giovanni Malagò ha avuto la sua storica “photo opportunity”. Una foto scattata al momento dell’annuncio del verdetto che consegna nelle mani di Milano e Cortina l’organizzazione delle olimpiadi invernali del 2026. Il “ragazzo dell’Aniene” alza il pugno destro in alto(sarà diventato comunista?) e fa correre il braccio sinistro lungo la spalla di Diana Bianchedi, mito del fioretto italiano, mentre poco più in là il governatore del Veneto Luca Zaia si inerpica in un salto allargando pericolosamente un braccio verso il volto del suo omologo della Lombardia Attilio Fontana, rischiando di provocare la prima frattura nella corsa verso le olimpiadi 2026 tra Veneto e Lombardia. In barba alla storia di tutto quel lombardo/veneto che fu ridotto a semplice espressione geografica dal feldmaresciallo Radetzky. Ma si sa, a volte la storia ha le sue rivincite e mentre il mondo, continuando ad osservare la photo opportunity, continuava a ridere delle fauci spalancate a modello di un pupazzo della Pokemon del sindaco di Milano Giuseppe Sala(Beppe per gli amici), tutta la compagnia di giro immortalata nella foto la sera si è ritrovata nel salotto del cerimoniere di tutte le cerimonie: quello del “Porta a Porta” di Bruno Vespa.

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Dopo aver avviato un po’ di retorica in salsa tricolore(“quando questo Paese si unisce vince”, “Cortina tornerà ad essere uno dei poli del turismo mondiale”,”Milano è pronta ed accogliente”, ed altre amenità del genere) e dopo aver sottolineato la nutrita presenza “rosa” in questo famoso spirito di gruppo che ha portato la kermesse olimpica in terra italica(ovviamente, in questa nota da politicamente corretto, né Vespa, né nessun altro ha fatto notare come nei posti di responsabilità non vi è nessuna donna. A quando un presidente del Coni o della Repubblica donna? Siamo ottimisti e vediamo di non disperare troppo in questo fausto giorno), Giovanni Malagò ha annunciato ad “urbi et orbi” la sua ricandidatura alla presidenza del Coni. Giancarlo Giorgetti, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega allo sport dell’attuale governo, gli ha rivolto un sorriso complice, e in fondo non poteva fare altro, visto che qualche mese fa ha sfilato al presidente del Coni oltre 400 milioni di euro dal bilancio della “Coni Servizi” per dirottarli nella società “Sport e Salute” sotto il diretto controllo del governo. Quel giorno, a causa dello scippo operato da Giorgetti(“ha ridotto il Coni ad un’agenzia viaggi”), il grido di dolore del “ragazzo dell’Aniene” assunse i contorni del richiamo alla preghiera del “muezzin” operato dall’alto di un minareto. Il muezzin Malagò era giunto persino a paventare le sue dimissioni dalla presidenza del Coni, se qualcuno non fosse corso in suo aiuto per evitare lo scippo. Ma nessun Robin Hood si appalesò davanti al rampollo del generone romano, e non a causa di un suo non essere un Riccardo Cuor di leone ma perchè, semplicemente, nessuno ha  veramente ritenuto che Giorgetti potesse essere il nuovo “Sceriffo di Nottingham”. Ma tra uomini di mondo tutto si aggiusta ed il bon-ton suggerisce sempre di non far elevare a questioni personali le questioni di interessi, meglio far calare l’oblio sulle sconfitte e chiedere aiuto al tuo ex nemico per scalare nuove vette di potere, come quella di un’organizzazione di un’olimpiade. E qui la fortuna aiuta davvero non gli audaci ma chi ha il senso delle opportunità, e Malagò su questo è davvero insuperabile. Nelle stanze del potere il nostro eroe ci si trova a suo agio come un biscotto di pastafrolla inzuppato nel latte, e di fronte all’irresistibile ascesa della truppa leghista, improvvisamente gli deve essere venuto in mente uno degli adagi popolari più ricchi di saggezza: “il nemico del mio nemico è mio amico”. Conscio come la più grande disfatta della sua vita siano state le mancate olimpiadi a Roma, una “Caporetto” da ascrivere indubitabilmente alla sindaca Virginia Raggi e alla filosofia pentastellata da decrescita felice, ha subito compreso che i leghisti non vedevano l’ora di far vedere a “Roma ladrona” come il nord sarebbe stato capace di riuscire dove i romani a cinque stelle avevano fallito. Ed ecco come il detestato Giorgetti di “Sport e Salute” sia diventato improvvisamente “l’amico Giancarlo” e lo “spirito di squadra italiano ritrovato”, riuscendo a vincere sfruttando il clima di rivalità elettorale permanente tra i due partiti di governo. Il colpo da manuale della seduzione sarebbe riuscito in pieno, se il presidente del Coni fosse riuscito a far salire a bordo dell’Arca di Noè olimpica anche la Torino governata attualmente da Chiara Appendino. Piemonte Lombardia e Veneto a trainare la rinascita dell’orgoglio italico, un qualcosa che gli avrebbe garantito gratitudine imperitura da parte di Matteo Salvini, nuovo golden boy della politica italiana. Ma Chiara Appendino ha detto no(sempre una pentastellata e sempre una donna, dopo Virginia Raggi, a mettere i bastoni tra le ruote dei sogni olimpici del Nostro), e se anche la totale vittoria politica è mancata, il romano e romanista Malagò ha sfondato nel cuore del profondo nord. In fondo gli ha portato un investimento stimato in un miliardo e 362 milioni di euro(spero non si dimentichino anche i 400 milioni extra dossier olimpico di spesa per la sicurezza, interamente a carico dello stato italiano), che renderà ancora più ricchi territori già dotati di Pil abbastanza elevati. Inoltre, vista la natura intrinseca degli sport invernali, anche il livello agonistico, riguardo i famosi costi e benefici, vedrà escluso il meridione d’Italia, impossibilitato di avere benefici sportivi da movimenti sportivi totalmente assenti nei suoi territori. Ciò non avrebbe avuto alcuna rilevanza in periodi di vacche grasse, ma non in questa fase storica dove il Sud Italia sta sprofondando sempre di più in una crisi economica e di idee di sviluppo, da farla assomigliare sempre di più alla Grecia distrutta nell’orgoglio e nell’economia dalle politiche dissennate dell’Unione Europea. Se bisognava investire in un grande evento(ricordiamo che la fiscalità generale metterà 800 milioni di euro, e il ricorso al debito ha dei limiti non infiniti, e se si fa una scelta non se ne possono poi fare delle altre), forse bisognava concentrarsi su qualcosa che potesse potenzialmente coinvolgere tutto il Bel Paese.

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Ci sarà un momento, mi chiedo, in cui l’Italia tornerà ad avere una visione unitaria di geopolitica economica e di sviluppo della produzione industriale? Lo sport non dovrebbe favorire le convergenze e sfavorire le divergenze? Tematiche troppo complesse da analizzare in questa sede, per cui preferisco dedicare la parte conclusiva della mia riflessione su ciò che di buono c’è in questa assegnazione olimpica: i sogni degli atleti italiani del futuro. Ci sono poco meno o poco più adolescenti nostri contemporanei, che in questo momento, a prezzo di enormi sacrifici in cui sono coinvolte anche le loro famiglie, stanno sperando un giorno di essere protagonisti di una gara olimpica, e magari di arrivare anche ad una medaglia. Poter essere autori di tali gesta davanti agl’occhi della loro gente, sarà un’emozione e un onore difficile da poter descrivere a parole. Questi adolescenti di oggi si stanno preparando a regalare emozioni ed attimi di gioia in quei giorni olimpici del 2026, dove sicuramente una loro vittoria regalerà speranza anche ad un pescatore di Lampedusa che la neve l’ha vista solo nei film. Dobbiamo augurarci come quel giorno le olimpiadi siano una festa in un Paese che nel frattempo è riuscito nel recupero del buon umore. Perché gli italiani senza buon umore sono veramente qualcosa di inaccettabile, un tesoro perso per il mondo. E allora, almeno su questo, un ringraziamento a Giovanni Malagò mi sento di farlo. Perché un sogno olimpico è sempre un sogno olimpico, e ospitare un sogno, seppur temporaneamente, è sempre qualcosa di meraviglioso. Ed essere riusciti ad ottenere una ospitalità del genere non è da considerarsi cosa banale. Lo sport è sempre foriero di sbalzi d’umori incredibili e che rimarranno per sempre nella nostra memoria. Mi sovviene una frase scritta da un anonimo: “avere sbalzi d’umore è bellissimo. E’ uno schifo. E’ bellissimo. Basta odio tutti. No, non è vero, vi amo”. Forse i sentimenti della vita possono essere racchiusi tutti in questo aforisma. Tutta la classe dirigente, politica e sportiva, nel corso di questa sfida olimpica abbia cura di questi sentimenti. Che questa sfida olimpica non diventi il solito comitato d’affari finito male. L’augurio che faccio a tutti gli italiani delle olimpiadi del 2026 è quello di poter dopo affermare con orgoglio: “io c’ero”.

Di Anthony Weatherill

(ha collaborato Carmelo Pennisi)