columnist

Toro, dopo dieci anni un nuovo ds? La chiave sarà il rapporto con Cairo

Il Granata Della Porta Accanto / Sostituire Petrachi non sarà facile più che altro per la capacità che ha avuto il ds leccese di stare sempre un passo dietro al presidente

Alessandro Costantino

La pausa delle Nazionali è solitamente vissuta come un momento di stanca nelle vicende sportive del Toro e più in generale di quasi tutti i club: senza l'attualità del campionato, e con parecchi giocatori via con le proprie rappresentative, l'attenzione dei media si sposta freneticamente su argomenti collaterali per riempire un certo vuoto di notizie.

A tener banco in casa Toro, in questo senso, è stato il futuro di Gianluca Petrachi, ds di lungo corso recentemente accostato alla Roma per andare ad occupare il posto lasciato dalla “fuga” di Monchi. Di rito le smentite di Cairo che si dice forte di un contratto con Petrachi fino al giugno 2020 (come se nel calcio i contratti valessero qualcosa…), ma le possibilità che il ds leccese si trasferisca nella Capitale non sono comunque così remote. I dieci anni a Torino, con gli ottimi risultati in termini di giocatori scoperti (o riscoperti…) e poi valorizzati in sede di vendita, hanno attirato su Petrachi l'attenzione di molti club, tra cui quello giallorosso che potrebbe vedersi costretto a cedere pezzi pregiati qualora quest'anno non si qualificasse per la Champions League. Dalla “rivoluzione dei peones” ai colpi Sirigu ed Nkoulou il ds più longevo dell'era Cairo ha aiutato il patron granata a trovare un perfetto equilibrio finanziario, facendo guadagnare al Toro parecchi milioni con la “politica delle plusvalenze” e dimostrandosi sempre in sintonia  con l'oculata gestione dell'imprenditore alessandrino. Che i budget fossero risicati, il più delle volte, o corposi, raramente, Petrachi ha sempre fatto campagne acquisti a saldo positivo tra intuizioni felici e scommesse perse (eh sì, perché ci sono state anche queste, è doveroso menzionarlo). Diciamo che la sua bravura come ds si è misurata maggiormente in termini economici che sportivi, perché questo aspetto è ciò che premeva di più alla proprietà per cui lavorava. Dovesse sbarcare a Roma, oltre a far quadrare i conti della società di Pallotta, si troverebbe nella necessità di dover anche dimostrare di saper fare squadre che possano competere ad alto livello con ambizioni sportive di primo piano.

http://www.toronews.net/columnist/il-granata-della-porta-accanto/toro-tra-occasioni-mancate-prestiti-e-vendette-leuropa-e-ancora-li/

E il Toro? Come affronterebbe il dopo Petrachi? Di sicuro non sarebbe facile sostituire una figura che occupa un posto così strategico da tantissimi anni, ma certamente potrebbe sfruttare l'ondata positiva in termini di entusiasmo e nuove idee che ogni cambio porta con sé nel mondo del calcio. Molto, chiaramente, dipenderebbe da chi verrebbe ingaggiato dal presidente Cairo. Se fosse Bava ad essere “promosso” in Prima Squadra di sicuro si punterebbe maggiormente sui giovani di cui l'attuale direttore sportivo delle giovanili granata è grande conoscitore, mentre sarebbe tutta da verificare la sua capacità di saper individuare i profili giusti, italiani e non, di calciatori già ampiamente formati. Sarebbe ad ogni modo un'ipotesi interessante ed in linea con il sentire dei tifosi visto che Bava ha dimostrato ottime capacità manageriali ed una mentalità strenua e vincente consona ai valori granata.

Altri ds esterni, invece, porterebbero in dote le proprie idee di calcio e le proprie reti di conoscenze sia nel mercato italiano che in quelli esteri dando di sicuro un'impronta diversa ai mercati futuri del Toro. Non entrerò nel giochetto della ridda di nomi fatti per il dopo Petrachi, però una cosa voglio sottolinearla: chiunque sarà, legherà le proprie chance di fare bene alla capacità di entrare in sintonia col presidente Cairo. Sembra una banalità, ma è palesemente la chiave del successo o meno dell'operato di un futuro ds del Toro. Cairo è un presidente “ingombrante” che non ama particolarmente delegare pertanto non è detto che un professionista di un certo tipo, magari abituato a lavorare in perfetta autonomia (penso ad un Sartori o ad un Lo Monaco per fare semplicemente degli esempi) si adatti a delle ingerenze a cui non è abituato. La grande dote di Petrachi è sempre stata quella di muoversi per quanto gli fosse possibile nei perimetri imposti da Cairo, facendo un passo indietro ogni qual volta il patron alessandrino avesse voluto agire in prima persona. Il Toro, dunque, sopravviverà ad un'eventuale partenza di Petrachi, ma il suo percorso di crescita continuerà solo se il futuro ds troverà la chiave di interpretazione giusta per interfacciarsi col presidente Cairo. Meglio esserne consci prima di fare voli pindarici con la fantasia…